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Dark Places & Demogorgons – Strange things happen in 1980s

In questi giorni la Bloat Games ha annunciato l’uscita del primo supplemento per il gioco di ruolo da tavolo dal titolo Survive This!! – Dark Places & Demogorgons.

La copertina di Dark Places & Demogorgons – Player Options & GM guide

Il manuale in pdf è in versione “print on demand” e può essere acquistato sul circuito Drivethrurpg a questo link.

Il supplemento in questione consiste in una guida per il GM e contiene diverse opzioni per i giocatori. In particolare, vi possiamo trovare numerose nuove classi (tra cui alcune davvero curiose, come Soviet Spy o Voodoo Pratictioner), incantesimi, oggetti ed equipaggiamenti vari e tanti suggerimenti per caratterizzare al meglio le nostre sessioni, come ad esempio una lista di hits musicali degli anni ’80, film e show televisivi dell’epoca.

Cos’è Dark Places & Demogorgons


Survive This!! – Dark Places & Demogorgons è un gioco di ruolo da tavolo ispirato a quelli che l’autore definisce “kids on bycicle movies”.

In Dark Places & Demogorgons i giocatori interpretano degli studenti di liceo nell’America degli anni ’80.

La versione Blue Cover del manuale Dark Places & Demogorgons – Core Rule Book

Ambientazione

Dark Places & Demogorgons è fortemente influenzata dalla cultura pop degli anni ’80. Il gioco trae ispirazione da film cult come The Goonies, E.T., Ghostbusters, IT, da serie TV come, ovviamente, Stranger Things e, per assurdo, persino da un cartoon classico come Scooby Doo.

Dark Places & Demogorgons si ispira a serie TV recenti, come Stranger Things…

Le storie narrate in Dark Places & Demogorgons ruotano attorno alla tematica classica della piccola città in cui, improvvisamente, cominciano ad accadere cose strane ed inquietanti. Gli adulti non sanno cosa fare, la polizia brancola nel buio e il reverendo ha scatenato una caccia alle streghe. I personaggi dei giocatori sono gli unici in grado di poter fare qualcosa e far sì che il male, qualunque forma abbia assunto, sia sconfitto per sempre o trovare una spiegazione a tutte le strane cose che stanno accadendo.

I giocatori interpretano dei liceali, come già scritto in precedenza. Il manuale elenca diverse classi di personaggio in linea con quest’idea. Troviamo quindi il nerd, l’atleta, il giovane scienziato e il “karate kid”. Ciascuna classe di personaggio fornisce vantaggi e svantaggi peculiari oltre che indicazioni evidenti sul role-play da adottare.

I giocatori interpretano dei liceali, come già scritto in precedenza. Il manuale elenca diverse classi di personaggio in linea con quest’idea. Troviamo quindi il nerd, l’atleta, il giovane scienziato e il “karate kid”. Ciascuna classe di personaggio fornisce vantaggi e svantaggi peculiari oltre che indicazioni evidenti sul role-play da adottare.

I giocatori interpretano dei liceali, come già scritto in precedenza. Il manuale elenca diverse classi di personaggio in linea con quest’idea. Troviamo quindi il nerd, l’atleta, il giovane scienziato e il “karate kid”. Ciascuna classe di personaggio fornisce vantaggi e svantaggi peculiari oltre che indicazioni evidenti sul role-play da adottare.

…e su film storici come The Goonies

Il gioco consente, inoltre, di acquisire diverse abilità delle più disparate. C’è la possibilità di acquisire capacità sovrannaturali, ad esempio, un particolare sesto senso o conoscenze di meccanica fuori dal comune e così via.

Sistema di Gioco

Il sistema di gioco di Dark Places & Demogorgons si avvale delle regole Open Source e utilizza le classiche meccaniche di gioco che appartengono alla prima edizione di  Dungeons & Dragons.

La quarta di copertina del manuale.

Il personaggio viene creato sulla base dei classici sei attributi (Forza, Destrezza, Intelligenza, Saggezza e Carisma) ottenuti dal lancio di 3d6.
In aggiunta a questi attributi, ve n’è un settimo chiamato “Survival”. Un check su quest’ultima abilità consente di superare indenni una minaccia e dà anche la possibilità di ripetere un lancio di dadi sfortunato spendendone un punto.

La risoluzione delle azioni si basa, sostanzialmente, sul lancio del d20 comparato agli attributi del personaggio.

Come è facile immaginare, il gioco non si basa sul combattimento bensì sull’investigazione e sulla narrazione, che deve essere carica di horror e suspance.

Il sistema di esperienza va a premiare il raggiungimento di obiettivi da parte dei personaggi e le idee brillanti dei giocatori ed è basato su una struttura di livelli di esperienza.

Considerazioni finali


Dark Places & Demogorgons è un gioco divertente e ben strutturato. Il manuale è pieno di spunti per ideare le storie da giocare. Vi sono infatti numerose idee per avventure, personaggi pregenerati ed esempi di gioco oltre a elenchi dettagliati di armi, mostri e armature (tra queste, viene persino annoverato un bidone dell’immondizia…).

Dark Places & Demogorgons è sicuramente indicato per giocatori che hanno vissuto la propria infanzia negli anni ’80, i quali sanno godere appieno delle atmosfere del gioco. Tuttavia, siamo sicuri che sull’onda del successo recente di film e serie tv ambientate in quell’epoca anche giocatori più giovani possono immergersi senza difficoltà nell’ambientazione e nelle atmosfere dei mitici anni ’80.

In finale, siamo convinti che Dark Places & Demogorgons sia uno di quei giochi che non possono assolutamente mancare nella nostra collezione.

Scritto da: Eric Bloat & Josh Palmer

Collaboratori: Jason Shain, Anthony C. Hunter & Bill Logan

Editing & Layout: Eric Bloat

Copertina:  Tommy Stamper (Blue) & Gary Duprius (Red)

Illustrazioni: Bradley K. McDevitt, Joe Singleton, Eric Bloat, T. Glenn Bane, Jeremy Hart, Jeshields, Nikola Avramovic, Luigi Castellani, Shaman Stock Art, Dan Smith & Miguel Santos

This post was published on 10 Marzo 2018 12:00

Luca Di Giandomenico

Giocatore di ruolo da sempre, da più di dieci anni scrivo campagne di giochi di ruolo dal vivo e collaboro con associazioni culturali per l'organizzazione di eventi e fiere. “Noi siamo le nostre storie. Siamo il prodotto di tutte le storie che abbiamo ascoltato e vissuto, e delle tante che non abbiamo sentito mai” – Daniel Taylor (1999)

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