Sono passati pochi giorni dall’avvenimento che ha visto un pro-player di Hearthstone ricevere un ban annuale agli scorsi Grandmasters ed il caso Hong Kong è esploso in tutto il mondo con una pioggia costante di feedback e reazioni da parte della community, tanto da costringere la Blizzard ad una dichiarazione ufficiale.
Mentre la maggior parte degli esponenti della community nostrana si è mostrata totalmente avulsa alla vicenda, nel resto del mondo nomi legati proprio al mondo di Hearthstone come Kibler e Disguised Toast hanno preso una posizione decisa riguardo i fatti accaduti.
Non pretendo di capire i particolari dello scenario geopolitico di Cina e Hong Kong o gli interessi del business di Blizzard in quei paesi, ma personalmente penso che queste punizioni poggino le basi proprio su questi argomenti. La durezza di questi ban sembrano come se qualcuno avesse fatto pressioni su Blizzard per rendere l’episodio di Blitzchung un esempio non solo per scoraggiare altri simili ma anche per placare gli animi di chi si è sentito offeso da ciò. Un tipo di comportamento con cui non mi sento di essere associato, motivo per cui ho comunicato a Blizzard che non mi sento più a mio agio nel commentare le finali del Grandmasters alla Blizzcon. Fin quando non ci saranno dei cambiamenti non avrò alcun coinvolgimento con i Grandmasters da qui in poi.
Queste le parole di Brian Kibler, uno dei volti più noti degli ultimi vent’anni nel circuito competitivo dei TGC, a seguito della vicenda. A lui si è poi accodato Nathan “Admirable” Zamora altro caster che ha preso le distanze con un tweet simile.
Diversa la proposta di Disguised Toast, uno dei più famosi streamer di Hearthstone su Twitch, il quale ha già da tempo accantonato il gioco di carte Blizzard per dedicarsi a Teamfight Tactics della Riot ma ha recentemente dichiarato in un tweet che sarebbe disposto a tornare su Hearthstone qualora la software house riconsiderasse le proprie posizioni sui ban.
Anche altri content creator come Nixxiom e Bellular hanno, su youtube, il loro pieno disappunto sulla questione.
Poco dopo il caso di Blitzchung, i dicianovenni americani Casey Chambers, Corwin Dark ed un terzo giocatore sono apparsi in streaming durante il loro match del Hearthstone Collegiate Championship Fall 2019, mostrando in camera un cartello in favore di Hong Kong con tanto di “Boycott Blizz”. La diretta è stata prontamente tagliata mostrando il disagio dei due commentatori.
Ciò che ha sollevato ancora di più i dubbi della community sull’ipocrisia dell’azienda è la decisione di Blizzard, dopo due giorni di silenzio, di punire il team con solo una perdita a tavolino nel prossimo turno. Praticamente nulla in confronto a quanto successo in Cina.
Subito dopo il ban di Blitzchung nei giorni scorsi, la pagina Hearthstone cinese dichiarava quanto segue in merito alle decisioni prese.
Dato che girano diverse traduzioni online ci siamo presi la briga di tradurlo grazie alle conoscenze del nostro Riccardo:
Siamo arrabbiati e delusi per quello che è successo durante l’evento dello scorso weekend, e condanniamo fermamente l’espressione del proprio pensiero politico durante i nostri eventi. I conduttori che violeranno queste condizioni verranno immediatamente bannati. Come sempre, difenderemo l’orgoglio e la dignità della Cina ad ogni costo.
Affermazioni di un certo peso che hanno in poco tempo mostrato la posizione dell’azienda a riguardo.
Questa notte però, mentre la Cina rimuoveva le statue di Mei dai vari store online, J. Allen Brack (Presidente di Blizzard) ha rotto il silenzio rilasciando dichiarazioni ufficiali sul proprio sito che sicuramente non hanno placato gli animi di milioni di fan. Di seguito alcuni passaggi tradotti:
Ogni voce è importante, incoraggiamo molto quest’idea nella nostra community nei diversi spazi dedicati, lo stream del torneo però deve essere un canale dedicato esclusivamente al gioco […] Voglio essere chiaro: I nostri rapporti con la Cina non hanno influenzato le nostre decisioni. Abbiamo queste regole di mantenere l’attenzione sul gioco e sul torneo a beneficio del pubblico globale […] Abbiamo avuto modo di fermarci e riflettere su quanto avvenuto ascoltando la nostra community […] Pensiamo che una sospensione di sei mesi sia più appropriata dopo la quale potrà decidere se competere ancora nei circuiti di Hearthstone. […] Per quanto riguarda i caster, sono venuti meno al loro compito, abbiamo quindi deciso di dare anche a loro una sospensione di sei mesi. […] Uno dei nostri obiettivi principali alla Blizzard di far sentire benvenuto ogni giocatore a prescindere dal loro credo, razza, genere o considerazione nel competere e giocare ai nostri titoli.
Di certo queste parole non disfano i dubbi cresciuti nei giorni scorsi e sicuramente continuano a lasciare l’amaro in bocca nonostante le ritrattazioni. Alcuni appassionati guardando le tempistiche con cui si sono mossi da Irvine hanno etichettato le parole di Brack come “after work Friday response”, quasi a indicare come se la vicenda fosse l’ultimo dei loro pensieri.Insomma si prevedono giorni ancora tesi che culmineranno nel prossimo Blizzcon dove sicuramente l’argomento non passerà inosservato.
This post was published on 12 Ottobre 2019 19:12
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