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Come organizzare un buon evento all’E3: guardare EA e fare l’opposto

L’E3 2019 è cominciato col botto grazie ai fuochi d’artificio sparati da EA durante la sua “conferenza”. Secondo la nostra modestissima opinione, questo showcase ha dettato le regole su come organizzare un buon evento a tema videogiochi.

Chiunque voglia organizzare un evento all’E3 che funzioni e desti scalpore deve guardare Electronic Arts e seguire questi cinque semplicissimi, ma fondamentali, principi.

5 regole per organizzare un evento all’E3 made in EA

Giocarsi il titolo migliore come se fosse un Fifa quals… ah, no.

La conferenza di EA si è aperta, tralasciando le chiacchiere, con 15 minuti di gameplay di Star Wars Jedi: Fallen Order. Era senza dubbio il gioco più atteso perché la fanbase della saga fantascientifica è enorme, e di giochi davvero ben fatti su di essa non se ne vedono da un bel po’. Ebbene, partiamo dal presupposto che ciò che abbiamo visto ci ha convinto, ma senza farci diventare paonazzi dalla gioia. Fallen Order si presenta come un gioco in single player (finalmente) con fasi platform godibili e un buon combat system.

Il punto, però, non risiede nella qualità del prodotto che sembra nella media, ma su come questo è stato proposto: un po’ di preamboli inutili, qualche timido applauso da parte di un pubblico non molto coinvolto e parte il filmato. Dopo il video, il presentatore invita sul palco due membri dello studio di sviluppo e dà inizio a una sequela di discorsi dimenticabili. Poi si passa al countdown per il gioco successivo.

Ora, non diciamo che avrebbero dovuto invitare gli Iron Maiden e creare una suspense che fumata bianca del Papa levati proprio, ma un minimo di presentazione più accorata per il titolo di punta ce la saremmo aspettata.

Durare 4 ore di cui tre piene di chiacchiere e volti sotto sedativi

Durante l’EA Play sono stati mostrati il gioco di Star Wars, Battlefield V, Fifa 20, roba su Apex Legends, Madden NFL, ma di queste cose non è che abbiamo visto chissà quanto e chissà cosa, nonostante l’evento sia durato un bel po’, diciamo anche troppo.

Avete presente quando un videogioco vi dura 20 ore, ma 12 di queste sono filmati? Ecco, la conferenza EA all’E3 2019 ha mostrato più chiacchiere e volti annoiati. Il pubblico era poco partecipe e sembrava palese che alcuni degli astanti fosse lì quasi per caso. A un certo punto, durante la live che Player.it ha trasmesso sui social, si è paventata l’ipotesi che molti fossero sotto sedativi.

Durare meno mostrando solo i giochi, lasciando liberi gli spettatori il prima possibile? Forse sarebbe stato leggermente meglio e avrebbe dato maggiore spessore ai contenuti.

Assumere un presentatore palesemente sotto botta

Dobbiamo riconoscerlo, quest’anno gli episodi cringe sono stati molto meno, ma rimane il fatto che i presentatori dovrebbero evitare di diventare i protagonisti, soprattutto se si tenta di fare i simpatici senza riuscirci.

Nulla contro chi ha introdotto i giochi e ha intervistato gli ospiti, e capiamo che un minimo di show sia necessario farlo, ma EA dovrebbe forse pensare più ai contenuti che ad assumere persone buttate nella mischia per coprire i buchi di un evento che aveva il ritmo di una puntata del Maurizio Costanzo Show.

EA, però, non ha Demo Morselli.

Portare contenuti stantii come il pane di un panettiere fallito da due anni

I giochi EA possono piacere o meno, per carità, e durante la live, il nostro responsabile Daniele ha detto una cosa sacrosanta: la maggior parte dei titoli dell’azienda americana non incontrano i gusti dei membri dello staff di Player.it, perché appartenenti a un target diverso. Questo non significa che non possano piacere, il problema è che ogni tanto un prodotto più fresco non farebbe schifo.

Lo stesso Apex Legends, nonostante sia recente, a noi sembra nato già vecchio forse perché appartenente a un genere di cui il mercato videoludico è saturo e già non ne può più.

I giochi di calcio e sportivi in generale hanno una cadenza annuale e ci sta tutto visto che le stagioni sportive si rinnovano di anno in anno, ma proprio per questo EA potrebbe iniziare a pensare a non mettere quei titoli al centro dell’attenzione. Lo sappiamo benissimo, FIFA tira tantissimo e vende sempre un gran bene, e il nostro discorso non vuole essere una denigrazione della simulazione calcistica, ma una constatazione: EA presenta quasi sempre le stesse cose.

Fare un brainstorming per capire se presentarsi è una buona idea

È un po’ una provocazione. EA ha organizzato in occasione dell’E3 non una classica conferenza, ma un proprio evento denominato EA Play, ma allora ci chiediamo: non sarebbe meglio fare come ha fatto Sony che non si è proprio presentata, ma ha informato i propri fan dei giochi in cantiere grazie al suo State of Play?

Un video di pochi minuti con brevi presentazioni dei giochi (escluso Star Wars Jedi: Fallen Order che, ripetiamo, avrebbe meritato contesto migliore) e tanti saluti a tutti.

Fare cose più piccole e intime non significa fare peggio degli altri, anzi.

 

Ecco, queste sono le regole dettate da EA, e il nostro consiglio è prenderle e fare l’esatto opposto. Ovviamente, questo articolo è scherzoso e non vuole schernire nessuno, né l’azienda né i fan dei giochi EA. È solo un modo per prendere e prendersi un po’ in giro… e per rimanere anche svegli.

Leggete anche cosa pensiamo della conferenza Microsoft.

This post was published on 8 Giugno 2019 21:20

Michele Longobardi

Laureato in Lettere moderne, scopro la passione per il giornalismo quasi per caso. I videogiochi sono il mio più grande amore e così decido di coniugare le due cose. Il giornalismo videoludico diventa la mia forma finale. Per me i videogiochi sono una forma d'arte e guai a dirmi il contrario. Appassionato di tutto ciò da cui sgorga sangue: cinema horror (registi preferiti Argento e Romero), letteratura gialla e dell'orrore (autori preferiti Christie, Poe e Lovecraft) e ovviamente i videogiochi del genere (Silent Hill e Resident Evil sopra ogni cosa). Il mio videogioco preferito di sempre è Fahrenheit che ho finito un numero non precisato di volte, da lì scaturisce la mia ammirazione per tutti i lavori di David Cage. La mia "carriera" videoludica è segnata da un marchio da cui non sono mai riuscito a staccarmi: PlayStation! In circa 20 anni di gaming, ho completato più di 800 titoli.

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