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Resident Evil 8: cambio di passo?

Anno d’oro per l’horror videoludico (pensiamo solo al recentissimo The dark pictures: Man of Medan, recensito da noi pochi giorni fa), il 2019 si è aperto con un sorprendente remake di Resident Evil 2, capace di rielaborare lo storico titolo e proporlo al pubblico contemporaneo, riscuotendo successo e arrivando a diventare protagonista di meme (avete visto la mod del trenino Thomas, vero?!). Non paga di ciò, però, Capcom sembra voler alzare la posta in gioco, annunciando l’arrivo di un teaser trailer molto speciale. Signori, save the date: il 9 settembre, a un paio d’anni dall’ uscita di Resident Evil 7,  il Tokyo Game Show sarà teatro della proiezione del teaser di Resident Evil 8.

Paura, eh?

Join the Resistence!

Partiamo cauti: è bene avere chiaro che, nonostante le voci su Resident Evil 8 siano in giro da inizio anno, le notizie che abbiamo sono ancora poche e neanche ufficiali, eppure questi rumor sono sempre più sostanziosi.

E’ ovvio che fino al teaser trailer di RE8 – al momento battezzato “Project Resistence”- non avremo grandi conferme, tuttavia è a questo punto che un articolo di Polygon arriva in nostro soccorso per dipanare un po’ le nebbie sul progetto: secondo il sito, un utente Reddit ha iniziato a scavare nel file del trailer presente sul sito ufficiale, arrivando ad alcuni interessanti screenshot che sembrano suggerire, a sua detta, un approccio al genere molto diverso da quello al quale gli ultimi capitoli principali della saga ci avevano abituato (e per “ultimi” intendiamo praticamente fin dal quarto episodio).

La presenza di screenshot mostranti quattro personaggi diversi, l’autore della speculazione ha infatti ipotizzato che il nuovo RE8 possa trattarsi di un titolo improntato al multiplayer e al co-op, nel quale i giocatori potranno far squadra per affrontare l’avventura (qualcuno ha detto Obscure?).

 

Il tweet con la speculazione in merito a un Resident Evil 8 “cooperativo”.

Se questa speculazione fosse confermata – sottolineamo il “se”, ancora una volta – significherebbe per la serie la riproposizione di una formula già sperimentata nel lontano 2003 con un titolo secondario della serie, Resident Evil Outbreak, pensato per PlayStation 2 e dalla notevole fortuna, se pensiamo che secondo le fonti esistevano ancora server ospitanti le partite nel 2014.

Disorientati, vero?

Outbreak, un “antico” Resident Evil co-op, del 2003

Un taglio col passato?

In realtà, se ci pensiamo, nel caso in cui il nuovo episodio della saga fosse una sorta di spin-off o, ancor di più, una “innovazione” all’interno della storia editoriale della saga, in realtà non dovremmo sorprenderci più di tanto.

Dal primissimo episodio della saga a oggi, infatti, non c’è stato horror che abbia tentato di rinventarsi di generazione in generazione di Resident Evil.

Partito come trasposizione delle atmosfere dei film d’assedio di George A. Romero (la saga iniziata con La notte dei morti viventi e conclusasi solo con la morte del regista), Resident Evil ha via via assunto vesti diverse, da quelle della storia di zombie dalle tinte esotiche (quinto episodio) a quella più rural horror (quarto e settimo episodio della serie).

A questo aggiungiamo il fatto che, come detto poco fa, l’approccio co-op non è affatto nuovo nella saga e che in generale essa ha tentato più volte di creare spin-off di genere diverso da quello dei titoli storici.

Colpisce, tuttavia, il fatto che questa scelta arrivi dopo episodi fortemente incentrati sulla narrativa, sulla costruzione di titoli basati non più sul semplice survival, ma sull’atmosfera (il settimo episodio strizza fortemente l’occhio alle atmosfere di Non aprite quella porta, per dire).

Il remake di Resident Evil 2 è stato, senza dubbio, una bella sorpresa di questo 2019!

Ancora il re dell’horror?

Se parliamo di Resident Evil stiamo parlando di un caposaldo, un classico che ha segnato diverse generazioni videoludiche e, praticamente, creato un genere.

Non tutto, nella storia di questo titolo, è però andato per il verso giusto.

Sappiamo bene come diversi suoi episodi abbiano fatto storcere il naso agli appassionati, e come spesso la sua capacità di spaventare sia stata oscurata e superata da altri titoli e da rivali (come Silent Hill, che comunque ha a suo modo avuto una storia travagliata). E’ un fatto normale, più una saga diventa centrale e punto di riferimento, più il rischio di passi falsi diventa costante. Non che quello di sbagli sembri un rischio concreto, al momento: attraverso il settimo episodio Capcom ha dato prova di saper aggredire persino derivazioni del survival molto contemporanee, come quelle rappresentate dai vari Outlast, in cui la narrativa sembra spostata sul gore e sul senso di terrore e minaccia che sul “mostro”.

Tuttavia, qualora le speculazioni fossero confermate, RE 8 e il suo radicale cambiamento di modalità di racconto potrebbero essere il sintomo del timore di Capcom di non voler rischiare di ripetersi, magari dando vita a un sequel poco ispirato e, magari, troppo fotocopia dei titoli precedenti, a maggior ragione dopo il successo del remake di Resident Evil 2: perché rischiare un lavoro di bassa qualità e non tentare di mescolare attentamente le carte preparando pezzi forti per il futuro e, magari, intercettando nel mentre un pubblico diverso come quello dei dediti al multiplayer?

Non sappiamo come andranno le cose, e al Tokyo Game Show mancano ancora una decina di giorni, quindi non scaldiamoci troppo.

Una cosa, però, è certa: difficoltà o meno, scenario mutato o meno, Resident Evil sembra non voler lasciare la partita per il podio del gioco horror.

Né ora, né nei prossimi anni.

>>Leggi anche: Xiaomi pronta a rilasciare telefoni a tema World of Warcraft<<

This post was published on 30 Agosto 2019 13:20

Fabio Antinucci

30 anni (anagraficamente, in realtà molti di più) ha alle spalle esperienze come copywriter, redattore multimediale e critico cinematografico, letterario e fumettistico, laureato con una tesi triennale su Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan e una magistrale su From Hell di Alan Moore. Appassionato di letteratura horror e fantastica, divoratore di film di genere di pessima lega (ma ha nel cuore pezzi da novanta come Kubrick, Mann e Kurosawa), passa le sue giornate fra romanzi di Stephen King, graphic novel d’autore e fascicoletti di Batman. Scrive (male) da una vita, e ha pubblicato un romanzo breve (Cacciatori di morte) e due librigame (quelli della saga di Child Wood). Crede che il gioco sia una forma di creazione e libertà, capace di farti staccare la spina e al contempo di far riflettere, ragionare, commuoverti e socializzare. Per questo gioca di ruolo da dieci anni (in particolare a Sine Requie, D&D, Vampiri la Masquerade e Brass Age) per questo adora perdersi di fronte alla sua Play. È innamorato del videogioco grazie a Hideo Kojima e al primo Metal Gear Solid, al quale ha giurato amore eterno, ma col tempo ha imparato ad amare gli open-world, gli action-adventure, gli rpg all’occidentale, i punta e clicca, a una condizione: che raccontino una bella storia.

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