Come “trasformare” GTA Online in un gioco di ruolo

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Los Santos, esterno giorno: Paul, Robert e Frank sono tre rapinatori che si preparano ad assaltare una banca; Bill, Tom e lo sceriffo Erikson sono sulle loro tracce, li hanno seguiti e stanno per attaccarli per tentare di fermarli prima che agiscano. Per i tre rapinatori si tratta dell’ultimo colpo prima del ritiro, l’ultima fatica prima di appendere il mitra al chiodo, ma Robert e Frank non sanno di essere in pericolo: Paul è infatti un agente dello sceriffo Erikson, infiltrato, e sta per far scattare la sua trappola… pochi minuti e Los Santos si trasformerà nel teatro di una sparatoria sanguinosa. No, tranquilli, non è uscito a sorpresa un nuovo DLC single player di GTA V, si tratta solo del “plot” di una partita di Grand Theft Auto Online.

Disorientati? Tranquilli, vi spieghiamo di cosa si tratta.

No Pixel: riscriviamo insieme GTA!

All’apparenza, No Pixel potrebbe essere il solito server di GTA Online, in cui scorrazzare selvaggiamente per ore, ore e ore alla ricerca di emozioni forti e puro divertimento, spesso in modo casinista e senza regole, ma non è così e, per rendervene conto, basterà cercare su Twitch o Youtube una qualsiasi partita ospitata da esso: ciò che vi ritroverete davanti saranno partite nelle quali i partecipanti non si limitano a “giocare”, ma interpretanto un proprio personaggio e seguono delle regole di roleplaying.

Cosa significa questo? E’ facile da prevedere: durante una partita, un gruppo di giocatori danno vita a un “ambiente di gioco” nella quale ogni componente è chiamato a “recitare” il proprio PG e a incarnare fedelmente quelle che sono le sue caratteristiche. Puoi essere tanto un criminale dedito allo svaligiare banche quanto allo spaccio di droga, ma anche un tutore della legge impegnato ad arrestare questi loschi individui, ma trovano posto anche professioni “normali” come vigili del fuoco o reporter, impegnati a intervenire qualora le esigenze di sceneggiatura, vale a dire le possibili conseguenze delle azioni degli altri giocatori, lo richiedano.

Come in un larp, gioco di ruolo massivo dalle caratteristiche estremamente diverse, anche in questo caso ci troviamo di fronte a un gruppo anche molto folto di giocatori impegnati nel creare un mondo parallelo i cui abitanti si comportano in maniera coerente, abbandonandosi a uno dei principi-base del gioco di interpretazione, ovvero il “facciamo finta che…”. Unica regola, ogni giocatore deve far comportare il proprio personaggio in maniera coerente con il suo ruolo: se sei un poliziotto non potrai certo permetterti di andare in giro infischiandotene degli stop o dei semafori rossi, e difficilmente un comune cittadino potrà prendere un carro armato da una base militare e iniziare a distruggere edifici. Logico, no? In pratica, un immenso mondo in cui il divertimento è regolato da un implicito patto: per divertirti devi rispettare le sue premesse e i motivi per i quali esiste.

Una screen da GTA Online

Parola chiave: partecipazione

Quello di No Pixel non è un esperimento che riguarda soltanto GTA Online: se andiamo a spulciare il web ci rendiamo conto che gli esempi di server di giochi multiplayer dedicati al roleplaying sono tantissimi e che i giochi interessati sono i più disparati, dalle versioni online di Final Fantasy a-udite udite- il re degli sparatutto, sua maestà Call of Duty, e la lista è molto, molto lunga. La diffusione delle roelplay communities non dovrebbe però stupire, se pensiamo a quanto elementare sia, in teoria, dar vita a una di esse.

In fondo, a pensarci bene, per tramutare una semplice partita di CoD in una versione casalinga di Black Hawk Down (warmovie di Ridley Scott incentrato sull’assedio di Mogadiscio del 1993) basta soltanto mettere in chiaro alcune semplici regole di coesistenza, trovare persone amanti di questo genere di divertimento e soprattutto stare al gioco. Va tuttavia fatta una piccola nota tecnica: in un contesto ludico di questo tipo, in cui trovare un’apparenza di “coerenza narrativa” all’interno di un gioco nel quale è possibile fare di tutto, a fare davvero la differenza e permettere ai partecipanti di dar vita alla “magia” è la possibilità di comunicare attraverso il proprio microfono.

Sì, il proprio microfono. Durante gioco, infatti, è solo il contatto audio con altri giocatori che si può dare anima al proprio pg, a decidere come reagirà alle azioni altrui, a dare voce all’interpretazione di un giocatore. Il che fa capire quanto questa modalità di gioco aiuti il multiplayer a mettere al centro la propria creatività e ad avvicinare clamorosamente una partita su No Pixel a un’esperienza ruolistica in piena regola (in senso ludico).

Una screen da CoD Modern Warfare
Avete mai pensato di giocare una partita online di Call of Duty “interpretando” il vostro personaggio?

Giocatori che “riscrivono” il gioco

Quello del roleplay in ambiente online di cui abbiamo parlato oggi è uno degli esempi più chiari di quanto la nostra epoca videoludica sia quella della “riappropriazione dei giochi” da parte di utenti non più interessati soltanto a ciò che il prodotto può offrire loro, ma anche a rielaborarlo attraverso le armi dell’immaginazione attraverso strumenti di riscrittura dei suoi livelli (il modding) o la sostituzione delle proprie storie alle quelle previste dai programmatori.

Intendiamoci: per limiti strutturali nessun videogioco potrà mai rendere la piena libertà immaginifica, a causa della prevalenza del visivo e del sonoro su altri tipi di racconto più malleabili, ma i margini per una mggior personalizzazione non sempre più presenti.

Che diventino un trend in futuro?

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