La cina è un mercato che fa tantissima gola a moltissime aziende: un miliardo di persone, una delle userbase più grandi del mondo abituatissime ai games for service, ai videogiochi mobile e ad un sacco di pratiche super redditizie non altrettanto popolari nel resto del mondo. Ottenere il permesso alla monetizzazione è però qualcosa di estremamente complicato.
Un videogioco che non sembra avercela fatta all’interno di tale mercato è PUBG Mobile, il battle royale di Bluehole Games che tanto successo aveva ricevuto in occidente grazie al traino della versione PC/Console e all’assenza di Fortnite su telefoni cellulari.
Secondo quanto dichiarato da Tencent, PUBG Mobile non ha ottenuto tali permessi e pertanto l’azienda cinese ha deciso di puntare su di un altro videogioco pericolosamente simile: Game For Peace.
Tencent ha annunciato di aver interrotto il supporto alla versione mobile di Playerunknown’s Battleground a causa dei problemi avuti nell’ottenere l’approvazione necessaria alle pratiche di monetizzazione.
Cosa vuol dire ciò?
Tencent, quando ha pubblicato la versione test del titolo, ha dovuto seguire un iter legato al mondo delle leggi cinesi ed è rimasta invischiata in un limbo per diversi mesi, non sapendo se il suo titolo fosse pronto per il mercato mobile cinese o meno.
Questo fu colpa dello stop che il governo cinese impose al China’s New State Administration Of Press And Publication sei mesi fa, al fine di poter studiare meglio le caratteristiche che i videogiochi dovrebbero avere per poter minimizzare la miopia nei più piccoli.
Nonostante questo stop sia finito da qualche giorno, l’organo regolatore del governo cinese si è ritrovato con una quantità incredibile di lavoro arretrato e sta pian piano sfoltendo il suo backlog, come alle volte facciamo noi videogiocatori accumulatori compulsivi.
Tencent, in seguito a tutto questo, sembra si sia stancata ed abbia deciso di puntare su altro, in modo piuttosto intelligente ad onor della cronaca.
Secondo quanto riportato da Endgadget, sembra che Tencent abbia iniziato a convertire la playerbase guadagnata con PUBG Mobile su un altro videogioco battle royale chiamato Game For Peace. Quest’ultimo sembra assomigliare in modo palese all’originale titolo di Bluehole, pur portando con se alcune importanti differenze a livello tematico.
Game For Peace è un videogioco battle royale tecnicamente molto simile a PUBG Mobile con un importante twist: il governo cinese ha già approvato la monetizzazione in-game del titolo durante il mese di aprile.
Secondo dei calcoli fatti da Reuters se Tencent riuscisse a portare i 70 milioni di utenti guadagnati sulla piattaforma test per PUBG all’interno di Game For Peace riuscirebbe a guadagnare annualmente qualcosa tra gli 1.18 miliardi di dollari e i 1.48 miliardi di dollari, cifre di rilievo.
Tencent stessa mostra però posizioni contrastanti sulla faccenda: a suo dire PUBG Mobile e Game For Peace sono videogiochi estremamente differenti; la cosa contrasta fortemente con la realtà dei fatti considerando che i giocatori avviando Game For Peace si sono ritrovati progressi molto simili a quelli ottenuti sul titolo Bluehole.
“Ho aggiornato PUBG Mobile a Game For Peace e il titolo mi ha fatto ottenere lo stesso livello d’esperienza. Le differenze tra PUBG Mobile e Game For Peace sono minime, Tencent ha semplicemente spinto nel trasformare il titolo in qualcosa che sarebbe potuto andare bene al governo incensando l’aspetto socialista della guerra al fine di ottenere l’approvazione per la monetizzazione in game” ha dichiarato un giocatore intervistato da Gamasutra
Secondo il sopracitato giocatore intervistato da Gamastutra, i titoli sono praticamente identici e la differenza sostanziale è nascosta nell’intenzione di Tencent di ottenere l’approvazione da parte del governo per la monetizzazione del titolo; il nome Game For Peace sembrerebbe anche omaggiare in qualche modo l’aeronautica cinese.
Oltre a ciò sembra che Game For Peace sia decisamente meno violento del suo paparino: il sangue e l’aspetto gore del titolo sono stati completamente rimossi, a favori di una serie di scelte più family-friendly. Sparare agli avversari non li farà sanguinare ne morire; quando un nemico perde tutti i punti vita questo si accascia, posiziona una lootbox a terra e saluta il campo di battaglia per poi scomparire.
La vicenda PUBG/Game For Peace sembra un caso tristemente attuale di politica che si interseca all’interno del mondo dei videogiochi; cosa non si fa per un po’ di monetizzazione?
This post was published on 9 Maggio 2019 11:57
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