“Che? Quella cosa per parlare con gli spiriti nell’aldilà? Che c’entra coi videogiochi?” – se avete pensato a queste domande, state confondendo la console Ouya con la tavola Ouija. Non vi biasimiamo: la console Android uscita nel 2013 non ha minimamente riscosso il successo sperato, e la sua proprietà è stata svenduta a Razer in soli due anni dal lancio. Razer, oggi, ha annunciato che dismetterà completamente i servizi legati alla suddetta console.
I servizi Ouya cesseranno il 25 giugno
Questo significa che qualsiasi funzionalità online che attraversa i server di Ouya non sarà più attiva a partire da tale data. Se siete tra gli (s)fortunati proprietari di tale superfluo aggeggio tecnologico, e per qualche ragione avete dei fondi rimasti nel portafoglio della piattaforma, è bene che li consumiate il prima possibile poiché saranno persi. Similmente, assicuratevi di scaricare localmente tutti i giochi da voi acquistati prima che lo store chiuda per sempre, impedendovi per sempre di poterli riottenere.
Le stesse informazioni valgono anche per i rispettivi servizi delle mini-console Android Forge TV e MadCatz MOJO, tutti proprietà di Razer come Ouya. Maggiori dettagli direttamente sul sito di Razer.
Ma cos’è Ouya?
Domanda più che legittima. Ouya è stato il tentativo (fallito) di trasportare il gaming mobile per Android nelle TV dei nostri salotti. Sulla carta sembrava un’ottima idea: tantissimi giocatori – sopratutto quelli meno giovani – non apprezzano giocare usando il proprio smartphone, ed Ouya offriva l’opportunità di poter finalmente godere dei migliori titoli mobile comodamente seduti sul divano di casa propria con un controller in mano. Approdata su Kickstarter, Ouya fece presto notizia in tutto il mondo grazie all’idea innovativa e al costo ridotto (99 dollari) e, al suo tempo, diventò l’ottavo progetto più finanziato della piattaforma di crowdfunding (oggi occupa comunque un rispettoso nono posto).
Il lancio, tuttavia, fu molto meno entusiasmante della lunga campagna di marketing che lo precedette: il controller (che costituivà metà del costo della console) era di pessima fattura, lo store possedeva un numero di titoli piuttosto ridotto e meno ancora degni di nota, e spesso e volentieri questi giravano meglio su smartphone che su Ouya.
Non bastasse la scarsa lungimiranza dei produttori, la natura open-source di Android portò decine di produttori di aziende a creare le loro mini-console basata sul medesimo sistema, che spesso e volentieri offrivano hardware migliore di Ouya (così come i molti smartphone usciti dall’annuncio di Ouya fino al suo rilascio). Per riassumere, la console è stata rilasciata in uno stato discutibile, circondata da competitor, povera di contenuti, e con un hardware datato – la formula perfetta per un disastro.
Fine dei giochi. Per tutti.
Non ci volle molto prima che Ouya si rendesse conto che la situazione non potesse essere salvata. La conseguenza? Julia Uhrman, CEO e co-fondatrice dell’azienda, abbandonò la nave e vendette la compagnia a Razer, che annunciò da subito di non aver intenzione di continuare a supportare l’hardware di Ouya per oltre un anno. Infatti, l’investimento si rivelò un modo per riciclare la libreria software di Ouya per la propria console, Forge TV.
Per quanto Forge TV ed altre mini-console si siano rivelate migliori di Ouya, nessuna di loro ha sfondato il mercato, che nel frattempo si è riempito di controller per smartphone, headset VR, ed altre tecnologie che rendevano generalmente inutili le console Android – come le smart TV, spesso in grado di riprodurre videogiochi.