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Un anno di God of War: il single player torna all’attacco

Sony e Santa Monica Studio celebrano il primo anniversario dell’uscita di God of War su PS4. Il titolo fu pubblicato il 20 aprile 2018, distruggendo quasi subito tutte le perplessità che vennero mosse in direzione del cambio di rotta messo in atto, sia dal punto di vista dell’ambientazione sia da quello strettamente ludico, con l’implementazione di elementi tipici degli RPG.

Il regalo che i giocatori troveranno nell’uovo di Pasqua è un tema dinamico da scaricare gratuitamente, disponibile fin da ora. God of War ha avuto un successo pazzesco, arrivando anche a vincere il Game of the Year 2018 ai Game Awards. In un’epoca in cui i blockbuster multiplayer stanno accaparrandosi una grossa fetta di pubblico, il successo di un titolo single player non appariva così scontato.

La nutrita schiera di battle royale e fps competitivi, Fortnite, PUBG, Overwatch, Anthem, Apex Legends, e di titoli only multiplayer come The Division non stanno minando le basi del gioco in singolo e God of War, ma non solo, lo ha dimostrato, facendo cadere come castelli di carte le convinzioni di alcuni publisher che hanno decretato la morte del single player un po’ troppo presto.

Perché God of War ha avuto un successo così grande? I motivi sono due principalmente e sono banali:

  1. È un gioco incredibilmente ben fatto
  2. I giocatori non vogliono lasciar morire il single player

God of War: padre e figlio dopo un anno

Dopo quasi un anno, siamo qui a celebrare un’opera che ha strappato solo applausi a scena aperta da parte di critica, pubblico e addetti ai lavori. Il profondo cambiamento operato sulla saga poteva trasformarsi in un boomerang, invece il risultato finale è stato strabiliante. E pensare che lo stesso Cory Barlog, game director del gioco, ha ammesso di aver dovuto limitare la natura open world del titolo, a causa di ristrettezze dello staff e dei fondi, non paragonabili a quelli di Ubisoft e Rockstar Games. Ciò non impedito a Santa Monica Studio di creare uno dei titoli più influenti degli ultimi decenni.

Shannon Studstill, capo del team di sviluppo, sul suo blog, ha dichiarato che la scelta di improntare la storia su padre e figlio è stata ben accolta da tutti, ma nascondeva dei rischi:

Quando Cory Barlog ci ha portato per la prima volta questa visione di un padre e un figlio che intraprendono un incredibile viaggio insieme, un viaggio per onorare una moglie e una madre… ma anche di un ragazzo che avrebbe insegnato a suo padre come essere di nuovo umano; e di un padre (Kratos) che avrebbe insegnato a suo figlio come essere un dio misurato, sapevamo di avere qualcosa di speciale per i nostri fan.

Tuttavia, il cambiamento è difficile. Il cambiamento in un franchise di vecchia data arriva con un dubbio incommensurabile, e uno studio che accetta il rischio fa un enorme atto di fede. Grazie alla famiglia Sony PlayStation e a voi, i milioni di fan di God of War in tutto il mondo che hanno affrontato quel salto con noi, in un viaggio che non ci saremmo mai aspettati. Abbiamo fatto questo viaggio insieme.

Il futuro è ancora single player

Il successo di God of War non può essere un caso isolato e non lo è infatti. Parliamoci chiaro: se il vincitore dei Game Awards deve vedersela con un altro colosso del single player, Red Dead Redemption 2, per avere la meglio, se negli anni precedenti il titolo è stato assegnato a giochi come The Legend of Zelda: Breath of the Wild, The Witcher 3 e una montagna di premi è stata consegnata ad altri titoli in singolo, forse questo tipo di esperienza non è alla canna del gas come molti vogliono farci credere.

È vero, nel 2016 il premio fu consegnato a Overwatch, ma è giusto che ci sia possibilità di scelta. Fortnite è un vero e proprio fenomeno di massa, ad esempio, ma questo non esclude un futuro roseo per i giocatori solitari. E poi ci siamo noi, i giocatori, che in barba ai premi scegliamo liberamente, e ancora milioni di noi scelgono di perdersi da soli in lande desolate.

Il successo di God of War è la dimostrazione che il single player è tornato all’attacco. Sarà un caso che EA, in prima fila ai funerali del single player, abbia pubblicato Sekiro: Shadows Die Twice e pochi giorni fa abbia mostrato fiera Star Wars Jedi: Fallen Order, precisando che non sarebbe stato multiplayer e ribadendo l’assenza di microtransazioni?

This post was published on 15 Aprile 2019 12:21

Michele Longobardi

Laureato in Lettere moderne, scopro la passione per il giornalismo quasi per caso. I videogiochi sono il mio più grande amore e così decido di coniugare le due cose. Il giornalismo videoludico diventa la mia forma finale. Per me i videogiochi sono una forma d'arte e guai a dirmi il contrario. Appassionato di tutto ciò da cui sgorga sangue: cinema horror (registi preferiti Argento e Romero), letteratura gialla e dell'orrore (autori preferiti Christie, Poe e Lovecraft) e ovviamente i videogiochi del genere (Silent Hill e Resident Evil sopra ogni cosa). Il mio videogioco preferito di sempre è Fahrenheit che ho finito un numero non precisato di volte, da lì scaturisce la mia ammirazione per tutti i lavori di David Cage. La mia "carriera" videoludica è segnata da un marchio da cui non sono mai riuscito a staccarmi: PlayStation! In circa 20 anni di gaming, ho completato più di 800 titoli.

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