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Esiste accoppiata più improbabile di Cthulhu e RPG Maker?

Poverino il Grande Cthulhu: imprigionato da eoni sul fondo dell’Oceano Pacifico, mai risvegliato da nessuno che non sia un folle investigatore di un racconto di H.P. Lovecraft, spesso ritratto come crudele minaccia in centinaia di videogiochi (a proposito, già letto l’approfondimento di Michele su The Sinking City? E il nostro articolo sulla fortuna di Lovecraft nel mondo videoludico?!), giochi da tavolo e giochi di ruolo. Per fortuna c’è anche chi ne ha fatto un bontempone dolce, quasi un peluche da portarci al letto per proteggerci dai veri mostri.

Fra questi ultimi troviamo Zeboyd Games, minuscolo studio indipendente che ha utilizzato il famoso (e famigerato) RPG Maker per creare due giochi che fanno della divinità lovecraftiana l’eroe della situazione, Cthulhu saves the World e, titolo annunciato nelle scorse ore, il suo sequel Cthulhu saves the Christmas, due deliri videoludici che ribaltano totalmente il suo ruolo… pronti a seguirci in un breve viaggio fra rpg indipendenti, discussi editor videoludici e, ovviamente, elementi dell’immaginario lovecraftiano (e non solo)?

Bene, cominciamo!

Zeboyd Games e i suoi Cthulhu

Cthulhu saves the World, “papà” dell’appena annunciato titolo a tema “natalizio”, è un gioco uscito ormai nove anni fa che vedeva il suo verdissimo protagonista al centro di una stramba avventura dai contorni demenziali: partito con l’obiettivo di fare tutte quelle belle cosine che fa di solito Cthulhu quando si risveglia (organizzare party all’ultimo grido per i suoi cultisti, distruggere continenti interi, maledire persone… cose così), per una serie di singolari motivi il nostro vecchio amico con mille tentacoli si ritrova a dover salvare il mondo grazie all’intervento di una figura misteriosa che gli rivela di essere in realtà destinato a questo!

Parte allora una bislacca avventura dalla grafica 2d in grado di farci sentire un’atmosfera maledettamente simile a quella dei primi giochi della Lucas Arts, con citazioni, meta-gaming, battute a raffica e una colonna sonora veramente fuori contesto (e, per questo, azzeccata).

Stiamo ovviamente parlando di un rpg a turni, con elementi da visual novel e, dunque, molto “statico”, ma caratterizzato da una spiccatissima vena ironica e senso dell’assurdo.

Cthulhu Saves the World (2010)

Il progetto annunciato oggi, nonché suo sequel, sembra possa essere ancora più divertente: pare infatti che in quest’avventura “natalizia” Cthulhu e alcuni suoi alleati dovranno vederela contro nemici “a tema”, come il temutissimo Krampus (demone delle leggende nordiche legato all’inverno e alle festività) in un nuovo capitolo della serie che siamo certi riuscirà a battere la follia del predecessore.

RPG Maker al servizio della follia!

In termini di design e di scrittura, il tentativo di Zeboyd di creare un’esperienza simpatica e basata su una delle icone della pop culture è uno spasso, poiché affonda le radici in una serie di parodie di Cthulhu ormai stampate anche su migliaia di gadget a tema: proprio per il suo essere divenuto un personaggio centrale dell’immaginario fantahorror di ogni tempo, la divinità lovecraftiana è divenuta quasi “uno di casa”, capace di divenire un’icona.

Proprio grazie a questo bel tentativo, tuttavia, l’esempio di Zeboyd riapre una vecchia discussione circa il ruolo di RPG Maker e i suoi usi più o meno riusciti.

Per chi non lo sapesse, RPG Maker è un software, o meglio una serie di software, realizzati a partire dagli anni ’90 in Giappone dalla Enterbrain e poi esportati negli U.S.A. e in Europa che mettono a disposizione dei giornatori strumenti molto semplici adatti a creare i propri titoli e, poi, di commercializzarli.

Di fatto quindi non si tratta altro che di uno strumento, una possibilità data ai creativi per portare avanti i propri progetti.

Nel corso della loro ultraventennale carriera, gli RPG Maker sono serviti da base per un’infinità di titoli dalla qualità altalenante e dagli obiettivi molto diversi. Spesso, a essere stati attaccati sono stati singoli titoli realizzati con fare molto “svogliato” da team non esperti e dunque portati a utilizzare in modo semplicistico i mezzi dati dal software, ma purtroppo presto al nome si è associato un vero e proprio pregiudizio. In realtà giochi come Cthulhu saves the world portano a riflettere sul ruolo di questi strumenti e sul loro potenziale.

Una palestra per la creatività

Se ci pensiamo, non c’è inno alla libertà data da editor come RPG Maker di un titolo come quello di cui abbiamo parlato oggi.

Non tanto per il suo soggetto, quanto soprattutto per il tono utilizzato: solo all’interno dello scenario indie, e forse soltanto grazie alla pura ingenuità del ristretto team di sviluppo di Cthulhu saves the World e Cthulhu saves Christmas poteva nascere un titolo così “necessario” come una divertente parodia del mito di Cthulhu, capace di catturarne lo spirito pop. E poi pensateci: quanto può essere potenzialmente interessante, anche in termini moentari, una trovata del genere, soprattutto se proposta al pubblico giusto?

Ecco perché, al di là dei loro limiti, editor come RPG Maker continuano a essere importanti, grazie alla loro funzione di “palestre” per creativi. E, se alcuni titoli sembreranno bislacchi, brutti e non all’altezza, vi preghiamo: passate oltre, cercate più a fondo e, soprattutto, ricordatevi che il lampo di genio è dove meno lo si aspetta.

A proposito di RPG Maker, letto l’anteprima di Blood Opera Crescendo?

This post was published on 30 Luglio 2019 17:10

Fabio Antinucci

30 anni (anagraficamente, in realtà molti di più) ha alle spalle esperienze come copywriter, redattore multimediale e critico cinematografico, letterario e fumettistico, laureato con una tesi triennale su Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan e una magistrale su From Hell di Alan Moore. Appassionato di letteratura horror e fantastica, divoratore di film di genere di pessima lega (ma ha nel cuore pezzi da novanta come Kubrick, Mann e Kurosawa), passa le sue giornate fra romanzi di Stephen King, graphic novel d’autore e fascicoletti di Batman. Scrive (male) da una vita, e ha pubblicato un romanzo breve (Cacciatori di morte) e due librigame (quelli della saga di Child Wood). Crede che il gioco sia una forma di creazione e libertà, capace di farti staccare la spina e al contempo di far riflettere, ragionare, commuoverti e socializzare. Per questo gioca di ruolo da dieci anni (in particolare a Sine Requie, D&D, Vampiri la Masquerade e Brass Age) per questo adora perdersi di fronte alla sua Play. È innamorato del videogioco grazie a Hideo Kojima e al primo Metal Gear Solid, al quale ha giurato amore eterno, ma col tempo ha imparato ad amare gli open-world, gli action-adventure, gli rpg all’occidentale, i punta e clicca, a una condizione: che raccontino una bella storia.

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