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Roblox: superati i 100 milioni di utenti mensili

Il mondo del videogioco online sa essere molto crudele, specie se si parla di titoli massivi utilizzati da milioni di giocatori; spesso titoli sulla bocca di tutti, come Minecraft, finiscono per captare l’attenzione di tutta la stampa e di tutti i giocatori che seguono un dato ambito, trascurando notizie succosissime, come quella che vi diamo oggi: Roblox, vero e proprio network di giochi multiplayer online pensati per ragazzi fra gli otto e i tredici anni, ha superato i cento milioni di utenti mensili, battendo, di fatto, il colosso di Mojang e balzando agli onori della cronaca.

Una notizia interessante, sia per il suo sigificato in termini di visibilità e di guadagni, sia perché dà visibilità a un esperimento videoludico quasi del tutto sconosciuto e molto interessante. Pronti a scoprire di più? Bene, partiamo!

Che cos’è Roblox?

Definito dai suoi stessi creatori una “piattaforma di creazione”, Roblox offre ai suoi giocatori la possibilità di creare veri e propri mondi giocabili in multiplayer attraverso un editor attraverso il linguaggio di programmazione Lua Script ove ambientare le proprie storie.

Si parte da un livello dalle caratteristiche predefinite dotato di un editor (molto sofisticato) attraverso il quale il giocatore può apportare le modifiche che vuole e costruire il proprio scenario.

Oltrepassata la fase di creazione, e ottenuto il proprio “mondo”, l’utente può quindi invitare altri giocatori in delle sessioni di gioco onlinee poi vivere le proprie avventure. In pratica, una sorta di gioco che permette di creare e giocare i propri giochi, in maniera anche sofisticata (gli sviluppatori possono anche, teoricamente, vendere alcune loro creazioni mediante microtransazioni).

Roblox è il Lego del videogioco o ne scimmiotta solo l’estetica? 😀

Fermi, mai sentito parlare di Roblox fino a oggi, vero? Tranquilli, tutto normale; il piccolo della Roblox Games è sconosciuto ai più, pur essendo molto vecchio: che ci crediate o no, Roblox esiste dal 2005, è arrivato a essere sviluppato su su iOS nel 2012 e nel 201 ha visto il lancio di un supporto per Oculus Rift.

Una sorta di silenzioso gioco-fenomeno, in grado evidentemente di appassionare milioni di giocatori in tutto il mondo, con obiettvi interessanti (di cui parleremo fra poco) e adesso arrivato a un traguardo invidiabile, forse frutto del suo offrire una filosofia di gioco abbastanza interessante.

Un coding dojo virtuale?

Al di là di questi aspetti, tuttavia, e al fatto che non tutti possono apprezzare il genere o la destinazione di Roblox, sono alcuni elementi della sua filosofia e lasciare intravedere qualche elemento d’interesse.

Chi scrive, per introdurre la story e tentare di contestualizzare la notizia, ha preferito partire da Minecraft per alcune caratteristiche in comune col gioco che stiamo trattando, come l’importanza della personalizzazione e il ruolo della creatività; tuttavia, a un’analisi più attenta Roblox sembra voler spingere il genere verso obiettivi molto più ambiziosi. Al di là del fatto che Roblox rischi di essere uno di quei giochi che trovano posto nei canali di youtubers con l’obiettivo di fare grandi numeri nella fascia 8-14 anni, infatti, il fatto che sia data al giocatore la possibilità di utilizzare un codice di programmazione per divertirsi fa di Roblox qualcosa da tenere sotto controllo, e l’impressione è confermata se ci spingiamo più a fondo.

Se navighiamo nel sito web dell’azienda e del gioco, appare chiaro come l’obiettivo della compagnia sia quello di fare della sua parola chiave l’immaginazione, assieme ad alcune altre: creatività, divertimento, comunità di sviluppatori e, ultimo ma non ultimo, persino insegnamento. L’impressione da fuori è che il messaggio che l’azienda voglia far passare è che la sua creatura sia una sorta di laboratorio creativo all’interno della quale una nuova generazione di programmatori possa allenare la propria creatività in maniera protetta (a questo proposito, il sito presenta anche delle linee guida per i genitori) e stimolante. Insomma, sembra che Roblox voglia fare quello che Lego ha fatto in analogico, ovvero dare gli strumenti a creativi che potrebbero sviluppare un proprio talento. Un’idea affascinante.

La domanda, tuttavia, è: perché pochi conoscono un prodotto così ambizioso?

Quando il brand supera la realtà

Ora, sia chiaro: nessuno crede che la stragrande maggioranza dei giocatori di Roblox giochi perché autentico genietto in erba ansioso di allenare le proprie capacità e di diventare programmatore, ma la buona notizia sull’alto numero di utenti e la mission enunciata dai programmatori sul proprio sito lascerebbe intravedere una possibile convergenza di interessi e obiettivi virtuosi.

Al di là del fatto che Roblox possa diventare un interessante esperimento di allenamento al coding, il più classico esempio di palestra per menti, un fatto dovrebbe sorprenderci: che la maggior parte degli utenti non conosce questa realtà.

Solo oggi, solo attraverso una conquista certo importante ma che è solo un primo passo per conquistare una risonanza e un’importanza in termini mediatici, conosciamo un videogioco dotato di un proprio apparato di coding, che potrebbe funzionare anche in funzione educativa e che al momento ha superato, come utenza, i re del settore.

E questo dovrebbe far riflettere.

>>Leggi anche: Google è al lavoro sul suo abbonamento per videogiochi e applicazioni<<

This post was published on 5 Agosto 2019 18:06

Fabio Antinucci

30 anni (anagraficamente, in realtà molti di più) ha alle spalle esperienze come copywriter, redattore multimediale e critico cinematografico, letterario e fumettistico, laureato con una tesi triennale su Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan e una magistrale su From Hell di Alan Moore. Appassionato di letteratura horror e fantastica, divoratore di film di genere di pessima lega (ma ha nel cuore pezzi da novanta come Kubrick, Mann e Kurosawa), passa le sue giornate fra romanzi di Stephen King, graphic novel d’autore e fascicoletti di Batman. Scrive (male) da una vita, e ha pubblicato un romanzo breve (Cacciatori di morte) e due librigame (quelli della saga di Child Wood). Crede che il gioco sia una forma di creazione e libertà, capace di farti staccare la spina e al contempo di far riflettere, ragionare, commuoverti e socializzare. Per questo gioca di ruolo da dieci anni (in particolare a Sine Requie, D&D, Vampiri la Masquerade e Brass Age) per questo adora perdersi di fronte alla sua Play. È innamorato del videogioco grazie a Hideo Kojima e al primo Metal Gear Solid, al quale ha giurato amore eterno, ma col tempo ha imparato ad amare gli open-world, gli action-adventure, gli rpg all’occidentale, i punta e clicca, a una condizione: che raccontino una bella storia.

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