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Fallout 76 è ancora vivo? Una testimonianza

Poco meno di una settimana fa, Todd Howard, game director di Fallout 76, ha dichiarato durante i Bethesda Game Days che l’ultimo capitolo della serie è andato molto bene raggiungendo milioni di giocatori. Noi ne prendiamo atto e non mettiamo certo in dubbio le sue parole, ma non possiamo neanche mettere in dubbio le considerazioni di altri milioni di utenti, i quali hanno bollato F76 come il peggior capitolo della saga.

Non sappiamo se siamo particolarmente sfortunati, ma ci risulta molto più semplice trovare giocatori arrabbiati e delusi piuttosto che fieri possessori di una copia del gioco. Quello che da tanti è considerato un fiasco può essere spiegato semplicemente dalla natura online del titolo che ha, così, abbandonato al loro destino gli amanti del single player? Ci sembra riduttivo metterla solo su questo piano, ma non possiamo neanche girare la faccia di fronte all’evidenza: le meccaniche multiplayer online hanno contaminato, se già le radiazioni non erano abbastanza, la zona contaminata (scusate il gioco di parole).

Questa contaminazione ha fatto sì che Fallout 76 fosse tutto tranne che un Fallout. Ora, immaginate quelle persone che già si erano lamentate di Fallout 4 a causa della sua scarsa componente ruolistica, lasciata sbiadire a discapito di fasi shooting molto più classiche. Come potrebbero essersi sentite una volta messi i piedi nell’Appalachia? Il fascino della serie ha sempre puntato sul peregrinare solitario, o al limite insieme a un companion, di un protagonista mosso da necessità collettive (ricerca del G.E.C.K. in F2) o motivazioni personali (cercare il proprio padre in F3). Le stesse interazioni con i compagni di viaggio offrivano approcci antitetici rispetto alle classiche scorribande affrontate all’interno di un party di un gioco online.

In Fallout 76 il massimo dell’interazione è: “Ehi, c’è un evento, andiamo a far saltare qualche creatura radioattiva” (sempre che gli olonastri ci facciano sentire qualcosa), niente a che vedere con l’empatia provata nei confronti di Fawkes o di Nick Valentine. Ovvio, è un gioco online.

Tutto questo preambolo non vuole essere denigratorio, ma un modo per descrivere alcune perplessità legate al titolo. Perplessità che, a detta di Todd Howard, sono rigettate da milioni di giocatori. Veniamo dunque al titolo di questo articolo: Fallout 76 è ancora vivo? Sembra proprio di sì e per esserne certi abbiamo deciso di raccogliere una breve testimonianza.

Fallout 76: Eppur si muove

Non siamo andati alla ricerca di cento testimonianze, ce ne scusiamo, ci siamo accontentati di un’unica voce, ma ci sembra comunque rilevante per costruirci intorno una sana discussione: Fallout 76 è vivo? Un nostro ex collaboratore (ex perché è stato colto in flagrante mentre giocava proprio a F76) ha collezionato centinaia di ore su questo gioco e continua a giocarci.

Ebbene, cosa lo spinge a muovere i passi nella Virginia post-apocalittica? Ci ha detto questo:

Ho giocato a Fallout 3 e al quarto capitolo e ora continuo a giocare su F76. Ci gioco per l’ambientazione interessante e perché mi piacciono le meccaniche di gioco, primo fra tutti il crafting relativamente complesso, e infine per gli aggiornamenti, come quelli della roadmap. E sì, lo sto giocando come fosse Fallout 4.

Se milioni di giocatori si raggruppano per prendere parte a eventi in Appalachia, significa che sono tutti, più o meno, concordi con ciò che il nostro amico ci ha detto, decretando la sopravvivenza di un titolo dato per morto e sepolto. Dov’è la verità: è vivo e vegeto? È vivo ma rantola? È morto ma si può verificare il miracolo? Vi lasciamo con queste domande perché vogliamo che siate voi a intensificare la discussione con altre testimonianze, qui nei commenti e sulla pagina. Noi abbiamo solo voluto dare uno spunto.

Secondo voi, Fallout 76 è vivo o morto?

This post was published on 12 Aprile 2019 13:29

Michele Longobardi

Laureato in Lettere moderne, scopro la passione per il giornalismo quasi per caso. I videogiochi sono il mio più grande amore e così decido di coniugare le due cose. Il giornalismo videoludico diventa la mia forma finale. Per me i videogiochi sono una forma d'arte e guai a dirmi il contrario. Appassionato di tutto ciò da cui sgorga sangue: cinema horror (registi preferiti Argento e Romero), letteratura gialla e dell'orrore (autori preferiti Christie, Poe e Lovecraft) e ovviamente i videogiochi del genere (Silent Hill e Resident Evil sopra ogni cosa). Il mio videogioco preferito di sempre è Fahrenheit che ho finito un numero non precisato di volte, da lì scaturisce la mia ammirazione per tutti i lavori di David Cage. La mia "carriera" videoludica è segnata da un marchio da cui non sono mai riuscito a staccarmi: PlayStation! In circa 20 anni di gaming, ho completato più di 800 titoli.

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