Phil Spencer, capo della divisione Xbox presso Microsoft, ha pubblicato ieri un post sul blog ufficiale di Microsoft dal titolo “Videogiochi: una forza unificante per il mondo“. Due i punti focali: primo, “il gaming è per tutti“, secondo, “il gaming deve promuovere e proteggere la sicurezza di tutti“. Quest’ultimo punto, di particolare rilievo, è un invito aperto all’industria a difendere sé stessa e i propri consumatori dall’atteggiamento “tossico” di una parte dei medesimi.
Il buon Phil vorrebbe vedere i giocatori uniti per il benessere comune
Il mondo del gaming multiplayer ha fatto passi da giganti: dai lan party domestici in garage odoranti di pizza, ascelle sudate e patatine degli anni ’90, siamo giunti ai tornei organizzati in arene e trasmessi in streaming a milioni di spettatori. Con l’evoluzione del medium si sono evolute anche le offese: se un tempo i vincitori “umiliavano” i perdenti con neologismi come “n00b“, mentre i perdenti si accontentavano di più generiche e popolari offese rivolte ai parenti di sesso femminile dell’avversario, oggi la situazione ha risvolti decisamente più pesanti – e talvolta persino tragici.
Vivendo in un mondo sempre più interconnesso (smartphone, social media, eccetera), è molto facile reperire informazioni sulle persone con cui si sta giocando, e per i malintenzionati questa è spesso un’occasione per passare dagli insulti generici agli attacchi personali su base di sesso, razza, religione, politica e così via, arrivando persino ad atti sconsiderati e sadici come lo swatting, un fenomeno tristemente noto negli USA che consiste nel diramare false allerte alla polizia finalizzate a spingere le forze dell’ordine ad irruzioni violente all’interno della casa del malcapitato giocatore – in alcuni casi, questo ha causato addirittura delle vittime.
Per questo, Phil ritiene che le community debbano essere protette: Xbox ha creato un team di sicurezza chiamato “Defenders of Joy” il cui scopo è tutelare la community di giocatori contro atti di violenza verbale, bigottismo, misoginia e razzismo, poiché “il gaming è disegnato in modo unico per l’uguaglianza“.
Phil Spencer crede che il gaming sia di tutti: non esiste una elite di giocatori in quanto il mondo è popolato da oltre due miliardi e mezzo di giocatori, la maggior parte dei quali adulti, e quasi la metà dei quali sono donne. In questo scenario, è evidente come il medium non è più una prerogativa di adolescenti maschi: i giocatori sono persone di ogni età, provenienza e classe sociale, ed il gaming – sempre secondo quanto riportato da Phil – è un forte incentivo alla creazione di comunità di amici con una passione comune, così come anche un modo per calare lo stress, e addirittura migliorare le proprie capacità analitiche e di leadership.
Microsoft ed Xbox hanno spesso mostrato interesse nel consentire l’accesso ai videogiochi anche alle fasce più deboli della popolazione dei giocatori, come dimostrato da iniziative come l’Xbox Adaptive Controller, studiato appositamente per le persone con deficit motori.
This post was published on 21 Maggio 2019 13:11
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