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World War Z: il successo sfrenato è merito di Epic Games Store?

World War Z è un ottimo libro che ripercorre una guerra fittizia e tutte le sue operazioni militari tra la razza umana ed un’invasione di Zombie, che è stato poi trasposto nel 2013 in una mediocre pellicola dalla Paramount. Una settimana fa è invece uscito il videogioco ufficiale del franchise, annunciato un po’ in sordina alla scorsa E3.

Il gioco, di cui parleremo più approfonditamente nella nostra recensione questi giorni, nonostante la popolarità quasi nulla durante il suo sviluppo è riuscito a vendere oltre un milione di copie nella sua prima settimana sugli scaffali, una cifra enorme per un titolo AA rimasto per molto tempo nell’anonimato.

Gli sviluppatori hanno affermato che questo riuscitissimo successo al di sopra di ogni aspettativa è anche merito dell’Epic Games Store. Cosa vorrà dire? E sarà soltanto merito dello store digitale? Scopriamolo insieme.

 

Il fascino perverso per i mangia-cervelli

 

Per quanto il libro di World War Z sia qualitativamente sublime, non si può dire che il franchise sia molto apprezzato e conosciuto, specie qui in Europa. Eppure non ci vuole molto a vendere un prodotto che basa tutto il suo contenuto sugli zombie, la carne da macello per antonomasia dei videogiochi. Basta sceglier la ricetta e gli ingredienti giusti.

Saber Interactive, gli sviluppatori di World War Z, hanno dunque preso spunto dallo sparatutto cooperativo per eccellenza che tratta proprio degli amorevoli infetti: stiamo parlando ovviamente di Left 4 Dead. 

L’FPS di Valve e Turtle Rock, di cui purtroppo rischiamo di non veder più il terzo capitolo, è una pietra miliare del genere, capace di creare un mondo sopra le righe ma ugualmente spaventoso, con un gameplay loop intenso, lineare ma mai monotono o prevedibile grazie all’IA di gioco, capace di accumulare orde, risorse ed Infetti speciali in punti sempre diversi.

 

 

Le somiglianze con i due titoli sono notevoli: anche World War Z sfrutta un team di quattro personaggi delicatamente caratterizzati e da approfondire a discrezione del giocatore, inseriti in mappe uniche ed eterogenee, lineari ma con numerosi bivi che potrebbero portare a numerose ricompense, oltre che ovviamente un’IA degli zombie ferale che pompa adrenalina nei sopravvissuti ogni volta che un’Orda li circonda. 

Le piccole differenze e miglioramenti alla formula dovuti ai diversi anni di differenza tra i due franchise portano però una ventata d’aria fresca che non sarebbe stata presente in un semplice clone senz’anima. Nostalgia, Zombie ed uno sviluppo intelligente sono dunque i probabili motivi del successo qualitativo del titolo. Ma ciò non basta per spiegare l’incredibile successo di vendite di World War Z.

 

Il Virus Zombie si diffonde tra Store Digitali e Streamers

 

 

Il grosso delle vendite di World War Z si è registrato su PC, forse perché in linea teorica giocare online con i propri amici è più semplice e a costo ridotto rispetto che alle console. Ciò che sorprende è che il titolo sia anche un’esclusiva dell’Epic Games Store, l’attuale e principale rivale di Steam

Lo store digitale di Epic Games ha puntato moltissimo su World War Z, che fin dal suo lancio e nei giorni precedenti alla release è rimasto in prima pagina e in continua evidenzia. Come se ciò non bastasse, la versione per PC di World War Z viene ben cinque euro in meno rispetto a quella per console, passando da 39,99 a 34,99 €.

Altro fattore degno di nota che potrebbe spiegare l’incredibile ed inaspettato successo sono ovviamente i content creator, specialmente streamers e youtubers che si sono divertiti a provare il gioco e a filmare le proprie peripezie alle più alte difficoltà e accompagnati da altri giocatori online.

 

Attualmente World War Z ha 55 mila followers su Twitch e in media 5000 spettatori connessi, un risultato di tutto rispetto per un gioco uscito dal nulla, mentre su YouTube è facile trovare montaggi divertenti in numerosi canali. Ciò significa che il titolo è arrivato a toccare un bacino d’utenza numerosissimo e variegato, e quindi ecco spiegato l’incredibile tendenza di World War Z.

Il CEO di Saber InteractiveMatthew Karch, ha dichiarato che è entusiasta dell’enorme successo della sua creatura, e che ringrazia di cuore tutti gli acquirenti ed i sostenitori del progetto, incluso l’Epic Games Store per lo spazio e l’attenzione donatagli. Inoltre, Karch ha anche annunciato che sono già previsti degli update gratuiti per World War Z che andranno ad aggiungere alcune nuove mappe, in primis un nuovo livello la mappa di Tokyo.

E voi? È la prima volta che sentivate parlare di World War Z, ne avete sentito parlare grazie ad un content creator che seguite o avevate già adocchiato questo divertente sparatutto da un bel po’? Scrivetecelo nei commenti.

 

 

 

This post was published on 24 Aprile 2019 17:36

Riccardo Liberati

Classe 1997, cresciuto immerso dai libri, cartoni e videogiochi, ho sempre desiderato e provato fin dalla tenera età a creare storie fantasiose che rendessero un po' più brillante la mia vita monotona. Ho trascorso l'infanzia in solitaria, giocando a quanti più titoli possibili, spaziando dai vecchi J-RPG di Square Enix fino ai più violenti sparatutto su PC, non disdegnando nel frattempo RTS, platform e giochi di corse automobilistiche. Alle superiori riesco finalmente ad aprirmi e a trovare dei compagni con i miei stessi gusti e sogni, e capisco che non amo tanto i videogiochi, quanto la cultura ed i messaggi dietro di essi, gli stessi che ho sempre trovato nei libri, film e qualsiasi altro tipo di medium artistico. Inizio a lottare per questo concetto scrivendo all'impazzata ed accrescendo la mia cultura ancor di più, sia attraverso la scuola che attraverso gli incontri e le persone d'ogni giorno. Questo bel sogno finisce con l'arrivo all'università, periodo peggio di qualsiasi film horror che abbia mai visto e che mi costringe a mollare tutto e rifugiarmi nella mia Fortezza della Solitudine per tre anni, perdendo interesse e linfa vitale per qualsiasi cosa. Nel frattempo ho lavorato in numerosi settori, dall'aiuto vendita al libraio al tutor privato, e nel 2018 inizio a scrivere per Player.it, il mio primo incarico ufficiale come giornalista videoludico e che mi ha formato moltissimo sia nell'ambito dei videogiochi che in quello della scrittura basilare. Oggi ho ripreso a studiare grazie alla scelta repentina ed irrazionale di iscrivermi alla Scuola Holden di Torino, luogo da cui vi scrivo, abbandonando casa per la prima volta ed il luogo natale di ogni mio piccolo successo e grande fallimento. La mia speranza? Quella di poter riuscire a trovare una strada ben delineata, facendo quello che mi piace fare senza dovermi sottomettere a nessuno

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