Se vogliamo che il videogioco diventi cultura dobbiamo iniziare a prendere confidenza con la preservazione e la celebrazione dello stesso all’interno di uno dei luoghi ove la cultura si compone e si assembla: il museo; questa volta andando in uno specifico museo americano sarà possibile giocare a cosine tipicamente lontanissime dalla cultura di tutti i giorni come Mortal Kombat (il primo, l’undicesimo capitolo lo trovate qui recensito).
Far parte del World Video Game Hall Of Fame è un riconoscimento storico che un gruppo di critici e giornalisti da a determinati videogiochi per essere stati influenti nel corso della storia videoludica; la notizia del giorno riguarda Mortal Kombat, Microsoft Solitaire (!!!), Super Mario Kart e Colossal Cave Adventure.
La World Video Game Hall Of Fame, aperta il 4 giugno 2015 e posizionata all’interno dell’esibizione eGameRevolution del The National Museum Of Play’s è amministrata dall’International Center For The History Of Electronic Games, associazioni che comprendere importanti studiosi e figure di riferimento per il mondo dello studio culturale improntato all’analisi dei videogiochi.
I quattro nuovi giochi inseriti all’interno dell’Hall Of Fame di quest’anno sono riusciti a sconfiggere un agguerrita combriccola di titoli concorrenti: Candy Crush, Centipede, Dance Dance Revolution, Half Life 1, NBA 2K, Sid Meie’s Civilization e il buon vecchio Super Smash Bros. Melee.
Mortal Kombat culturalmente importante?
Quando un videogioco finisce all’interno della World Video Game Hall Of Fame è di norma per uno o più motivi decisamente importanti; alcuni potrebbero considerare l’ingresso di Mortal Kombat nella lista come una specie di sfregio verso quei videogiochi più culturalmente importanti o verso i titoli più ludicamente importanti.
Niente di più sbagliato: Mortal Kombat ha alcuni importanti primati per cui merita di essere inserito in modo assoluto all’interno di una simile lista. Il titolo di Midway, pensato da Ed Boon, è stato il primo videogioco moderno a sdoganare una violenza semi-realistica all’interno del mondo dei videogiochi. Il titolo, a differenza di videogiochi come Splatterhouse di SEGA, grazie all’utilizzo di tecniche di digitalizzazione riusciva a riprodurre con fedeltà le forme e le figure umane, risultando visivamente molto più estremo.
Questo ha portato allo sviluppo di un ente estremamente importante per la storia dei videogiochi: l’ Entertainment Software Rating Board o ESRB, segnale che finalmente per gli enti governativi americani i videogiochi erano regalati al pari di letteratura o cinema e, di conseguenza, giudicati come prodotti destinati anche agli adulti.
Il solitario di Microsoft, ad esempio, è un altro titolo curioso da trovare all’interno di una simile Hall Of Fame. Secondo gli stessi critici che hanno valutato il titolo, il Solitario è forse il più sottovalutato tra i vari videogiochi mondiali ma è storicamente molto importante perché è stato un meraviglioso portale di ingresso per moltissimi nuovi utenti del mondo PC, facendoli abituare sin da subito con un nuovo dispositivo di input: il mouse. A voler essere sinceri c’è una cosa che ci piace sottolinare: il solitario di Microsoft non è un vero e proprio solitario, bensì è la variante del gioco chiamata Klondike.
Cos’altro c’è all’interno della World Video Game Hall Of Fame e come ci si finisce.
La World Of Video Game Hall Of Fame, nonostante sia in attività da giusto quattro anni, ha raccolto all’interno del suo catalogo una serie di videogiochi incredibilmente importanti.
Da Final Fantasy VII a The Legend Of Zelda, passando per Grand Theft Auto III e World Of Warcraft, tutti i titoli presenti all’interno della raccolta possono vantare un importanza storica incredibile e un lascito culturale epocale, cose che chiunque di noi è in grado di riconoscere nella grandissima maggioranza di titoli che sono attualmente di successo nel mercato. La lista completa è consultabile a questo indirizzo.
Per poter entrare all’interno della World Of Video Game Hall of Fame è necessario rispettare quattro criteri: essere influenti a livello culturale, essere longevi e resistere allo scorrere del tempo, essere conosciuti e rispettare i primi due criteri senza curarsi dei limiti geografici e, infine, aver raggiunto in qualche modo lo status di icona all’interno della cultura mondiale.
Noi di player.it saremmo interessati a vedere un bel Dark Souls o un bel The Secret Of Monkey Island all’interno dei giochi inseriti nella Hall of Fame nel corso del 2020; più probabilmente ci sarà il rischio tangibile di leggere il nome di Fortnite li in mezzo.
Che giochi vorreste vedere all’interno di un museo?
Fatecelo sapere nei commenti!