Primo di agosto 2004, Pomona, California. All’interno della California State Polytechnic University si stanno svolgendo le finali dei tornei dell’Evolution Championship Series: Tekken, Soulcalibur, Street Fighter, Marvel Vs. Capcom, solo una di queste sarebbe entrata nella storia per essere ricordata fino al giorno d’oggi. Ecco quindi le nuove immagini condivise da Markman23 su Twitter che offrono una prospettiva inedita dell’Evo Moment 37, ma andiamo ora a scoprire la storia che ha portato alla creazione di questo momento e come la Daigo Parry sia diventata una locuzione leggendaria.
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Evo 2004: la nascita di un mito
Innzitutto, un attimo di storia: cos’è Evo? Prima di cambiare nell’iconico nome nel 2002, la competizione ideata da Tom Cannon, fondatore di Shoryuken.com nasce nel lontano 1996 come Battle By the Bay, in California. Erano presenti solo due giochi: Street Fighter II Turbo e Alpha 2. Battle by the Bay riapparirà solo nel 2000, e da quell’anno diventa un appuntamento annuale.
Facciamo un tuffo nel futuro ora. Evo 2004, sesta edizione del torneo, Top 8 di Street Fighter III: Third Strike. È il momento della semifinale tra Justin Wong, rappresentante della East Coast americana, e Daigo Umehara, campione arrivato dalla terra del sol levante. Entrambi i giocatori sono considerati tra i migliori in assoluto del loro paese: Justin Wong aveva già avuto modo di provare la sua abilità all’interno dei circuiti Arcade newyorkesi, posizionandosi sempre tra i primi in ogni torneo. Daigo “sguardo glaciale” Umehara, d’altro canto, possedeva un’aura più mistica. Ricordiamoci che siamo nel 2004 e benché internet fosse già una realtà esistente la comunicazione tra occidente e oriente era frammentata e, perciò, le informazioni assumevano sempre un carattere leggendario e misterioso.
Le due “bestie” (riferimento a The Beast, nome con cui Daigo diventerà noto in occidente) non avevano mai avuto modo di scontrarsi direttamente, pertanto le aspettative sul match erano altissime. Chi avrebbe vinto dei due? Justin Wong, di New York, grazie al suo stile difensivo a tartaruga, o Daigo, noto per la sua fredda e calcolata aggressione?
Nonostante solo pochi secondi di questo match siano noti e passati alla storia, l’intero match è stato un susseguirsi di momenti di Street Fighter di altissimo livello (good ass Tekken Street Fighter, come direbbe un certo barbone di nostra conoscenza) e per chi sia davvero appassionato e voglia leggere una analisi dettagliata e approfondita vi lasciamo a questo articolo. Nel caso la vostra sete di conoscenza non sia ancora placata, esiste addirittura un libro dedicato unicamente a svelare tutti i retroscena di Evo Moment 37.
Fin da subito è chiaro come Justin sia stato capace di entrare nella mente del proprio avversario e condizionarne la performance. Prendendo le parole di Seth Killian, noto commentatore di Street Fighter, Daigo apparve arrabbiato, perdendo quindi la sua espressione ed aurea di imperturbabilità che l’aveva sempre caratterizzato. Il turtling stava sortendo l’effetto desiderato e solo un vero campione sarebbe stato in grado di comprendere la situazione e rispondere con una strategia adeguata. Dopo un back and fourth emozionante arriviamo dunque all’ultimo round e alla leggendaria Daigo Parry, nella quale Daigo effettua una parry dell’intera sequenze di colpi della Super di Chun Li con il suo Ken con un pixel di vita per poi contrattaccare, sconfiggendo Wong e aggiudicandosi il match.
La leggenda della Daigo Parry
Un minimo di spiegazione per i meno avvezzi al mondo dei picchiaduro. In Street Fighter III per bloccare i colpi avversari è necessario solamente mantenere il proprio stick o d-pad nella direzione opposta all’avversario. Questo, tuttavia, non blocca l’intero danno: chip è il termine tecnico usato per i punti vita persi dal difensore bloccando attacchi avversari. Per evitare che questo succeda è necessario effettuare una parry, spingendo lo stick nella direzione dell’avversario durante il suo attacco durante specifici frame, rendendola una tecnica dunque molto pericolosa. La Daigo Parry si compone di 15 parry consecutive per bloccare l’interezza della super di Chun Li.
Ciò che rese leggendario questo momento, comunque, va al di là della mera esecuzione. Con un po’ di allenamento, infatti, il tempismo richiesto può essere compreso appieno anche da giocatori di medio livello e al giorno d’oggi qualunque giocatore professionista sarebbe in grado di replicarla. La valenza storica, tuttavia, è immensa. Come premesso, ci troviamo nel 2004 e la comunicazione non solo d’oltre oceano ma anche all’interno di scene dello stesso paese e carente. Come ricorda chi è vissuto in quel periodo, nessuno condivideva le proprie conoscenze con altri e la possibilità di avere su video match e poter osservare replay agilmente come al giorno d’oggi era ancora ben lontana.
Fu per questo che, in un momento storico come questo, assistere dal vivo (e successivamente grazie ai filmati registrati in differita) ad una esecuzione tecnica di tale livello aprì gli occhi non solo degli appassionati di picchiaduro ma anche degli esterni che del mondo dei videogiochi competitivi non avevano alcuna conoscenza. C’è chi dice addirittura che Evo Moment 37 abbia da solo risollevato le sorti dei picchiaduro, che in quel periodo stavano perdendo mordente e giocatori. Sicuramente è stato il quid capace di dimostrare quanto coinvolgenti possano essere i videogiochi, accostandosi da questo punto di vista agli sport più tradizionali.
L’esperienza di chi era presente
In conclusione, vogliamo portarvi la testimonianza di qualcuno che ad Evo 2004 c’era e ha partecipato. Fabrizio “Bode” Tavassi ci ha condiviso in poche righe la sua esperienza:
L’esperienza dell’Evo seguiva quella dell’Absolution a Londra che mi valse il primo posto dopo una agguerritissima finale contro Ryan Hart. Le aspettative erano molte, ma divenne anche una questione tra Europa e America. Fu proprio Ryan Hart a spuntarla in finale contro l’americano Unconkable (dovrebbe essere questo il nickname) . Io mi piazzai quinto e fu un’esperienza straordinaria. Il torneo si svolse a Pomona, a un’ora da Los Angeles, e non fu facile intraprendere un viaggio da solo così lontano da casa!
La voglia di competere era tanta, e mi allenai con Ryan anche prima delle finali, nella stanza accanto a quella principale, proprio mentre Daigo stava dando spettacolo. Seppi solo dopo dell’accaduto! Ad ogni modo, fu lì che provai l’emozione di competere su un palco come in uno show, e a provare la prima sensazione di partita-spettacolo, cosa che produsse non poche emozioni. Ryan mi avvertì anche del sarcasmo della televisione americana, e mi disse di stare attento ai giochi di parole per non incorrere in situazioni imbarazzanti.
Sicuramente è un’esperienza che va fatta almeno una volta nella vita, dato che il formato del torneo è simile al Tekken World Tour e quindi ammette solo un errore!