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Borderlands 3: sorgono problemi con i doppiatori del gioco

Nonostante le innumerevoli presentazioni e l’incredibile hype che sta nascendo nei confronti del nuovo titolo di Gearbox, sembra anche non sia tutto solo rose e fiori per Borderlands 3.

Nel corso dell’ultimo mese numerosi problemi riguardanti dichiarazioni mal interpretate ed ingaggi falliti sono gravitate intorno allo sviluppo del titolo. L’ultima indiscrezione riguarda l’ingaggio dello storico doppiatore di Claptrap, che non presterà la propria voce all’iconico e fastidioso robottino a causa di un mancato pagamento.

Queste e molti altri problemi sembrano però avere un’origine comune: una cattiva comunicazione tra la stampa, gli agenti dei doppiatori e la stessa Gearbox. Vediamo insieme alcuni di questi casi.

L’assenza di Troy Baker nel cast di Borderlands 3

 

 

Troy Baker è uno dei doppiatori anglofoni più riconosciuti e famosi all’interno del panorama videoludico. Ha doppiato personaggi come Booker DeWitt in Bioshock Infinity, Snow Villiers in Final Fantasy XIII, Talion in Shadow of Mordor e soprattutto ci ha regalato la straordinaria performance attoriale di Joel in The Last of Us. 

Baker ha anche prestato la voce al personaggio di Rhys Strongfork, protagonista di Tales from the Borderlands, spin-off del franchise Gearbox sviluppato dalla defunta Telltale. Rhys è uno dei personaggi più amati di Borderlands anche grazie alle doti attoriali di Baker, che lo hanno caratterizzato a tal punto che rimane difficile per i fan separare il doppiatore dal personaggio.

Dal momento che Rhys è comparso nel trailer di annuncio di Borderlands 3, i fan sono rimasti alquanto sconcertanti dallo scoprire che Baker non avrebbe doppiato l’iconico personaggio e che sarebbe stato sostituito da Ray Chase, altro famoso doppiatore che ha prestato la propria voce a Noctis in Final Fantasy XV e Genichiro in Sekiro: Shadows Die Twice. 

 

 

Alla domanda della mancata cooperazione tra Gearbox e Troy Baker, lo stesso Randy Pitchford, CEO di Gearbox, ha risposto in un tweet dicendo che è stato lo stesso Baker a rifiutare la proposta di tornare a doppiare Rhys. Il problema è sorto quando il voice actor ha espresso la sua, spiegando come non ha mai ricevuto una richiesta di lavoro né dalla Gearbox né dallo stesso Pitchford, e che anzi avrebbe voluto partecipare al progetto per tornare a doppiare Rhys, in quanto fan del personaggio e del franchise.

In un’intervista a OnlySP, Baker ha commentato così il malinteso:

Non ho detto che non sarei tornato. Anzi, ho detto che amerei poter tornare. Gearbox ha detto che non sarei tornato. Le loro dichiarazioni sembrano esprimere dei pensieri particolari, ecco, quindi…quindi penso sia interessante che Randy Pitchford abbia tweettato che sono stato io a rifiutare l’offerta. In seguito ha solamente detto che ha “sentito” che io abbia rifiutato l’offerta. Personalmente io verificherei un’affermazione simile prima di scriverci un tweet e pubblicarlo su Internet. 

 

I dissapori tra Pitchford e Claptrap (il voice actor, non il robottino)

 

 

Un discorso analogo ma forse anche più curioso è avvenuto per quanto riguarda il voice actor di ClaptrapDavid Eddings. Eddings non è stato solo la storica voce del robottino più fastidioso della storia dei videogiochi, ma anche un ex-dipendente di Gearbox Software, e si è ritrovato quasi per caso a doppiare l’iconica mascotte di Borderlands.

Eddings in passato ha sempre prestato la propria voce gratuitamente, ma per Borderlands 3 sembrerebbe che abbia chiesto un compenso vero e proprio a Gearbox, ed in tutta risposta Pitchford ha allontanato il proprio dipendente. Eddings ha poi chiarito questa frattura su twitter rispondendo alle domande dei fan, e la risposta di Gearbox è arrivata solo ora.

 

 

Lo stesso Pitchford ha spiegato come Eddings sia diventato col tempo arrogante e presuntuoso, e come i rapporti tra la compagnia ed il suo dipendente si fossero incrinati già da tempo. Il CEO ha anche spiegato che in verità è stata offerta una cospicua donazione ad Eddings per il suo impegno in Borderlands, con tanto di un nuovo contratto dalla durata raddoppiata e pieno di benefici che però il dipendente ha prontamente rifiutato.

Nessuno ha costretto Eddings ad un lavoro che andasse oltre le sue competenze da developer – spiega Pitchford – Ha voluto quel ruolo e se l’è preso. Il problema ora è che il signor Eddings è amareggiato e rancoroso riguardo al suo licenziamento che lui stesso ha voluto. Non voglio forzarlo a fare una cosa che non vuole fare, poiché l’assenza di motivazione influisce sul lavoro. 

Anche qui Eddings ha commentato che in realtà avrebbe voluto ricoprire di nuovo il ruolo di Claptrap, e che il CEO di Gearbox non sta raccontando tutta la verità. Eddings ha poi spiegato che il clima nello studio è comunque roseo ed è pieno di brillanti menti capaci di grandi cose, ma non è giusto che tutti quanti debbano pagare un prezzo e sopportare qualche figura imbarazzante solo perché il boss ha deciso di darsi la zappa sui piedi

 

Un impatto importantissimo per un lavoro poco retribuito

 

 

È evidente che ci sia qualche tipo di problema comunicativo non solo tra le azienda e l’esterno, ma anche con i propri dipendenti. Del resto, non sarebbe la prima volta che indiscrezioni simili portano a licenziamenti e cambi di ruoli durante la produzione di un videogioco.

La professione del voice actor all’interno di videogiochi e produzioni simili richiede ritmi lavorativi e performance impegnativi, spesso stressanti e capaci di danneggiare perfino il corpo e la voce dei doppiatori. Per questo motivo nel corso del 2016 e 2017 ci fu uno dei scioperi più grandi della storia inerente proprio ai doppiatori e motion capture actors.

Lo sciopero venne organizzato dai vari sindacati contro le più grandi compagnie ed aziende videoludiche, chiedendo a gran voce dei contratti più flessibili e soprattutto una percentuale di guadagno direttamente legata alle vendite del prodotto, in modo che se il titolo avesse venduto in gran quantità anche gli attori avrebbero potuto ottenere un maggior profitto dal contratto.

 

 

Tra i doppiatori più famosi a partecipare allo sciopero ci fu Ashly Burch, iconica doppiatrice di Chloe in Life is Strange che rifiutò il ruolo di protagonista per il prequel Before the Storm, così come quasi l’intero cast in Fire Emblem: Warriors che cambiò le voci dei vari personaggi provenienti dagli altri capitoli della saga.

Alla fine del 2o17, lo scioperò portò i sindacati e le varie compagnie coinvolte a raggiungere un’accordo di compromesso, soddisfacendo entrambe le parti e garantendo soprattutto una protezione ed assicurazione medica più completa riguardo allo stress e malattie delle corde vocalid degli attori.

A distanza di quasi due anni dallo sciopero, la situazione è decisamente migliorata per moltissimi attori, ma come il caso di Borderlands 3 dimostra manca ancora un certo grado di chiarezza nelle intenzioni delle software house e publishers. Speriamo che questo sia solo un caso isolato, e che soprattutto ci sia una motivazione che potremmo col tempo scoprire dietro alle dichiarazioni di Randy Pitchford.

 

 

 

This post was published on 6 Maggio 2019 13:22

Riccardo Liberati

Classe 1997, cresciuto immerso dai libri, cartoni e videogiochi, ho sempre desiderato e provato fin dalla tenera età a creare storie fantasiose che rendessero un po' più brillante la mia vita monotona. Ho trascorso l'infanzia in solitaria, giocando a quanti più titoli possibili, spaziando dai vecchi J-RPG di Square Enix fino ai più violenti sparatutto su PC, non disdegnando nel frattempo RTS, platform e giochi di corse automobilistiche. Alle superiori riesco finalmente ad aprirmi e a trovare dei compagni con i miei stessi gusti e sogni, e capisco che non amo tanto i videogiochi, quanto la cultura ed i messaggi dietro di essi, gli stessi che ho sempre trovato nei libri, film e qualsiasi altro tipo di medium artistico. Inizio a lottare per questo concetto scrivendo all'impazzata ed accrescendo la mia cultura ancor di più, sia attraverso la scuola che attraverso gli incontri e le persone d'ogni giorno. Questo bel sogno finisce con l'arrivo all'università, periodo peggio di qualsiasi film horror che abbia mai visto e che mi costringe a mollare tutto e rifugiarmi nella mia Fortezza della Solitudine per tre anni, perdendo interesse e linfa vitale per qualsiasi cosa. Nel frattempo ho lavorato in numerosi settori, dall'aiuto vendita al libraio al tutor privato, e nel 2018 inizio a scrivere per Player.it, il mio primo incarico ufficiale come giornalista videoludico e che mi ha formato moltissimo sia nell'ambito dei videogiochi che in quello della scrittura basilare. Oggi ho ripreso a studiare grazie alla scelta repentina ed irrazionale di iscrivermi alla Scuola Holden di Torino, luogo da cui vi scrivo, abbandonando casa per la prima volta ed il luogo natale di ogni mio piccolo successo e grande fallimento. La mia speranza? Quella di poter riuscire a trovare una strada ben delineata, facendo quello che mi piace fare senza dovermi sottomettere a nessuno

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