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DLC e Paradox: politica da rispettare o meccanismo da sabotare?

Paradox Interactive è diventata negli ultimi dieci anni uno dei publisher  più redditizi, popolari e proliferi delle ultime due generazioni videoludiche. I titoli sfornati o finanziati da Paradox, specie su PC, riescono ad accontentare una schiera di videogiocatori da gusti e palati completamente diversi tra loro, con titoli come Mount&Blade, Magicka, Pillars of Eternity, ed ovviamente anche i loro strategici massivi sviluppati internamente come Europa Universalis IV, Crusader Kings II, Hearts of Iron IV e molti altri.

Specie quest’ultimi stanno acquisendo mano a mano sempre più giocatori e notorietà, andando ad allargare un genere che fino a pochi anni fa era considerato parecchio complesso e di nicchia ad un pubblico sempre più eterogeneo. Il desiderio di Paradox di continuare a supportare questi titoli con una serie di contenuti post-lancio apparirebbe dunque totalmente normale e comprensibile, giusto?

Beh, diciamo solo che quando il costo di tutti i DLC di, ad esempio, Crusader Kings II raggiunge i 300 €, la gente inizia a farsi qualche domanda. E per qualche domanda, si intende una pioggia di review bombing negativi da due annetti a questa parte.

 

L’Antefatto e l’Accusa

 

 

Per spiegare meglio la spinosa questione della politica DLC di Paradox, prenderemo in esempio uno dei loro giochi più popolari: Europa Universalis IV.

Il titolo, uno strategico su vasta scala in cui si potrà impersonare una qualsiasi civiltà del mondo dal 1444 al 1821 d.C., è stato rilasciato per la prima volta nel 2013 e fu un discreto successo destinato a venir supportato da continui aggiornamenti ed “espansioni”. 

Nel Gennaio del 2014 arrivò la prima vera espansione per EUIV dopo alcuni DLC di flavour e cosmetici: l’espansione, Conquest of Paradise, introduceva nuove meccaniche legate all’esplorazione del Nuovo Mondo da parte delle potenze europee ed un completo rinnovo per le civiltà dei nativi americani. Fin qui tutto regolare, una discreta aggiunta che rendeva l’Età dell’Esplorazione nelle prime fasi di gioco più piacevole.

 

 

Il problema sorge quando si vanno ad analizzare due aspetti: il prezzo dell’espansione, di ben 15 euro tutt’ora mantenuto, e la qualità di gioco del titolo vanilla, che senza quest’espansione diventa più ostico e meno ricco rispetto alla versione col DLC, a detta di molti.

Giustamente, direte voi, l’espansione è fatta apposta per arricchire il gioco, è naturale che il titolo vanilla ne risenta. Ecco, ora moltiplicate questi stessi problemi per quindici, il numero delle espansioni e pacchetti culturali (espansioni legate ad una singola nazione) uscite dal 2014 ad oggi. Ciò rende il gioco vanilla un prodotto quanto mai differente alla versione completa con tutti i DLC, e ciò secondo alcuni snatura completamente l’intero titolo, rendendolo divertente da giocare e coerente coi propri aggiornamenti solo se si possiedono tutti i pacchetti. 

Come se ciò non bastasse Paradox ha dovuto subire fortissime critiche nel 2017, quando ad inizio anno decise di alzare i prezzi dei contenuti premium dei suoi titoli in parecchi paesi del mondo a seguito di alcune politiche di svalutazione dei titoli base, generando uno dei primi grandi review bombing della storia di Steam. Insomma, la situazione non è proprio delle migliori per il publisher.

 

La Difesa di Paradox

 

 

L’azienda svedese ha sempre difeso con coraggio la propria politica, ammettendo senza paura i propri sbagli ed i margini di miglioramento. Un cavallo di battaglia spesso utilizzato da Paradox è la questione dell’acquisto compulsivo del DLC, che secondo loro è stata condizionata nella mente dei giocatori da altre compagnie in quanto i giochi non sarebbero completi e giocabili se privi del contenuto scaricabile aggiuntivo. 

Sempre secondo i portavoce Paradox, l’esperienza e soprattutto la longevità di gioco di un loro titolo come Crusader Kings 2 o Europa Universalis IV non richiede l’acquisto obbligatorio dei DLC, che servirebbero unicamente ad aggiungere meccaniche extra utili a giocatori che hanno già macinato centinaia di ore sui suddetti titoli.

 

 

L’ex CEO di Paradox Frederik Wester, che recentemente si è schierato a favore di Epic Games sulla diatriba delle percentuali di guadagno degli sviluppatori sugli store digitali, ha espresso nuovamente il suo parere riguardo la politica della sua casa madre, difendendo a spada tratta il sistema di DLC dei suoi titoli definendolo giusto e bilanciato in una serie di tweet.

Il nostro sistema di DLC si basa sull’idea che tu possa pagare per un contenuto aggiuntivo dopo l’uscita del gioco completo. Ciò aiuta gli sviluppatori a finanziare e supportare efficientemente il gioco nell’immediato futuro, che è un bene per tutti i giocatori. Ogni volta che rilasciamo un DLC infatti rilasciamo anche un update gratuito, il che significa che riceverai continui aggiornamenti gratuiti anche se decidi di non comprare il DLC. Una cosa simile non sarebbe possibile in nessun altro modo. Inoltre, nelle partite multiplayer saranno disponibili tutti i DLC del giocatore col maggior numero di espansioni installate, così evitiamo anche di dividere o favorire l’utenza. 

Wester ammette che l’estremo numero di DLC spaventi l’utenza, specialmente i nuovi arrivati sui giochi Paradox, ma spiega anche che molto spesso interi pacchetti di contenuti su Steam ed altri store digitali ricevano uno sconto anche del 50%, facilitando l’acquisto per chi ricerchi la più dettagliata esperienza di gioco.

 

Il parere di un fan

 

 

La questione DLC dei giochi Paradox mi è molto vicina, poiché posseggo quasi ogni strategico su vasta scala del publisher. Oltre a ciò, ho acquistato con l’ausilio dei saldi tutti i DLC ed i contenuti di Europa Universalis IV nel corso di questi due anni. 

L’esperienza di gioco regalatami è per me inebriante, e le espansioni non hanno fatto altro che ampliare ulteriormente questa sensazione, chi in modo più diretto e speciale e chi in maniera minore. Non posso però concordare che si venga a dire che Europa Universalis IV vanilla sia un’esperienza di gioco divertente e bilanciata. 

Ogni aspetto del titolo, le meccaniche, l’IA, la difficoltà ed il bilanciamento sono pensati per esser affrontati con in mano i DLC, che introducono una gigantesca varietà in termini di rigiocabilità, flavour, sviluppo…tutte cose che al gioco base mancano, risultando alla lunga davvero ripetitivo e uguale a se stesso una volta che si prova a giocarlo senza espansioni.

 

 

La storia degli update gratuiti è solamente in parte vera: essi sono presenti in grande quantità, ma a parte ampliare alcune zone della mappa con ulteriori regioni, obiettivi delle nazioni e bilanciamenti non vanno ad influire attivamente sulle meccaniche di gioco, cosa che i DLC fanno. 

Per me acquistare i DLC di questo gioco in particolare è quasi un obbligo per poter vivere appieno la miglior esperienza di gioco, ma allo stesso tempo sento di star supportando una politica che non approvo pienamente e che incentiva un ulteriore stimolo di sviluppare altre espansioni che cambieranno il titolo in futuro. 

Non posso parlare a nome di tutti i giocatori, ma solo esprimere la mia personale opinione da fan ed accanito giocatore: ponderate la vostra situazione economica, ponderate se ne valga davvero la pena supportare un titolo simile, ma allo stesso tempo ponderate se penalizzare o bocciare un ottimo titolo solo per la politica gestionale degli sviluppatori.

 

Leggi anche: “I nostri videogiochi sono davvero nostri?”

Leggi anche: “Il fondatore di Epic Games difende il suo store”

This post was published on 5 Luglio 2019 21:03

Riccardo Liberati

Classe 1997, cresciuto immerso dai libri, cartoni e videogiochi, ho sempre desiderato e provato fin dalla tenera età a creare storie fantasiose che rendessero un po' più brillante la mia vita monotona. Ho trascorso l'infanzia in solitaria, giocando a quanti più titoli possibili, spaziando dai vecchi J-RPG di Square Enix fino ai più violenti sparatutto su PC, non disdegnando nel frattempo RTS, platform e giochi di corse automobilistiche. Alle superiori riesco finalmente ad aprirmi e a trovare dei compagni con i miei stessi gusti e sogni, e capisco che non amo tanto i videogiochi, quanto la cultura ed i messaggi dietro di essi, gli stessi che ho sempre trovato nei libri, film e qualsiasi altro tipo di medium artistico. Inizio a lottare per questo concetto scrivendo all'impazzata ed accrescendo la mia cultura ancor di più, sia attraverso la scuola che attraverso gli incontri e le persone d'ogni giorno. Questo bel sogno finisce con l'arrivo all'università, periodo peggio di qualsiasi film horror che abbia mai visto e che mi costringe a mollare tutto e rifugiarmi nella mia Fortezza della Solitudine per tre anni, perdendo interesse e linfa vitale per qualsiasi cosa. Nel frattempo ho lavorato in numerosi settori, dall'aiuto vendita al libraio al tutor privato, e nel 2018 inizio a scrivere per Player.it, il mio primo incarico ufficiale come giornalista videoludico e che mi ha formato moltissimo sia nell'ambito dei videogiochi che in quello della scrittura basilare. Oggi ho ripreso a studiare grazie alla scelta repentina ed irrazionale di iscrivermi alla Scuola Holden di Torino, luogo da cui vi scrivo, abbandonando casa per la prima volta ed il luogo natale di ogni mio piccolo successo e grande fallimento. La mia speranza? Quella di poter riuscire a trovare una strada ben delineata, facendo quello che mi piace fare senza dovermi sottomettere a nessuno

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