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Ready at Dawn ci riprova dopo le critiche a The Order 1886: erano giuste?

Ready at Dawn è balzata agli onori della cronaca nel 2015 con un videogioco dall’enorme potenziale, quel The Order 1886 che ha raccolto grandi lodi per il suo comparto tecnico, ma anche tante bastonature su tutto il resto. Il team di sviluppo con base in California ha deciso di riprovarci e di tirare fuori un altro gioco tripla A.

Durante un’intervista rilasciata a GamesBeat, il fondatore di Ready at Dawn, Ru Weerasuriya, ha spiegato che lo studio è al lavoro su un videogioco per realtà virtuale, infatti, dopo Lone Echo e Echo Combat, la loro esperienza sul campo è notevolmente aumentata.

Oltre a questo titolo VR, però, è in lavorazione – ci vorrà ancora tempo per qualsiasi annuncio, anzi, probabilmente dovremo aspettare la nuova generazione – un altro videogioco tripla A che metterà insieme tutte le dinamiche sulla narrazione e sulle meccaniche di gioco che il team americano ha appreso in questi anni.

Stiamo lavorando anche a un titolo tripla A per console, è qualcosa che stiamo sviluppando internamente e molte delle lezioni che abbiamo imparato sulla narrativa, sull’immersione, sulle meccaniche di gioco, le stiamo riportando su questo progetto. È ancora nella fase di prototipo, stiamo costruendo un sacco di cose e lo stiamo finanziando noi stessi.

Alla notizia, molti hanno sentenziato che possa trattarsi del sequel diretto proprio di The Order 1886. Dobbiamo calmare un po’ gli animi: sappiamo quasi per certo che NON ci sarà un seguito per The Order 1886. Questo nuovo progetto sarà qualcosa di diverso e, nelle speranze degli sviluppatori, qualcosa che possa accontentare davvero tutti.

Ecco, partendo proprio da questo, chi scrive questo articolo si pone una domanda: The Order 1886 era davvero così disastroso? Personalmente a me piacque molto e considerai poco convincenti le critiche. E ora vi spiego anche perché.

The Order 1886 era così male?

The Order 1886? Bel film, ma io ho comprato un videogioco! Questo è il commento che si legge spesso sui forum e sui social riguardo al titolo Ready at Dawn. The Order 1886 è uno di quei casi in cui un prodotto o si ama o si odia, infatti, la spaccatura nella critica popolare tra chi lo ha apprezzato e gli ha conferito pieni voti e chi, al contrario, lo ha criticato aspramente è molto ampia.

The Order 1886 presenta un contesto scenico, una sceneggiatura e una regia di altissimo livello. Parlare delle qualità tecniche di questo gioco risulta quasi superfluo. Ancora oggi, a distanza di quattro anni, la grafica di The Order è da considerarsi sbalorditiva, al limite quasi del fotorealismo. Tutti sono concordi su questo dato, ma come ben sappiamo un bel videogioco deve avere anche, se non soprattutto, ben altre doti. È il gameplay che deve tenere incollati allo schermo; ebbene, il gameplay di The Order è di assoluto rispetto.

In questo titolo il gameplay non esiste, è solo una serie interminabile di filmati: falso!

The Order 1886 si può considerare uno sparatutto in terza persona, con tanto di coperture, a cui si affiancano anche fasi platform, queste in verità poche e assolutamente trascurabili, fasi stealth e molti QTE. Le fasi shooting appaiono sviluppate con molta cura, non molto impegnative, ma comunque appaganti.

Le fasi stealth sono migliorabili, anch’esse soffrono di una certa linearità di fondo, ma quel che ci preme dire è che queste sezioni che formano il gameplay di The Order 1886 esistono, sono presenti. Sentendo alcuni fruitori del titolo uscito nel 2015 (e molti altri che, invece, non l’hanno giocato, ma vogliono dire la propria comunque, solo per aver visto dei filmati su Youtube), sembra quasi che non si tocchi mai il pad, che non si schiaccino mai i tasti. È innegabile che le cutscenes possano sembrare invadenti, ma la spiegazione potrebbe nascondersi nella strana struttura con cui i capitoli sono stati disposti.

È effettivamente fastidioso vedere un intero filmato spacciato come un capitolo di gioco, venire dopo la cutscene finale del capitolo precedente. Gli sviluppatori avrebbero potuto unire alcuni di questi capitoli diminuendo così il loro numero, lasciando invariata la longevità. Una longevità che si aggira sulle 8/10 ore (non 4), nella media degli action dell’epoca.

Non bisogna tralasciare, oltretutto, le parole di Andrea Pessino, uno dei fondatori di Ready at Dawn, che in risposta a un follower su Twitter, in tempi non sospetti, affermò: “Dobbiamo solo fare un gioco migliore la prossima volta, e lo faremo”. Le parole di Pessino dimostrano che The Order 1886 è stato a tutti gli effetti un esperimento, venuto in maniera eccezionale, ma senza dubbio lacunoso sotto molti punti di vista. Negare i suoi difetti non sarebbe giusto, come non lo è enfatizzarli ed esasperarli arrivando a vedere cose che non esistono.

The Order 1886 non è solo un film, è un videogioco a tutti gli effetti. Scontato dirlo? Non sembrerebbe visto il fango gettato su di esso. Raccontare una bella storia, ambientata in una delle epoche più affascinanti di sempre, unendo saggiamente elementi fantastici e personaggi realmente esistiti (Nikola Tesla, Jack lo Squartatore, ad esempio), non è certo una colpa. Un gameplay noioso e pieno di sbavature, avrebbe dato ragione ai critici cronici, ma così non è stato.

Ecco, se proprio dobbiamo fare una critica, vogliamo farla, incredibile ma vero, proprio sulla trama. Avremmo approfondito la storia di Jack lo Squartatore, raccontata in maniera fin troppo superficiale. Non avrebbe disturbato, al limite, l’inserimento di sezioni ”investigative”, imitando un altro gioco molto bistrattato ingiustamente, L.A. Noire.

Voi cosa pensate di The order 1886? Fatecelo sapere nei commenti.

This post was published on 24 Maggio 2019 11:35

Michele Longobardi

Laureato in Lettere moderne, scopro la passione per il giornalismo quasi per caso. I videogiochi sono il mio più grande amore e così decido di coniugare le due cose. Il giornalismo videoludico diventa la mia forma finale. Per me i videogiochi sono una forma d'arte e guai a dirmi il contrario. Appassionato di tutto ciò da cui sgorga sangue: cinema horror (registi preferiti Argento e Romero), letteratura gialla e dell'orrore (autori preferiti Christie, Poe e Lovecraft) e ovviamente i videogiochi del genere (Silent Hill e Resident Evil sopra ogni cosa). Il mio videogioco preferito di sempre è Fahrenheit che ho finito un numero non precisato di volte, da lì scaturisce la mia ammirazione per tutti i lavori di David Cage. La mia "carriera" videoludica è segnata da un marchio da cui non sono mai riuscito a staccarmi: PlayStation! In circa 20 anni di gaming, ho completato più di 800 titoli.

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