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The Division – Il film: quando Netflix investe nel videogioco

Di tutti i panel previsti allo scorso E3, quello di Netflix era uno di quelli che più incuriosiva per la partecipazione, fino a quest’anno inedita, del servizio di streaming a un evento del genere. Fra le novità presentate ci sono ben due videogiochi basati su uno dei suoi brand storici, Stranger Things, e uno su The Dark Crystal, che presto approderà sugli schermi della creaturad i Red Hastings e, infine… un vero e proprio annuncio filmico, basato però su un grande nome del paronama videoludico: è infatti prevista la messa in onda di un film di live action di The Division, la fortunata serie action rpg di Ubisoft.

Una vera e propria sorpresa per i fan.

Jessica Chastain e Jake Gyllenhaal

Ciò che sappiamo del film

Il film acquisito da Netflix e diretto da David Leitch si preannuncia come un vero e proprio kolossal, con due protagonisti di eccezione, Jake Gyllenhaal (I segreti di Brokeback Mountain, Donnie Darko e molti altri) e Jessica Chastain (Interstellar e Crimson Peak) e dovrebbe trasporre al film le atmosfere asfissianti della serie di giochi tattici postapocalittici.
Quello dell’E3 è stato una sorta di annuncio a effetto, dunque allo stato attuale del lavori non abbiamo informazioni approfondite, ma alcuni elementi legati al brand e ai nomi coinvolti non possono che farci ben sperare.

Anzitutto, Jack Gyllenhaal e Jessica Chastain rappresentano due nomi di grido nello star system contemporaneo e due presenze fisse in molti blockbuster e film di genere di successo, dunque speriamo che la loro partecipazione al film sia stata concordata in seguito a una lettura della sceneggiatura che li abbia convinti. In seconda battuta, il regista del film, David Leitch, pur non avendo uno dei nomi più famosi dello scenario attuale è colui che ci ha donato Deadpool 2. Oltre a essere uno dei successi delle scorse stagioni, il film ha anche permesso a Leitch di mostrare il suo talento nella messa in scena e nella direzione, in grado di raccontare una storia al tempo stesso tesa, divertente ed emozionante.

Infine, a far ben sperare è anche il gioco trasposto, forte di un successo ormai consolidato e dotato di un’ambientazione evocativa in grado di appagare tanto i fan dei videogiochi quanto gli appassionati dei thriller fantapolitici di Tom Clancy, padrino di The Division come di molti altri titoli. Speriamo quindi in un buon action, ricco di tensioni e colpi di scena, in grado di farci passare un paio di ore di relax e brivido e magari peremettere ad altri di iniziare ad apprezzare i videogiochi di Ubisoft.

Prima e dopo The Division: Castlevania e…

Non è però la prima volta che Netflix tenta la strada della trasposizione di un titolo di successo: nel biennio 2017-2018 è stata infatti messa online una serie anime basata su Castlevania (qui la nostra recensione), dal buon successo, che ha avuto il grande merito di portare la storica saga all’attenzione delle nuove generazioni.

Un prodotto ben fatto, rispettoso della mitologia del gioco e dal design accattivante, che ha regalato al pubblico un buon dark-fantasy dalle venature horror.

Il fatto però che una major del calibro di Ubisoft abbia consegnato nelle mani di Netflix uno dei suoi brand di successo e tutt’ora attivi potrebbe lasciar intravedere degli scenari interessanti.

E’ vero che le acquisizioni del servizio di streaming sono ormai onnivore e a volte basate su standard qualitativi a volte discutibili, sue collaborazioni con le major del videogioco potrebbero dar vita a esperimenti di narrativa crossmediale sempre più efficaci, soprattutto in un’ottica di strategie commerciali.

Un artwork promozionale della seconda stagione dell’anime di Castlevania

Assassin’s Creed Lineage: chi se lo ricorda?

Ovviamente le nostre sono solo ipotesi, ma non sarebbe la prima volta che Ubisoft tenta la strada del cinema o della serialità per promuovere i suoi prodotti: già nel lontano 2009, sfruttando l’allora più diffusa piattaforma di streaming presente nella maggior parte dei paesi, ossia YouTube, la casa francese diffuse Assassin’s Creed: Lineage, una webserie di tre puntate dalla durata complessiva di 36 minuti che serviva come prequel di Assassin’s Creed 2, raccontando i fatti antecedenti l’arresto della famiglia di Ezio Auditore e dunque l’inizio di uno dei titoli di maggior successo di quegli anni (qui trovate il montaggio completo degli episodi in italiano).

Con questa prima seria partnership fra i due giganti dobbiamo forse prepararci ad altre operazioni di questo tipo?

Forse, e forse ancora più ambiziose visti i nomi coinvolti, nella speranza che i film prodotti siano molto più vicini alla qualità di Lineage che a quella del film di Assassin’s Creed con Michael FassbenderJeremy Irons e Marion Cotillard del 2017.

Se volete continuare questa discesa nel cinema videoludico, leggete il nostro speciale su Indiana Jones.

This post was published on 17 Giugno 2019 17:14

Fabio Antinucci

30 anni (anagraficamente, in realtà molti di più) ha alle spalle esperienze come copywriter, redattore multimediale e critico cinematografico, letterario e fumettistico, laureato con una tesi triennale su Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan e una magistrale su From Hell di Alan Moore. Appassionato di letteratura horror e fantastica, divoratore di film di genere di pessima lega (ma ha nel cuore pezzi da novanta come Kubrick, Mann e Kurosawa), passa le sue giornate fra romanzi di Stephen King, graphic novel d’autore e fascicoletti di Batman. Scrive (male) da una vita, e ha pubblicato un romanzo breve (Cacciatori di morte) e due librigame (quelli della saga di Child Wood). Crede che il gioco sia una forma di creazione e libertà, capace di farti staccare la spina e al contempo di far riflettere, ragionare, commuoverti e socializzare. Per questo gioca di ruolo da dieci anni (in particolare a Sine Requie, D&D, Vampiri la Masquerade e Brass Age) per questo adora perdersi di fronte alla sua Play. È innamorato del videogioco grazie a Hideo Kojima e al primo Metal Gear Solid, al quale ha giurato amore eterno, ma col tempo ha imparato ad amare gli open-world, gli action-adventure, gli rpg all’occidentale, i punta e clicca, a una condizione: che raccontino una bella storia.

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