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Epic Games Store tra fake news, teorie del complotto e xenofobia cinese

Aerei che irrorano i cieli delle nostre nazioni, strane correlazioni tra i vaccini e l’autismo, 9/11 is an inside joke, strane macchinazioni su cosa ci sia all’interno dell’area 51, nessuno è mai atterrato sulla luna e la terra in cui abitiamo è piatta, i voli transcontinentali che facciamo sono possibili solo grazie l’effetto pacman e Epic Games Store è un realtà uno spyware legale realizzato con il benestare di Tencent.

Si, sappiamo che cominciare un articolo con qualche riga di teorie del complotto non è esattamente la più elegante delle soluzioni ma al momento ci sembrava la più congrua tra tutte le introduzioni possibili: oggi andiamo a fare quattro chiacchiere su di un problema riguardante Epic Games e la percezione che il pubblico generalmente ha del colosso americano.

Da quanto l’azienda che ha dato i natali a Unreal Tournament o Fortnite è entrata nel mercato degli store digitali si è scatenato un vero e proprio putiferio.

Abbiamo già parlato più, e più e più volte di tutte quante la varie critiche (e le varie lodi!) che possano essere fatte al suo store, chiaramente ancora non ai livelli di Steam ma nell’ultimo periodo Epic stessa si è accorta di essere al centro di un tornado mediatico, tra fake news e strambe teorie del complotto.

Cos’è successo? Vediamolo insieme!

C’è una tendenza inquietante nelle reazioni del pubblico ai prodotti Epic Games.

Tutto è cominciato qualche giorno fa, in seguito all’accordo di esclusività a tempo firmato dalla software house che sta realizzando Ooblets, un videogioco indipendente. Questa software house chiamata Glumberland ha dichiarato che nel giro di una settimana ha ricevuto una quantità davvero preoccupante di messaggi contenenti molestie di praticamente ogni tipo; un po’ troppo per una software house composta da due persone.

“Nel giro di qualche giorno abbiamo ricevuto migliaia se non decine di migliaia di messaggi di odio e di minacce in generale su praticamente qualsiasi tipo di piattaforma esistente in modo praticamente costante. Dopo aver avuto per molto tempo una relazione positiva e piena di supporto reciproco con la community durante il periodo di sviluppo, ci troviamo davanti al dolore di dover sopportare un cambio così radicale di polarizzazione. Ho pianto ininterrottamente nel corso degli ultimi due giorni ed ho l’impressione che il mondo mi sia crollato addosso. Non avrei mai potuto indovinare anche solo la portata di ciò che vuol dire diventare il bersaglio di una folla inferocita nell’internet”

è il messaggio scritto da uno dei due sviluppatori sulla pagina Patreon del progetto Ooblets.

Glumberland, da parte sua, ha annunciato l’accordo di esclusività in modo piuttosto sornione con un post in cui, per filo e per segno, spiega le motivazioni dietro tale gesto (che alla fine sono sempre le solite): Epic dall’alto del loro credito praticamente infinito finanzierà lo studio con dei soldi in modo che questi siano in grado di finire lo sviluppo di Ooblets senza particolari compromessi.

In seguito alla shitstorm nata dall’accordo di esclusività per il titolo di cui sopra, Epic e Tim Sweeney hanno risposto alla questione.

Il CEO dell’azienda con un tweet praticamente al vetriolo (in cui è possibile leggere un sacco di commenti negativi che portano davanti una precisa visione del mondo dei videogiochi):

L’azienda stessa, in modo molto più politically correct, ha rilasciato una dichiarazione in cui condanna le molestie verso gli sviluppatori e la diffusione di disinformazione che ha accompagnato questi primi mesi di vita del suo store proprietario:

“Qui ad Epic Games sosteniamo per l’intera community il diretto di libera parola e libera critica, anche e sopratutto verso i nostri prodotti ed il nostro negozio. Quando tutti condividono le loro opinioni più sentite alla fine prevalgono sempre le idee migliori.

L’annuncio dell’esclusività di Ooblets ha però evidenziato una tendenza inquietante che sta pian piano minacciando un sano discorso pubblico: stiamo parlando della creazione intenzionale e della promozione di informazioni false come schermate, video, analisi tecniche e tutto questo genere di contenuti privi di verità con tanto di molestie nei confronti dei nostri partner; la promozione di temi d’odio e l’intimidazione nei confronti delle persone dotate di opinioni opposte alle proprie sono alcuni dei isultati che abbiamo potuto vedere con i nostri occhi. In queste sfide noi continueremo a supportare i nostri partner, al fine di costruire un mondo multi-store più competitivo e sano per il futuro di tutti noi.”

Di tangenti, spyware e problemi col governo cinese.

La questione Ooblets è solo l’ultima delle mille storie che hanno circondato lo store di Epic Games nel corso dei suoi mesi di vita. Lo store, da quando è arrivato sul mercato, ha pian piano aggiunto a sé molte delle funzioni più desiderate dall’utenza ma continuando a venir descritto come il lucifero del mondo dei videogiochi. Gli accordi commerciali per le esclusive temporali, in grado di dare carburante e denaro a software house senza grandi publisher dietro diventano ricatti o ancora peggio “tangenti“, la scarsa ottimizzazione dello store lo ha reso uno “spyware” e la presenza di Tencent all’interno dell’azienda ha reso il tutto un modo per permettere ai cinesi di avere informazioni sui videogiocatori americani.

La xenofobia galoppante nei confronti degli avventori cinesi è, per inciso, forse l’argomento principe di tutte le teorie del complotto e delle fakenews che girano intorno alla questione Epic Games Store.

Tencent, una delle più grande aziende al mondo, è una holding di dimensioni incredibili che ha quote di moltissime aziende del mondo dei videogiochi: Supercell (Clash Royale, Clash Of Clans, Brawl Stars), Ubisoft (Assassin’s Creed, For Honor, Rainbow Six), Riot (League Of Legends) sono solo alcuni dei nomi che si possono affiancare a tale discorso ad Epic Games.

La xenofobia nei confronti del popolo cinese, nel corso dell’ultimo anno, non ha fatto che inasprirsi e peggiorare. Se nel mondo della politica americana il presidente Trump non ha perso occasione per attaccare la Cina in più e più occasioni, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato lo scandalo Huawei che ha obbligato tutte le aziende americane ad abbandonare i rapporti con il colosso cinese, facendo retrocedere anche colossi come Google.

Nel mondo dei videogiochi è possibile tracciare moti xenofobici nei confronti del mondo cinese sin dai tempi della nascita dei MMORPG, con i gold farmer di World Of Warcraft o con il grande mondo dell’hacking di giochi online. Lo stesso Diablo Immortal, grandissimo scivolone mediatico dell’altrimenti sempre ben apprezzata Blizzard, è legato in qualche modo al mondo cinese.

Per inciso Tencent avrebbe modi molto più semplici e molto più intelligenti per rubare i dati degli utenti americani. Il colosso cinese possiede una piattaforma di gaming (WeGame X, ne parlammo qui) che è, da qualche mese, sbarcata nel continente americano. Per poter ottenere i sopracitati dati la compagnia cinese potrebbe semplicemente iniziare ad acquistare i diritti di esclusiva di certi titoli direttamente sul suo store invece di passare per l’Epic Games Store, semplificando di molto la cosa e sfruttando lo stesso mezzo.

A questo andrebbe aggiunto un fattore piuttosto importante: Tencent controlla il 48% della compagnia mentre Tim Sweeney è il proprietario delle restanti quote; il colosso cinese non ha nemmeno il completo controllo dell’azienda da cui vorrebbe estrapolare i dati.

Ok internet, you’re drunk.

Immagine raccattata su internet ma verosimile, al momento EPS ha subito delle modifiche ed ha nuove funzioni.

La questione Epic Games è molto complicata e non può essere certamente ridotta alle parole da noi usate: lo store della compagnia non ha ancora molte delle funzionalità di cui Steam dispone e basa il suo successo su due principali fattori: una quantità di fondi più o meno illimitati, dovuti al successo assurdo di Fortnite e il suo essere più developer friendly dal punto di vista della remunerazione, specie se l’avversario in questione è Steam.

Perché uno sviluppatore, in un mercato sempre più competitivo e pieno di problemi come quello dei videogiochi indipendenti, dovrebbe rifiutare una piattaforma in grado di donare stabilità ai suoi progetti?

A dirlo non siamo ma direttamente Jason Schreier, una delle penne più importanti del giornalismo videoludico moderno ed una delle personalità più in vista del mondo dell’informazione videoludica. Sempre lo stesso Schreier sottolinea che Epic Games non è assolutamente un azienda priva di problemi, tra una cultura aziendale piena di crunch ed un CEO che da solo vale qualcosa come sette miliardi di dollari

Al momento Epic Games è l’unica azienda sul mercato in grado di dare qualche stilettata al monopolio di Steam, situazione che non fa particolarmente bene al mondo dei videogiochi.

This post was published on 8 Agosto 2019 9:45

Graziano Salini

Perennemente alla ricerca di legami tra argomenti distanti tra loro, con una certa predilezione per musica e videogiochi. Faccio il possibile per fare in modo che ci siano meno errori di concetto possibili sugli articoli di Player.it, grande fan degli errori grammaticali invece, quelli fanno sempre ridere. Quando non sto amministrando questo sito lavoro mi occupo di spiegare cose difficili in maniere semplici su altri siti, su tematiche molto meno allegre dei videogiochi.

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