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StarCraft: una mod lo rende un cartoon giocabile

StarCraft, l’intramontabile classico degli strategici in tempo reale che ha segnato generazioni di giocatori, godendo di un sequel, StarCraft 2 – Wings of Liberty (2010) e di una fortunata remastered (2017) è tornato a far parlare di sé nelle ultime due settimane per un motivo molto particolare: una mod, e non una mod come tutte le altre.

Sviluppata da CarBot Animations, canale YouTube di parodie animante, StarCrafts permetterà infatti di giocare la remastered del capolavoro strategico con un’inedita grafica cartoonesca, un restyling grafico totale che renderà il titolo completamente rinnovato sotto il profilo visivo. A essere curioso è anche il “motivo” della mod, data da uno dei lavori più riusciti di CarBot. Andiamo a scoprire di cosa si tratta.

CarBot Animation e Jonathan Burton

Attivo sin dal 2012, CarBot Animation è un canale gestito dal vignettista canadese Jonathan Burton, che ha fatto del suo soggetto fondamentale le parodie dei più importanti videogiochi Blizzard, da Starcrafts,appunto, a WoWcraft, titolo che non può che far pensare a… eh, sì, avete capito.

Fra queste serie troviamo ovviamente StarCrafts, che riprende l’epopea di Terrestri, Zerg e Protoss e la rilegge in chiave leggera e rilassata.

La filosofia di Jonathan è chiara: prendere dei brand videoludici molto, molto, molto famosi (e, in particolare, di un colosso come Blizzard, in grado di monopolizzare i generi in cui si cimenta e di creare vaste community di giocatori) per farne del materiale per serie in grado di ironizzare con una formula che ricorda molto prodotti come Johnny Bravo, dotate di un comparto tecnico che si difende abbastanza bene e soprattutto ricco di richiami ai titoli che omaggia, sia tematici che visivi.

Insomma, si tratta di opere ispirate a colossi del videogioco e che si basano su una lore già definita, in grado di strizzare l’occhio a un fandom molto nutrito con originalità e stile. La formula sembra aver avuto successo: più di un milione di iscritti per il buon Jonathan, un risultato senza dubbio enorme e costruito con sapienza e capacità di rileggere con simpatia degli immaginari collettivi così vasti e conosciuti.

E i frutti non si sono fatti attendere.

Una “mod ufficiale”

Il suo successo è confermato da un dato: StarCrafts, la mod di cui parlavano sopra, è stata realizzata in collaborazione con la Blizzard stessa, e ha richiesto circa un anno di sviluppo per la costruzione di un’interfaccia di gioco totalmente inedita, una vera e propria total conversion grafica che ridefinisce l’intero design trasformando il titolo in un prodotto dall’aspetto divertente e quasi adatto ai più piccoli.

Una mod molto considerata, se consideriamo che viene utilizzata durante i campionati di StarCraft in Corea, patria degli e-sports, come ci testimonia questo video:

La mod, inoltre, è in realtà un’evoluzione di un “progetto pilota” nato un paio d’anni fa, all’uscita di StarCraft Remastered: all’epoca riguardava soltanto una mappa, tuttavia a quanto pare il tentativo ha funzionato tanto da rendere meritevole StarCrafts di un ampliamento.

In effetti l’effetto visivo della total conversion è fantastico: ogni elemento grafico originale è stato rielaborato in maniera peculiare con lo stile del disegno di Burton, e ciò non riguarda soltanto l’aspetto delle unità, ma anche la resa d’insieme che appare molto accattivante e simpatica. I movimenti goffi delle unità, le loro faccine sorridenti, gli effetti visivi dei fucili che sparano, creano un insieme visivo straniante e semplicemente simpatico, donando nuova vita a un classico d’altri tempi.

Dai, ditelo pure: StarCrafts (la mod) è pucciosissimo <3

Una mod significativa

Il valore della storia che si cela dietro questa all’apparenza innocua notizia di “estetica” è proprio quello di confermarci che alcuni insegnamenti sulle dinamiche produttive del mondo del videogioco si nascondono dove meno ce lo aspettiamo.

Lo strano percorso che ha portato alla creazione di una total conversion cartoonesca di StarCraft (grande studio sviluppa un blockbuster -> un fan ne fa una parodia su Youtube da milioni di visualizzazioni->lo studio sfrutta il successo per donare creare nuovo materiale per il suo titolo) non ci racconta di come i confini fra produttori e consumatori siano ormai estremamente labili e si creino delle sinergie innovative che solo dieci anni fa sembravano inedite (complice anche il potere mediatico di YouTube), ma porta anche a riflettere sul futuro di molti classici del videogioco.

Gli esempi di rielaborazione di titoli come Starcraft o, andando un po’ indietro col tempo, Super Mario, non sono una novità, anzi sono stati da tempo sdoganati, così come l’attenzione delle major per le produzioni dal basso, ma quest’operazione è diversa, quasi la stessa operata da Warhol su alcune opere d’arte a lui precedenti: si tratta infatti di rileggere opere ormai consolidate del panorama videoludico attraverso codici visivi differenti, riscrivendo l’impatto dei giochi e reitnerpretandoli secondo un gusto personale e quasi artistico.

E se quello di StarCraft fosse solo un apripista di una nuova moda? Se gli sviluppatori tendessero a dare reinterpretazioni delle loro opere attraverso nuove modalità espressive per sperimentare? Voi come lo vedreste un Dark Souls renterpretato con i disegni morbidi di Super Mario?

Leggi anche: 5 motivi per cui la Corea Del Sud è l’Olimpo degli eSports

 

 

This post was published on 24 Giugno 2019 19:11

Fabio Antinucci

30 anni (anagraficamente, in realtà molti di più) ha alle spalle esperienze come copywriter, redattore multimediale e critico cinematografico, letterario e fumettistico, laureato con una tesi triennale su Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan e una magistrale su From Hell di Alan Moore. Appassionato di letteratura horror e fantastica, divoratore di film di genere di pessima lega (ma ha nel cuore pezzi da novanta come Kubrick, Mann e Kurosawa), passa le sue giornate fra romanzi di Stephen King, graphic novel d’autore e fascicoletti di Batman. Scrive (male) da una vita, e ha pubblicato un romanzo breve (Cacciatori di morte) e due librigame (quelli della saga di Child Wood). Crede che il gioco sia una forma di creazione e libertà, capace di farti staccare la spina e al contempo di far riflettere, ragionare, commuoverti e socializzare. Per questo gioca di ruolo da dieci anni (in particolare a Sine Requie, D&D, Vampiri la Masquerade e Brass Age) per questo adora perdersi di fronte alla sua Play. È innamorato del videogioco grazie a Hideo Kojima e al primo Metal Gear Solid, al quale ha giurato amore eterno, ma col tempo ha imparato ad amare gli open-world, gli action-adventure, gli rpg all’occidentale, i punta e clicca, a una condizione: che raccontino una bella storia.

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