Da più o meno un giorno all’interno del magico mondo dell’internet è possibile trovare una foto rappresentante l’interno di un brevetto depositato che mostra una nuova macchina che Sony sta producendo. È una storia strana perché, nel mentre il mondo intero tenta di indovinare la forma della console di Sony, la gente già si dispera per la forma non particolarmente accattivante di quello che sembra essere il suo devkit.
Tutto è cominciato quando il sito tedesco letsgodigital ha uploadato un PDF contenente il brevetto europeo per un dispositivo realizzato da Sony la cui forma richiama chiaramente quella di una ipotetica console. Quest’immagine circolando ha poi raggiunto lidi più autorevoli come gli account twitter di alcuni developer che hanno confermato la presenza di tale macchinario sulle scrivanie dei loro studi.
A poco è servita la rapida cancellazione del tweet incriminato, per il web era appena esplosa una piccola bomba.
Il devkit di Playstation 5 stava già girando per le case di sviluppo ed è esteticamente poco piacente.
Il punto però è un altro ed è estremamente semplice da comprendere: le console finali sono solitamente diverse dai devkit che vengono mandati in giro e la presenza di tali dispositivi sulle scrivanie delle software house era già abbastanza scontata prima.
Andiamo a vedere insieme una breve storia dei dev-kit, dei flirt che hanno avuto per il mondo consumer (perché ci sono stati) e del perché non c’è di cui stupirsi nel sapere le software house in possesso di tali macchinari!
I developement kit sono stati per anni e anni una cosa unicamente da sviluppatori ed erano praticamente sconosciuti al pubblico. Il primo esempio di devkit che fa il grande passo e finisce per farsi conoscere all’interno del mondo consumer è un prodotto spurio che era un po’ console ed un po’ macchina per smanettoni: Net-Yaroze.
Probabilmente avete già sentito parlare di questo nome se nel corso della vostra carriera videoludica avete avuto a che fare con i famosi dischi demo dell’epoca Playstation 1.
La net yaroze era una specie di console ibrida: era sostanzialmente una normale Playstation 1 dotata di alcune funzioni destinate allo sviluppo e permetteva agli utenti maggiormente capaci di sviluppare videogiochi. La produzione net yaroze conta circa un’ ottantina di titoli, quasi tutti non particolarmente interessanti dal punto di vista tecnico (Terra Incognita escluso) ma decisamente più interessanti dal punto di vista culturale.
Normalmente lo sviluppo di videogiochi era qualcosa di più legato all’ambiente PC, dove previa la conoscenza di un linguaggio di programmazione un utente smaliziato poteva tranquillamente iniziare a costruire il videogioco dei suoi sogni. La Net Yaroze sostanzialmente permetteva agli acquirenti dotati di computer di avvicinarsi al mondo del game design e di poter pubblicare (per così dire) il suo titolo all’interno di un micromercato privo di un economia vera e propria.
Net Yaroze aveva dalla sua un’ingombro praticamente nullo ed una somiglianza praticamente completa con la vera e cara Playstation; il devkit della console era infatti unico nel suo genere poiché composto da schede che andavano integrate con un un sistema IBM-compatibile (per maggiori informazioni potete leggere la retrospettiva realizzata da Retroversing). Prima della Playstation
Prima dell’avvento di Playstation i developement kit che venivano comprati dalle software houses erano letteralmente dei particolari tipi di computer assemblati per creare un ambiente di sviluppo utile alla causa degli sviluppatori. Non c’era un vero e proprio collegamento tra il design della console fatta e finita e quella del kit di sviluppo che veniva mandato agli sviluppatori anche per una questione di hardware interno; i devkit possiedono solitamente caratteristiche leggermente superiori a quelle delle console che escono sul mercato per permettere agli sviluppatori di avere maggiore spazio di manovra mentre programmano e mentre mettono insieme i pezzi del loro titolo.
Durante l’epoca pre-playstation i devkit erano semplicemente dei case di computer modificati con l’hardware apposito; solo con l’arrivo della sesta generazione la situazione è cambiata.
Cambiata per modo di dire eh; la prima a muovere un passo verso un design più snello fu proprio Sony che usò la scocca della Playstation 2 in una versione modifica per inserire il suo kit di sviluppo.
Negli anni successivi la situazione si è un po’ uniformata per tutte le aziende.
Il look case da computer è stato sostituito con un più retrò VHS pieni di indicatori, led e interruttori; qui l’eccezione a confermare la regola porta il nome di Xbox 360 che si è presentata agli sviluppatori con un look estremamente simile a quello che avremmo visto soltanto nella console completa.
L’ottava generazione (quella attuale) ha visto per Sony e Microsoft due developement kit simili ma non troppo
Scatoloni di plastica e alluminio, con cromature, indicatori, porte USB ma design sostanzialmente differenti da quelli che poi abbiamo imparato ad apprezzare sui mobili e le mensole di casa. Questo accade semplicemente perché le richieste che l’hardware designer deve accontetare sono diverse da devkit a console vera e propria; cambiano le componentistiche, cambiano i dispositivi di input e output, cambiano i sistemi di raffreddamento.
In sostanzia non preoccupatevi: Playstation 5 non sarà brutta come il suo devkit.
A confermare la natura del brevetto Sony è stato Matthew Stott, artist per Codemasters con un tweet cancellato poco dopo. Ovviamente, come spesso succede nel mondo dell’internet, qualcuno è riuscito a screenshottare il tutto prima del fattaccio ed ha prontamente ripubblicato il tutto dando inizio a tutta la questione di cui abbiamo parlato sopra.
LetsGoDigital ha anche approfittato della questione per realizzare dei render tridimensionali che dovrebbero meglio rendere l’idea di come è la console in questione.
Come prevedibile quello che più ha fatto discutere il pubblico è la V con sistema di raffreddamento presente su una della facce della console.
Secondo Forbes la V potrebbe stare a simboleggiare il nome finale della console ovvero PSV (dove V è il numero romano per 5); una mossa del genere ovviamente rischierebbe di creare enorme confusione visto che Sony ha già dalla sua Sony Playtation VR e Sony Playstation Vita, entrambi dispositivi con una V lì presente.
Se cerchiamo di guardare allo storico delle forme delle passate console Sony nelle loro versioni definitive troviamo sempre macchine con forme abbastanza squadrate ma dotate, grazie a dei tagli obliqui o a particolari curve, di un senso di movimento e dinamismo. Sony, vista anche la dolce avversione che prova verso il concetto di rivoluzione (strategia che ha sempre pagato, ad onor del vero) difficilmente cambierà in modo importante il look della sua prossima console a meno di qualche particolare funzione o di qualche particolare feature.
This post was published on 23 Agosto 2019 19:17
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