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[Gamescom 2019] Arriva Little Nightmares 2!

Accolto come un survival horror ben mescolato e shakerato col rompicapo, Little Nightmares, produzione Namco Bandai di due anni fa (qui la nostra recensione), ha conquistato i giocatori di tutto il mondo grazie alla sua identità di horror fuori dai soliti schemi, essendo riuscito a combinare atmosfere spaventose con un design artistico visionario e quasi cartoonesco , e proprio per questo l’annuncio di un suo sequel, arrivato nelle score ora alla Gamescom 2019, ha preso tutti alla sprovvista ed entusiasmato i fan storici.

Di nuovo nelle tenebre

La convention è stata teatro della proiezione del miglior biglietto da visita possibile per un titolo giunto così all’improvviso: un trailer, che mostra come il gioco sembri riproporre le stesse atmosfere e lo stesso senso d’oppressione del primo titolo della serie sviluppata dalla svedese Tarsier, che ovviamente vi mostriamo:

Malato, sporco, ricco di personaggi e situazioni già in grado di incutere timore attraverso qualche fotogramma: Little Nightmares 2 sembra perfettamente in grado di riportare di fronte allo schermo tutti coloro che si sono innamorati della storia di Six, la protagonista del primo titolo.

Stavolta, tuttavia, non saranno suoi i panni che rivestiremo; secondo le notizie fornite, infatti, il personaggio giocante sarà Mono, un altro ragazzo intrappolato nel mondo da incubo della serie. Six, tuttavia, sembrerebbe avere in ogni caso un ruolo fondamentale: gestita dalla I.A. del gioco, sarà probabilmente un alleato in grado di permetterci di superare numerose insidie nel corso del gioco.

Ovviamente, trattandosi di un annuncio, poco altro sappiamo del gioco in sé, ma in questo caso già soltanto il fatto che Namco abbia deciso di finanziare così presto il progetto di un sequel ci rende certi che il titolo del 2017 abbia avuto il successo sperato.

E questo gioco non è l’unico segnale di ciò.

Un successo inaspettato

In realtà Little Nightmares è quello che potremmo definire una sorta di miracolo dell’industria contemporanea, in grado di attirare l’attenzione del pubblico su un genere e un’estetica non proprio “mainstream” e che, anzi, strizzano l’occhio al mondo indie più puro (anche grazie al successo di titoli dall’impostazione analoga come Limbo).

Nella sua pur breve vita, infatti, LN ha dato vita a una community di fan abbastanza folta e, forse complice proprio la sua estetica particolare, è riuscito a entrare nelle grazie di creativi come (udite-udite!) i fratelli Anthony e Joe Russo, che hanno deciso di produrre una serie televisiva in stop-motion ambientata nel mondo di Little Nightmares e curata da un altro pezzo grosso, ovvero il co-autore di A Nightmare Before Christmas, Henry Selick, in corso di produzione.

Se da un lato a un primo impatto le persone coinvolte nelal produzione ci meravigliano a causa della loro fama, superato lo shock ci rendiamo conto che in realtà il genere di LN, la sua estetica, il suo rivestire così bene il ruolo di favola gotica digitale non poteva non essere apprezzato da Hollywood e soprattutto da una Hollywood post-Tim Burton, che ancora non ha dimenticato la fascinazione per mondi onirici sospesi fra fantasia infantile e crudeltà.

Un chiaro esempio di come verranno implementate le dinamiche fra personaggi.

Entrando in un incubo

Little Nightmares è stato un titolo in grado di dare il proprio contributo il genere horror mettendo insieme una serie di elementi diversi ma perfettamente conciliabili: una sceneggiatura onirica e ricca di dettagli macabri, un profilo artistico di tutto rispetto in grado di dare identità al progetto, la grande trovata di mettere al centro della scena una bambina, spostando la telecamera su una prospettiva più “piccola” in modo da far sì che gli ambienti siano ancor più minacciosi rispetto a quelli di un survival tradizionale.

L’altro profilo tecnico e narrativo della produzione e il successo ottenuto da esso lasciando quindi ben sperare per il suo sequel: forti del successo conseguito, i ragazzi di Tarsier sembrano determinati a ripetere la fortunata operazione, e senza dubbio non rinunceranno a osare di più spingendo ancor meglio l’acceleratore sul macabro, sulle paure più sommerse, sulla capacità evocativa del loro team.

Appuntamento al 2020, quindi, con altri, terribili, deliziosi piccoli incubi da vivere.

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This post was published on 20 Agosto 2019 15:48

Fabio Antinucci

30 anni (anagraficamente, in realtà molti di più) ha alle spalle esperienze come copywriter, redattore multimediale e critico cinematografico, letterario e fumettistico, laureato con una tesi triennale su Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan e una magistrale su From Hell di Alan Moore. Appassionato di letteratura horror e fantastica, divoratore di film di genere di pessima lega (ma ha nel cuore pezzi da novanta come Kubrick, Mann e Kurosawa), passa le sue giornate fra romanzi di Stephen King, graphic novel d’autore e fascicoletti di Batman. Scrive (male) da una vita, e ha pubblicato un romanzo breve (Cacciatori di morte) e due librigame (quelli della saga di Child Wood). Crede che il gioco sia una forma di creazione e libertà, capace di farti staccare la spina e al contempo di far riflettere, ragionare, commuoverti e socializzare. Per questo gioca di ruolo da dieci anni (in particolare a Sine Requie, D&D, Vampiri la Masquerade e Brass Age) per questo adora perdersi di fronte alla sua Play. È innamorato del videogioco grazie a Hideo Kojima e al primo Metal Gear Solid, al quale ha giurato amore eterno, ma col tempo ha imparato ad amare gli open-world, gli action-adventure, gli rpg all’occidentale, i punta e clicca, a una condizione: che raccontino una bella storia.

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