O almeno questa è l’idea di Anita Sarkeesian di Feminist Frequency, nota opinionista e attivista per il miglioramento della rappresentazione del genere femminile all’interno dei videogiochi. La conclusione, pubblicata in un editoriale di Wired, è tratta dall’analisi delle conferenze E3 di Microsoft, Nintendo, Ubisoft, EA, Bethesda, Square Enix, e del PC Gaming Show.
Il grafico soprastante prende in considerazione i 126 giochi mostrati nelle suddette conferenze, estrapolando come solo il 5% del totale è caratterizzato da donne come protagoniste. La Sarkeesian, inoltre, fa notare come giochi nella categoria “opzioni multiple” non migliorino il quadro generale in quanto “un numero significante di questi giochi, inclusi Final Fantasy VII Remake, Final Fantasy VIII, Dragon Quest XI, The Last Remnant Remastered e altri sono chiaramente incentrati su eroi maschi“.
L’opinionista apprezza il fatto che giochi come Wolfenstein: Youngblood “forzino le persone a mettersi nei panni di una donna per giocare“, ma critica che “il mero numero [di titoli con protagonisti donne] non dica nulla in alcun modo sulla qualità di tale rappresentazioni […] in quanto non c’è garanzia che le suddette siano buone“. Rincarando ulteriormente la dose, “i giochi possono mettere la donna al centro rinforzando al contempo stereotipi dannosi o trasformando quelle donne in fantasie sessuali a beneficio dei giocatori eterosessuali di sesso maschile”.
Il tema fa discutere il web ormai da anni: se da un lato i “giocatori hardcore” vedono il loro hobby preferito “sotto attacco”, dall’altro è importante ricordare come il medium del videogioco sia ormai da lungo tempo non più appannaggio quasi esclusivo di giovani maschi, poiché la popolazione globale dei giocatori è sempre più prossima ad una pari divisione tra maschi e femmine – cosa che sembra non riflettersi nella rappresentazione di genere all’interno dei giochi stessi. Ma…
Se è vero che il grafico soprastante mostra come il numero di giochi presentati all’E3 con protagoniste donna è calato, è altrettanto vera la chiave di lettura opposta, ovvero che è anche l’anno col numero più basso di protagonisti uomo e quello col numero più alto di giochi che offrono scelta multipla nel sesso del giocatore. L’industria, insomma, pare starsi adeguando alle necessita di tutti i giocatori, offrendo sempre più giochi dove il sesso del protagonista è interscambiabile. Inoltre, non bisogna dimenticare che le conferenze E3, per quanto rilevanti, non rappresentino la totalità di giochi mostrati all’interno dell’evento, e che l’E3 stesso non rappresenta l’intera industria del videogioco – con centinaia di videogiochi grandi e piccoli in uscita ogni mese, l’E3 è un campione statistico piuttosto ridotto.
In altre parole: Anita, ma di cosa stiamo parlando?
This post was published on 18 Giugno 2019 15:02
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