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[AGGIORNATO] Cyberpunk 2077: CD Projekt al lavoro su tre diversi titoli?!

UPDATE: un comunicato stampa ufficiale di CD Projekt Red delle ultime ore nega le notizie delle scorse giornate, date anche da Player.it, circa il coinvolgimento di team di sviluppatori nella creazione di due titoli “paralleli” a Cyberpunk 2077: nella sua prima uscita ufficiale a proposito delle indiscrezioni, il team parla infatti non di “tre progetti” in corso d’opera, ma di tre team impegnati nel progetto.

Nella nota ufficiale di legge infatti:

“Abbiamo un totale di cinque team al lavoro su diversi progetti. Tre team sono al lavoro sullo sviluppo di Cyberpunk 2077. Questi sono gli studi di CD PROJEKT RED di Varsavia e Cracovia (sviluppo del gioco) e lo studio di Breslavia, in cui vi sono 40 sviluppatori impegnati in ricerca e sviluppo. È quindi presente un ulteriore team a Varsavia al lavoro su GWENT. L’ultimo team è Spokko, attualmente al lavoro su un progetto mobile non ancora annunciato.”

 

Il progetto Cyberpunk 2077 non accenna a smettere di voler far parlare di sé: solo ieri pomeriggio il nostro Claudio ci raccontava della possibilità che il giocatore avrà di personalizzare le proprie armi fin nei minimi dettagli, dando al giocatore un controllo completo del proprio arsenale, ma alcune notizie uscite solo poche ore dopo sembrano ancora più gustose. Intervistato dalla stampa polacca il CEO di CD Projekt Red, Adam Kiciński, ha rilevato come Cyberpunk 2077 potrebbe essere soltanto il principale di ben tre progetti ambientati nell’universo fantascientifico di R Talsorian Games!

Tre titoli per raccontare un mondo?

Secondo le parole di Kiciński, al momento CD Projekt Red starebbe lavorando sul gioco principale, un action rpg dalle caratteristiche estremamente immersive diretto erede/evoluzione della saga di The Witcher, su un titolo multiplayer sviluppato da un team secondario di quaranta persone e, udite udite, su un terzo dalle dinamiche non ancora illustrate da Kiciński ma descritto come molto grande e innovativo”.

Cyberpunk si appresterebbe dunque a divenire un vero e proprio brand, dai titoli collegati dal fil rouge dell’ambientazione ma destinato, almeno per quel che riguarda l’episodio principale e quello dedicato al multiplayer, a pubblici differenti.

Una cosa interessante: l’universo di Cyberpunk, così come ogni altro setting fantascientifico, sembra l’ideale tanto per poter imbastire un’epica storia in single player quanto una perfetta arena per furiose battaglie online. Ha delle sue regole fondamentali tutte da scoprire, fazioni, storie e personaggi che possono essere ingredienti straordinari per offrire al giocatore diverse e interessanti esperienze di gioco. Il risultato potrebbe essere un “tridente” perfetto per far vivere la propria creazione attraverso approcci differenti, approfondendone diversi aspetti.

Single player vs multiplayer: ognuno a casa sua!

In secondo luogo, una ragione per la decisione di scompattare le sezioni single e multiplayer del gioco potrebbe avere ragioni di natura produttiva e di marketing.

Se ci pensiamo, le due modalità di gioco sono si basano su dinamiche quasi opposte le une alle altre e ciò, nel caso di titoli particolarmente ambiziosi che devono supportare entrambi i comparti, può creare diversi problemi. Molti sono stati in passato i team che hanno incontrato difficoltà nel produrre titoli in grado di essere soddisfacenti in entrambi i casi. Un esempio purtroppo particolarmente chiaro è stato quello di Red Dead Redemption 2: a fronte di una modalità storia osannata per la sua profondità e per la sceneggiatura (pur se criticata per certi suoi aspetti un po’ “vecchi”), il multiplayer di RDR2 stenta tutt’ora a decollare, vittima di una lunga fase di testing da parte degli autori che, evidentemente, non hanno posto la giusta attenzione al comparto, e questo in un quadro in cui parole chiave come “vastità”, “varietà” e soprattutto “alta qualità” devono essere tenute costantemente al centro dell’attenzione.

CD Project Red sembra dunque aver scelto una via radicale, dedicando a entrambe le sezioni le giuste forze e i giusti tempi.

Terzi incomodi

Se invece vi state chiedendo di cosa sia il terzo titolo annunciato dal capo del team, un vero e proprio “titolo a sorpresa”, possiamo purtroppo fare solo alcune ipotesi.

Una delle più interessanti, più probabile, potrebbe essere quella secondo la quale CD Projekt si prepari a conquistare terreno nella next gen sellando già il suo nuovo cavallo di battaglia, un brand accattivante e innovativo, per conquistare Xbox Scarlett e PlayStation 5 in modo da colonizzare un nuovo bacino di utenza dopo aver chiuso in bellezza la stagione della generazione precedente (che già aveva dominato attraverso The Witcher 3).

Tenendo presente il perfezionismo del team polacco, crediamo che il proposito potrebbe non essere così irraggiungibile.

Cosa può andare storto?

E’ chiaro che, a fronte di un progetto tanto ambizioso, le incognite siano dietro l’angolo.

Come ricordavamo, Cyberpunk 2077 si appresta a divenire fra i titoli più complessi e ricchi di opzioni delle ultime generazioni, ricco com’è di possibilità di approccio e libertà d’azione.

Se a portarlo avanti non fosse CD Projekt, probabilmente tutti noi penseremmo che affiancarlo ad altri due titoli, per quanto aventi in comune lo stesso setting e, crediamo, varie meccaniche, sarebbe una scelta quantomeno rischiosa. Perdere di vista alcuni elementi dell’operazione per concentrarsi su altri potrebbe infatti far trascurare elementi chiave dei singoli prodotti e mostrare il fianco a critiche di vario tipo, come l’esperienza di Rockstar Games ci dimostra.

La scelta di dividere le produzioni sembra, però, scongiurare questo potenziale problema.

Thronebreaker, “fratello minore” della saga di The Witcher

Nuove dinamiche?

Va detto che CD Projekt Red non è nuova al fatto di utilizzare un setting per giochi differenti: gli stessi Regni Settentrionali, ambientazione della saga di The Witcher, nella generazione corrente hanno fatto da scenario sia del terzo capitolo della saga principale che a due spin-off, quali Gwent: The Witcher Card Game e Thronebreaker: The Witcher Tales. In quel caso, CD Project era riuscita a raccontare delle “side-stories”, o per lo meno aspetti secondari del mondo di Geralt, mediante due giochi quasi completamente diversi dall’originale (un card game digitale e un mix fra quest’ultima tipologia e un action rpg).

Qui la storia è un’altra, la posta ben più alta. Se CD Project dimostrerà che le grandi storie o i grandi universi narrativi dovranno richiedere lo sforzo di vere e proprie “trilogie”, dai componenti fatti uscire a distanza di poco tempo l’uno dall’altro, e riuscirà a vincere la sua sfida, allora qualcosa, nelle logiche produttive dei grandi marchi, potrebbe cambiare per sempre: intere stagioni del videogioco potrebbero essere influenzate non più da un singolo titolo, ma da schiere di giochi fra loro imparentati che lavorano in sinergia.

Sentite anche voi il portafogli piangere?

 

>> Leggi anche: Sony sta pensando di acquistare nuovi studi di sviluppo<<

This post was published on 2 Luglio 2019 11:18

Fabio Antinucci

30 anni (anagraficamente, in realtà molti di più) ha alle spalle esperienze come copywriter, redattore multimediale e critico cinematografico, letterario e fumettistico, laureato con una tesi triennale su Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan e una magistrale su From Hell di Alan Moore. Appassionato di letteratura horror e fantastica, divoratore di film di genere di pessima lega (ma ha nel cuore pezzi da novanta come Kubrick, Mann e Kurosawa), passa le sue giornate fra romanzi di Stephen King, graphic novel d’autore e fascicoletti di Batman. Scrive (male) da una vita, e ha pubblicato un romanzo breve (Cacciatori di morte) e due librigame (quelli della saga di Child Wood). Crede che il gioco sia una forma di creazione e libertà, capace di farti staccare la spina e al contempo di far riflettere, ragionare, commuoverti e socializzare. Per questo gioca di ruolo da dieci anni (in particolare a Sine Requie, D&D, Vampiri la Masquerade e Brass Age) per questo adora perdersi di fronte alla sua Play. È innamorato del videogioco grazie a Hideo Kojima e al primo Metal Gear Solid, al quale ha giurato amore eterno, ma col tempo ha imparato ad amare gli open-world, gli action-adventure, gli rpg all’occidentale, i punta e clicca, a una condizione: che raccontino una bella storia.

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