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Dipendenza da videogiochi: Tencent inasprisce i controlli

Difendere le proprie passioni è giustissimo, ma non deve farci perdere contatto con la realtà. Quando i videogiochi vengono accusati di essere i principali colpevoli di azioni efferate messe in atto da folli, giustamente ci viene spontaneo fare muro e mettere le cose in chiaro: i videogiochi non sono la causa dei mali nel mondo.

Quando, però, l’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, ha inserito la dipendenza da videogiochi nel novero delle malattie mentali, un altro vespaio si è scatenato. Eppure, quella volta le chiacchiere stavano a zero: la dipendenza da videogiochi esiste.

Come si può essere dipendenti dal cibo, dalle slot machine e dalle sostanze stupefacenti, è possibile esserlo anche dei videogiochi. Questo problema è presente sia nel mondo occidentale sia in quello orientale, e proprio un paese asiatico sta iniziando a interrogarsi in modo preoccupato sulla faccenda. In Cina la videogames addiction è radicata e non può più essere sottovalutata.

Il colosso dei videogiochi Tencent ha così deciso di inasprire i controlli che i genitori possono effettuare sui propri figli.

Tencent porta il digital lock da 13 a 16 anni

Tencent sta imponendo controlli più severi sui giocatori in Cina, aumentando l’età minima delle misure di “blocco digitale”, portandolo da 13 a 16 anni.

La nuova misura verrà introdotta il prima possibile, ha annunciato Tencent, aumentando di tre anni l’età minima per giocare senza restrizioni.

In un post sulla piattaforma di blogging cinese Weibo, Tencent ha spiegato il cambiamento come un tentativo di perfezionare e migliorare il “blocco digitale” introdotto a marzo di quest’anno. Con il nuovo sistema, i giocatori cinesi di età inferiore ai 16 anni avranno bisogno del consenso dei genitori per giocare e saranno limitati a due ore di gioco al giorno.

Perché c’è tutta questa preoccupazione? Ve lo spieghiamo nel prossimo paragrafo in modo più approfondito.

Cina: dipendenza da videogiochi in crescita

Secondo un report di Gbtimes, Circa il 18 per cento degli adolescenti cinesi è a rischio di sviluppare la dipendenza da videogiochi, infatti, questi arrivano a giocare da quattro a cinque ore ogni giorno.

L’indagine è stata condotta nell’ambito di un progetto di ricerca del Ministero della pubblica istruzione e delle scienze sociali. Un totale di 4.991 studenti provenienti da PechinoWuhanHubeiDalian e da Xiuyan, situate nella provincia di Liaoning, hanno preso parte al sondaggio.

La ricerca ha rilevato che il 17,7% degli adolescenti cinesi gioca ai videogiochi ogni giorno, mentre il 23,6% di essi gioca almeno quattro giorni alla settimana.

Inoltre, i bambini che rimangono nelle regioni rurali della Cina mentre i loro genitori vanno a lavorare nelle aree urbane, passano più tempo a giocare ai videogiochi. Il 18,8 percento di loro gioca per più di sei ore al giorno, mentre solo l’8,8 per cento dei bambini che vivono con i genitori lo fa.

Secondo i criteri ufficiali dell’Organizzazione mondiale della sanità in merito alla dipendenza da videogiochi, se una persona gioca ai videogiochi per quattro ore al giorno nel corso di cinque giorni o più a settimana, è probabile che diventi dipendente.

I dati si riferiscono all’anno 2018.

Pattern di comportamento da tenere d’occhio

In cosa consiste la dipendenza da videogiochi? I sintomi non sono tutti uguali e non si verificano fin da subito, ma ci sono dai pattern di comportamento da tenere sotto controllo nel caso si verificassero.

  • Impossibilità di controllare da parte del soggetto durata e frequenza delle sessioni di gioco. Il soggetto perde completamente la nozione del tempo.
  • Crescente priorità data al gioco che viene quindi anteposta agli interessi sociali e alle attività quotidiane, anche fisiologiche, come andare in bagno e mangiare.
  • Continuare a giocare nonostante il verificarsi di conseguenze negative per la salute.

E in Occidente?

L’Organizzazione mondiale della sanità ha stimato che circa il 3-4% dei giocatori lotta contro la dipendenza, dunque potrebbero esserci decine di milioni di giocatori assuefatti in tutto il mondo, cifra che si prevede continuerà a crescere negli anni a venire.

L’Occidente non è immune al problema: uno studio su larga scala effettuato in Canada ha recentemente rilevato che il 13% degli studenti di età compresa tra i 7 e i 12 anni riporta sintomi della dipendenza, con un aumento del 4% dal 2007.

Alcuni paesi europei, inoltre, come il Belgio e l’Olanda hanno deciso di impedire la diffusione dei videogiochi contenenti loot box e microtransazioni per non indurre i giocatori a diventare dipendenti dal gioco d’azzardo.

Secondo una ricerca Espad (che si occupa proprio di analizzare i comportamenti degli studenti legati a tabacco, sostanze psicotrope e altro) risalente all’anno scorso, i numeri in Italia non sono da meno. Sono infatti 270mila i ragazzi che nei confronti di internet e dei videogiochi hanno un comportamento “a rischio dipendenza”.

This post was published on 23 Aprile 2019 14:04

Michele Longobardi

Laureato in Lettere moderne, scopro la passione per il giornalismo quasi per caso. I videogiochi sono il mio più grande amore e così decido di coniugare le due cose. Il giornalismo videoludico diventa la mia forma finale. Per me i videogiochi sono una forma d'arte e guai a dirmi il contrario. Appassionato di tutto ciò da cui sgorga sangue: cinema horror (registi preferiti Argento e Romero), letteratura gialla e dell'orrore (autori preferiti Christie, Poe e Lovecraft) e ovviamente i videogiochi del genere (Silent Hill e Resident Evil sopra ogni cosa). Il mio videogioco preferito di sempre è Fahrenheit che ho finito un numero non precisato di volte, da lì scaturisce la mia ammirazione per tutti i lavori di David Cage. La mia "carriera" videoludica è segnata da un marchio da cui non sono mai riuscito a staccarmi: PlayStation! In circa 20 anni di gaming, ho completato più di 800 titoli.

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