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Spoiler: una piaga inarrestabile o semplice evoluzione dell’intrattenimento?

 

ATTENZIONE: IL SEGUENTE ARTICOLO CONTIENE SPOILER PER BIOSHOCK INFINITE, THE LAST OF US E FINAL FANTASY VII

 

Sembra ormai assodato che gli spoiler facciano più danno che beneficio, e a dimostrarlo è l’aggressione accaduta in un cinema di Hong Kong dove un passante ha deciso di “rovinare” il film Avengers: Endgame agli spettatori in coda per i biglietti. Dopo aver rivelato qualche dettaglio di troppo l’uomo è stato violentemente aggredito da una massa di persone, il tutto ripreso da telefonini e videocamere.

Ora, dando per assodato che la violenza è sempre e comunque una cattiva risposta ad ogni cosa, cosa spinge una persona ad anticipare gli eventi o i colpi di scena di una storia ad un ignaro spettatore, e perché lo spoiler è recepito come una calamità che deve per forza di cose esser evitata e punita? Abbiamo cercato di analizzare questo fenomeno, e soprattutto vedere quali sono stati i casi di spoiler più eclatanti all’interno del medium videoludico.

 

Dal troll su Internet alla copertina del videogioco

 

 

Il fenomeno dello spoiler è strettamente legato alla crescita e all’espansione di Internet: in un posto dove ognuno è libero di dire ciò che pensa, è naturale che nascano delle discussioni dove si va ad approfondire una storia o quell’altra, spiegando ovviamente anche parti che dovrebbero rimanere celate a chi vi si approccia per la prima volta.

Ad esempio nel 2013 uscì Bioshock: Infinite, uno dei videogiochi della scorsa generazione più apprezzati e con una storia molto particolare e complessa. L’intera trama è però riassumibile con una frase, ovvero “Booker è Comstock”.

In un finale carico di pathos e costruito su ore di cutscenes e dialoghi che chiariscono come il protagonista e l’antagonista del gioco siano la stessa persona, i troll hanno trovato il metodo perfetto per “rovinare” l’esperienza a chi invece il gioco doveva ancora finirlo, ed hanno iniziato a spammare in giro per forum e social network “Booker è Comstock”.

 

 

Quello di Bioshock: Infinite è solo uno degli innumerevoli casi di storie “rovinate” nelle ultime due generazioni di videogiochi: tra i titoli danneggiati abbiamo anche Metal Gear Solid 5, Assassin’s Creed 3, Red Dead Redemption 1&2, Knights of the Old Republic e tantissimi altri che sono stati ignorati o criticati da molti acquirenti perché “già sapevano come andava a finire”.

Ma lo spoiler non è solamente un’arma usata da chi prova un piacere perverso nel danneggiare l’esperienza altrui: spesso ci sono stati casi, in passato, in cui gli stessi publishers, sviluppatori o campagne marketing spoileravano gli eventi più importanti della storia di un titolo. Clamorosa è ad esempio la copertina europea di Final Fantasy VII, che mostrava nel retro la scena del funerale di Aerith, oppure il trailer di annuncio della remastered di The Last of Us con all’interno la morte della figlia di Joel, Sarah, avvenuta nei primi minuti di gioco.

 

Eliminare la sorpresa per danneggiare la storia

 

Spoiler Alert

 

Quello che ancora molti non riescono a capire è il perché lo spoiler sia così dannoso. Se ci si riflette un attimo, il concetto di nascondere o celare la trama o il colpo di scena di una produzione è un’operazione piuttosto recente: dall’antichità fino a due secoli fa, spesso l’intera trama di un’opera veniva narrata in prologhi, proemi o pamphlet per far render capire al lettore/spettatore quali parti meritassero più attenzione, e nel teatro è per certi versi ancora così.

L’anticipazione di un risvolto della storia, da un punto di vista prettamente di story telling, nulla toglie alla qualità dell’opera stessa, ma al massimo ne accentua una sua importanza, come per voler dire “attenti, questa parte qui è importante“.

Ciò è però veritiero unicamente per grandi opere che basano la propria bellezza non su colpi di scena e twist beceri fini a se stessi, ma su di una costruzione e visione d’insieme dal grande valore artistico. È lo stesso motivo per cui i grandi classici della letteratura o cinematografia o del medium videoludico risultano sempre attuali e godibili.

 

 

Il concetto dello spoiler non nasce quindi per danneggiare una storia che perde di significato senza il suo fattore sorpresa (e se lo fa, la storia non è oggettivamente buona), ma mira più che altro a privare lo spettatore di quella sensazione viscerale che genera un plot twist, che non è legata alla qualità di una storia ma alla nostra ricezione e percezione di essa.

Per questo motivo un’opera non può esser rovinata da un’anticipazione, ma al massimo è l’esperienza di sperimentarla sulla nostra pelle per la prima volta ad esser rovinata, ed è per questo che lo spoiler genera così tanto odio e rabbia.

Nonostante ciò, non possiamo decidere né obbligare altre persone a sperimentare qualcosa che non vogliono sperimentare, né privarli della sorpresa di un plot twist che per quanto fine a se stessa è un diritto di tutti voler provare.

Chi spoilera maliziosamente e sapendo coscientemente che rovinerà l’esperienza di qualcuno e gode nel farlo magari non merita un linciaggio, ma sottolinea tranquillamente la sua bassezza di pensiero e la sua voglia di invadere la libertà altrui, cosa deplorevole in ogni contesto.

 

This post was published on 28 Aprile 2019 15:43

Riccardo Liberati

Classe 1997, cresciuto immerso dai libri, cartoni e videogiochi, ho sempre desiderato e provato fin dalla tenera età a creare storie fantasiose che rendessero un po' più brillante la mia vita monotona. Ho trascorso l'infanzia in solitaria, giocando a quanti più titoli possibili, spaziando dai vecchi J-RPG di Square Enix fino ai più violenti sparatutto su PC, non disdegnando nel frattempo RTS, platform e giochi di corse automobilistiche. Alle superiori riesco finalmente ad aprirmi e a trovare dei compagni con i miei stessi gusti e sogni, e capisco che non amo tanto i videogiochi, quanto la cultura ed i messaggi dietro di essi, gli stessi che ho sempre trovato nei libri, film e qualsiasi altro tipo di medium artistico. Inizio a lottare per questo concetto scrivendo all'impazzata ed accrescendo la mia cultura ancor di più, sia attraverso la scuola che attraverso gli incontri e le persone d'ogni giorno. Questo bel sogno finisce con l'arrivo all'università, periodo peggio di qualsiasi film horror che abbia mai visto e che mi costringe a mollare tutto e rifugiarmi nella mia Fortezza della Solitudine per tre anni, perdendo interesse e linfa vitale per qualsiasi cosa. Nel frattempo ho lavorato in numerosi settori, dall'aiuto vendita al libraio al tutor privato, e nel 2018 inizio a scrivere per Player.it, il mio primo incarico ufficiale come giornalista videoludico e che mi ha formato moltissimo sia nell'ambito dei videogiochi che in quello della scrittura basilare. Oggi ho ripreso a studiare grazie alla scelta repentina ed irrazionale di iscrivermi alla Scuola Holden di Torino, luogo da cui vi scrivo, abbandonando casa per la prima volta ed il luogo natale di ogni mio piccolo successo e grande fallimento. La mia speranza? Quella di poter riuscire a trovare una strada ben delineata, facendo quello che mi piace fare senza dovermi sottomettere a nessuno

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