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Pubblicato in: News

Spotify e la sua guerra ai pirati

Numerose ricerche nel corso degli anni hanno cercato di mostrare come con l’arrivo dello streaming musicale, il nostro modo di affrontare l’ascolto di un disco o semplicemente di usufruire della musica sia cambiato di molto.

Leader di questa rivoluzione è senza dubbio Spotify che con i suoi oltre 200 milioni di utenti si conferma campione di incassi, grazie anche ad un consistente numero di abbonati (70 Milioni a Gennaio 2018).

Nonostante questi numeri piuttosto positivi, in più riprese, i creator che aderiscono al programma streaming di Spotify hanno dichiarato di non ricevere moltissimo dal programma, complice forse lo scarso numero di Euro che ricevono per play di una traccia. I dati rilasciati dall’azienda dichiarano guadagni tra gli 0.006 dollari ai 0.0084 dollari per riproduzione; secondo il servizio Spotify Artists il 70% dei ricavati delle pubblicità finisce in diritti alle case discografiche.

Combattere la pirateria.

Purtroppo, come sempre più spesso accade, i servizi in streaming finiscono sotto l’occhio truce della pirateria che ne depotenzia i guadagni. Più nello specifico: Spotify era funestata da delle versioni moddate/hackerate della sua applicazione mobile.

Spotify è presente sul mercato in due diversi piani d’abbonamento:

Il primo tipo di abbonamento è quello Spotify Free, la versione più conosciuta e secondo le statistiche più utilizzata in assoluto.

Per usufruirne basta collegare il proprio account facebook o creare un account spotify senza dover pagare altro.
Su PC ogni tot minuti di ascolto il player riprodurrà delle pubblicità ma non si hanno grosse limitazioni su quale musica ascoltare e sulle funzioni utilizzabili.
Su Mobile è possibile scegliere soltanto l’artista ed iniziare a riprodurre casualmente le sue tracce, sono disponibili un numero limitato di skip.

Il secondo tipo di abbonamento è quello Spotify Premium che per 9.99€ al mese offre al suo utente due grandi vantaggi: l’assenza di pubblicità e la possibilità di scaricare i propri brani su disco rigido/memoria per poi riascoltarli anche senza l’obbligo di avere una connessione ad internet.

Le sopracitate versioni hackerate erano (ed ormai bisogna parlarne al passato) .apk con permessi e modifiche tali da rendere un qualsiasi account spotify equiparabile ad un premium (con l’impossibilità di scaricare le canzoni).

Nel corso degli ultimi giorni l’azienda ha dichiarato guerra al problema andando a disabilitare l’applicazione modificata. Gli utenti che ne facevano uso si sono ritrovati nella casella di posta elettronica questo messaggio:

Gentile utente abbiamo rilevato un’ attività anomala sull’app che stai usando, pertanto l’abbiamo disabilitata. Non preoccuparti: il tuo account Spotify è al sicuro. Per accedere al tuo account Spotify disinstalla semplicemente qualsiasi versione non autorizzata o modificata di Spotify e scarica e installa l’app Spotify dal Google Play Store ufficiale. Se hai bisogno di ulteriore aiuto, consulta il nostro articolo di assistenza sulla Reinstallazione di Spotify. Se rileviamo un uso ripetuto di app non autorizzate in violazione ai nostri termini, ci riserviamo tutti i diritti , tra cui la sospensione o l’eliminazione del tuo account

Le playlist e le preferenze degli utenti sono salve, a patto di utilizzare l’applicazione ufficiale.

Per evitare che il problema fosse risolvibile con un semplice nuovo account, Spotify ha deciso di muoversi su più fronti: in questi giorni ha chiesto alla piattaforma Github la rimozione di una famosa mod chiamata Dogfood che viola il copyright dell’app ufficiale per Android.

Why you do this to me, spotify?

La mossa di Spotify è un chiaro tentativo di eliminare completamente la pirateria che dilaga all’interno del suo ecosistema nel tentativo di aumentare i guadagni.

Il fatto che abbiano deciso di occuparsi della questione con una mossa ufficiale di tale portata implica che il numero di hacker e di account non paganti fosse cospicuo ed ha il secondo fine di presentarsi alla quatazione al New York Stock Exchange con il minor numero di problemi possibili. Gli analisti prevedono che Spotify possa finir valutata più di venti miliardi di dollari.

Che soluzioni rimangono agli utenti più avari?

Spotify Family, dotarsi di un notebook per ascoltare la musica oppure spostarsi su uno degli altri servizi di streaming come Tidal, Deezer, Pandora e chi più ne ha più ne metta.

 

This post was published on 7 Marzo 2018 22:28

Graziano Salini

Perennemente alla ricerca di legami tra argomenti distanti tra loro, con una certa predilezione per musica e videogiochi. Faccio il possibile per fare in modo che ci siano meno errori di concetto possibili sugli articoli di Player.it, grande fan degli errori grammaticali invece, quelli fanno sempre ridere. Quando non sto amministrando questo sito lavoro mi occupo di spiegare cose difficili in maniere semplici su altri siti, su tematiche molto meno allegre dei videogiochi.

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