Con i suoi giochi incentrati su multiplayer e leghe di e-sport, Activision-Blizzard ha ormai da tempo quasi monopolizzato un settore del gaming molto adatto al fiorire di folte community di giocatori (leggi: clienti fidealizzati) e, dunque, potenzialmente molto redditizio. Partendo dagli storici Warcraft e Starcraft, passando per Overwatch, fino ad arrivare (allargando il campo) al re degli fps competitivi, Call of Duty, la multinazionale dell’intrattenimento è cresciuta a dismisura diventando un vero e proprio brand e arrivando a fondare persino un proprio studio cinematografico. Diventando anche, fra le altre cose, oggetto di attenzioni nel campo della finanza. Bene: oggi, in questi caldi giorni di fine luglio, voci molto interessanti ne suggeriscono l’acquisizione da parte della più grande major dell’intrattenimento mondiale: Walt Disney Company.
Paura, eh?
Al centro del caso non c’è soltanto una vaga speculazione da parte dei commentatori della finanza, ma una vera e precisa analisi dei benefici da parte di Greber Kawasaki, compagnia fra le più quotate nel campo, che ha pubblicato un vero e proprio studio sui vantaggi di una possibile acquisizione: da quel che riporta Bloomberg, secondo l’analista Nick Licouris l'”affare” sarebbe vantaggiosissimo, sia per le entrate miliardarie dei kolossal di Activision Blizzard (che vi lasciamo immaginare), sia dall’assenza di una vera e propria divisione gaming interna a Disney.
Punto sul quale tuttavia Bloomberg pone l’accento è quello degli e-sports e del loro continuo successo sui canali streaming, YouTube e Twitch in primis. Certo, se ci pensiamo, un investimento teoricamente molto interessante per qualsiasi attore sulla piazza, in questo momento, quasi un cavallo vincente da sfruttare.
Tuttavia, al di là delle ovvie conseguenze positive, anche immediate, dell’operazione finanziaria (delle quali ovviamente non ci meravigliamo), è l’impatto culturale dell’operazione a rendere la prospettiva di un accordo di sicuro impatto.
E’ noto come Activision-Blizzard non sai certo un brand estraneo al comparto cinematografico o televisivo: sulla scia della produzione della trasposizione di Warcraft (2016), la compagnia ha infatti creato una propria divisione dedicata alla produzione di film e serie tratte dai suoi prodotti, dai quali sono nati alcuni progetti, fra i quali la co-produzione della serie Netflix Skylanders Academy, legata alla serie toys-to-life (per capirci con i non introdotti al genere: gioco il cui gameplay coinvolge l’utilizzo di un’action figure, come gli amibo di Nintendo) spin-off di Spyro.
In pratica, al momento, il colosso è uno dei brand dell’industria videoludica in grado di produrre direttamente trasposizioni cinematografiche dei propri prodotti senza passare per altre compagnie, avendo inoltre accordi di collaborazione con Legendary Pictures (già produttrice di Warcraft di Duncan Jones), altra compagnia molto influente nella Hollywood contemporanea dominata dal blockbuster fantasy.
Ma non finisce qui: in realtà i legami dello studio con Disney erano in parte già instaurati a partire dal gennaio 2016, quando a guidare la divisione venne chiamato Nick Van Dick, all’epoca ex-dirigente della casa della casa di Topolino (che affiancava la produttrice cinematografica Stacey Sher). Ovviamente, fare un semplice “due più due” e vedere nella presenza di Van Dick all’interno della compagnia un fatto preannunciante l’acquisizione che sembra delinearsi all’orizzonte sembra un po’ forzato, tuttavia non è difficile ipotizzare come lo stesso potrebbe “dare una mano” a una convergenza fra major.
Per la cronaca: fra gli altri progetti della compagnia ci sarebbe anche una serie su Call of Duty, che di certo, se realizzata, diventerebbe un interessante altro prodotto di punta, creando un ulteriore bacino di interesse fra gli spettatori più giovani.
La cronaca degli ultimi anni ha mostrato senza alcun dubbio come una mossa commerciale di The Walt Disney Company sia da considerare un vero e proprio ri-orientamento nella galassia dell’intrattenimento mondiale. Insomma, stiamo parlando della compagnia che, con l’acquisizione di Fox, ha ufficialmente riunito sotto un unico tetto Topolino, Luke Skywalker e soci, gli Avengers e Alien, arrivando ad avere le mani su buona parte dei più grandi brand legati a cinema e videogioco.
Una possibile mossa acquisizione di Activision Blizzard può quindi voler dire una cosa, in particolare. Certo, significherebbe il primo interessante tentativo di Disney di creare un proprio grande studio di sviluppo interno, che gli permetterebbe di lavorare in più autonomia ai videogiochi legati ai propri brand, ma questo, permetteteci, è l’effetto più scontato.
La verità è che se davvero Disney comprasse Activision Blizzard, la compagnia potrebbe contare sulla proprietà di alcuni prodotti che fanno di fandom e, quindi, linee di prodotti videoludici basati sulla fidelizzazione a lungo termine, una loro caratteristica fondamentale. Quali scenari si preparano? Beh, non dimentichiamoci che Disney+ sta arrivando, e insidia sempre più i suoi concorrenti. Non serve ricordare cosa vorrebbe dire, in termini di iscrizioni al servizio, avere a disposizione prodotti cinematografici e televisivi originali basati su WoW od Overwatch.
Una cosa è certa: mai come in questo periodo, in cui anche una catena come GameStop tenta di rinventarsi seguendo le logiche delle leghe di gioco e dell’e-sports e in cui Disney fa l’occhiolino ai milioni di giocatori dei maggiori massivi sul mercato, le community sembrano diventate il centro del mercato.
Le community, i pubblici connessi, seguono brand preferiti, si ritrovano a giocare online, comprano servizi, alimentano costantemente le grandi major.
E loro lo hanno capito benissimo.
This post was published on 23 Luglio 2019 12:15
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