Le lootbox stanno avendo vita progressivamente più difficile in praticamente tutto il mondo. Nonostante qualcuno ancora creda in un modello economico sostenibile legato al rilascio di tali tipi di gimmick, numerosi enti legislativi in tutto il mondo stanno equiparando le casse al gioco d’azzardo con leggi apposite. C’è un intero genere economico proveniente dal giappone, il Gacha Game, che rischia di scomparire in modo assoluto a causa della sua struttura lootboxcentica a causa di queste leggi.
Il colpo di grazia per tale genere sembrerebbe provenire dagli Stati Uniti d’America: recentemente, il senatore Josh Hawley, ha proposto un disegno di legge chiamato The Protecting Children From Abusive Games Act che cerca di regolamentare i videogiochi con pratiche di guadagno legate alle microtransazioni. Ciò che preoccupa maggiormente il mondo degli sviluppatori è la struttura della legge che, nonostante nel nome reciti bambini, ha una portata praticamente assoluta e andrebbe a toccare anche i videogiochi legati unicamente ad un pubblico adulto.
Il Protecting Children From Abusive Games è l’avanguardia legislativa nel mondo delle lootboxes. Il suo obbiettivo è quello di fermare tutti quei videogiochi che vendono microtransazioni in grado di dare dipendenza, in modo non differente da quello che succede nel cervello di chi pratica regolarmente gioco d’azzardo. Il giovane senatore americano, all’interno di un intervista con Kotaku, ha dichiarato che la sua proposta di legge andrà a toccare le lootbox e le meccaniche pay to win, lasciando fuori giusto gli oggetti cosmetici (Fortnite si ritroverebbe al sicuro, in sostanza), livelli di difficoltà aggiuntivi e tutti i contenuti che vanno acquistati una singola volta.
A volare fuori dai giochi sarebbero tutte quelle microtransazioni che promuovono il continuare a giocare: nessun acquisto per continuare a giocare, nessun acquisto necessario per velocizzare la velocità di esecuzione delle azioni, nessun acquisto per risparmiare tempo; niente di tutto questo finirà all’interno del mondo post PCFAG.
Secondo Chris Overmale di Destructoid sarà il mondo dei Gacha Games a subire il peggior contraccolpo, visto la centralità delle microtransazioni all’interno degli equilibri di gioco. I Gacha Games sono un genere videoludico prevalentemente mobile di grandissimo successo nel paese del sol levante.
Tre sono i decorsi possibili per questa vicenda:
La terza opzione è, a gli occhi del giornalista, quella migliore dal punto di vista videoludico: già in Giappone esistono videogiochi Gacha che propongono sistemi di monetizzazione alternativi. Un perfetto esempio è Granblue Fantasy (di cui aspettiamo gli spin off console) che sta iniziando a monetizzare anche attraverso la vendita di oggetti cosmetici e skins per i personaggi del gioco.
Cosa succederebbe all’ecosistema del PC Gaming con la messa in funzione di una simile legge?
Per nostra fortuna il mondo PC non possiede molti videogiochi lootbox centrici, se togliamo modalità specifiche come la FUT di Electronic Arts o alcune opinabilissime scelte fatte da Electronic Arts con il suo Battlefront II. Nel mondo dei videogiochi ci sono esempi come Path Of Exile che dimostrano la possibilità di successo nel mondo dei Free To Play senza doversi per forza appoggiare su microtransazioni invasive; una volta che si ha un core gameplay non è necessario monetizzare le ore di gioco, basta puntare sull’aspetto estetico.
Anche Dota2 è un perfetto esempio di come le microtransazioni possano venir utilizzate in modo saggio da una software house per monetizzare un titolo: nel corso della sua storia, il videogioco di Valve ha raggiunto montepremi incredibili per i suoi tornei grazie alla vendita di contenuti prevalentemente estetici per più di un centinaio di milioni di dollari.
Il mondo dei videogiochi mobile potrebbe prendere ispirazione da alcuni sistemi di monetizzazione premium originati nella storia dei videogiochi PC per sopravvivere. Invece che affidarsi al continuo rimaneggiarsi di lootbox, i gacha games potrebbero vendere pacchetti di contenuti in modo non dissimile dalle espansioni che hanno caratterizzato (e caratterizzano tutt’ora, anche se in modo minore) il mondo dei MMORPG. La sopravvivenza del mondo mobile potrebbe avvenire anche grazie ad un sempre maggior numero di pubblicità, anche se non è scontato che tale modello di business sia sostenibile in tal senso.
Al momento il territorio europeo è più o meno al sicuro: tolto il Belgio, nazione dove le lootbox sono considerate alle stregue delle slot machine, gli altri stati non possiedono regolamentazioni in merito e potrebbero semplicemente ricevere versioni senza microtransazioni dei videogiochi incrediminati, esattamente come Blizzard, Valve e 2K hanno fatto nella stragrande maggioranza dei casi. Gli ultimi videogiochi a perire nel mercato belga sono stati Fire Embles Heroes e Animal Crossing: Pocket Camp, motivo per cui Nintendo ha annunciato di non pubblicare più all’interno di tale territorio nazionale videogiochi con determinati sistemi di monetizzazione.
Quello davanti cui probabilmente ci si ritroverà, in un eventuale futuro, è un mercato diviso dalle leggi nazionali.
Il rischio tangibile è di trovarci davanti dei videogiochi pericolosamente sbilanciati a causa della mancanza di una delle meccaniche fondanti degli stessi (come è stato per Middle Earth: Shadow Of War) o davanti a titoli semplicemente incompleti. Non sarebbe ora di trovare un punto comune, una regolamentazione legata a console e sistemi operativi, dove cui basare i prossimi sistemi di monetizzazione che andranno a caratterizzare il mondo dei videogiochi gratuiti?
This post was published on 27 Maggio 2019 16:02
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