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Activision Blizzard sta monitorando la gravidanza delle sue dipendenti

Capita spesso che, per ragione di sicurezza o semplicemente produttività, le aziende più grandi chiedano o pretendano da parte dei propri dipendenti la più sincera verità riguardo ad abitudini, attività e salute. Con l’avvento della tecnologia dell’health-tracking e numerose app che possano calcolare in tempo reale i nostri parametri corporei, questa pratica è diventata parecchio comune.

Sta succedendo ad esempio ad Activision-Blizzard, che al momento sta pagando i suoi stessi dipendenti per l’utilizzo di software ed app health-tracking e per monitorare le informazioni acquisite.

Il caso è saltato fuori dopo un articolo da parte del Washington Post su Ovia, una nuova tracking app per le gravidanze che molte compagnie, tra cui Activision-Blizzard, stanno incentivando ad usare. Secondo l’articolo, l’azienda videoludica starebbe compensando human sacrifice rateamente i dipendenti che ne fanno uso, e ciò avverrebbe dal 2014.

Andiamo a vedere insieme più nel dettaglio la situazione, cercando di capire se ciò è una mossa attua a controllare meglio le vite dei propri impiegati oppure se è solo un incentivo ad una vita più sana.

Il lato positivo…

 

 

Activision-Blizzard ha sempre cercato di render più produttivi e salutari i propri dipendenti, e l’avvento di queste tracking app li hanno aiutati a tener sotto controllo livelli di stress, problemi psicologici, attività motoria e di veglia ed anche malattie più serie come tumori ed autismo.

Milt Ezzard, il VP dei benefici globali dell’azienda,  ha spiegato al Post che negli ultimi anni i dipendenti hanno avuto pareri molto contrastanti riguardo a questa iniziativa: alcuni pensano che la compagnia voglia controllare ogni loro mossa, altri invece la reputano una scelta saggia poiché li aiuta ad avere una salute migliore.

Ogni volta che introduciamo qualcosa, c’è sempre un po’ di opposizione: “State spiando le nostre vite”. Ma la verità è che stiamo lentamente incrementando la sensibilizzazione del nostro staff riguardo a questi problemi, e prima o poi la gente capirà che è tutta una cosa volontaria, che non c’è alcuna pistola puntata alla tua testa, e che soprattutto ti ricompenseremo se deciderai di prendervi parte.

Per l’utilizzo di Ovia, Activision-Blizzard offre circa un dollaro al giorno in buoni shopping e gift cards ai suoi dipendenti. La app permette infatti alle donne, una volta inseriti tutti i propri dati personali, di seguire con cura la propria gravidanza, dal tentativo di concepimento fino ai primi periodi post-parto.

Ovia aiuta le donne a gestire il proprio sonno, la dieta, l’attività sessuale e monitora inoltre il loro umore ed addirittura il fluido cervicale. Inoltre, c’è una lunga lista di consigli e rapporti su eventuali malattie contratte durante la gravidanza.

 

 

 

Il servizio offerto da Ovia è una manna dal cielo per le grandi aziende come Activision-Blizzard, in quanto consente loro di risparmiare migliaia di dollari in assicurazioni sanitarie. In America, infatti, una gravidanza non supportata e non monitorata potrebbe portare numerosi problemi alle donne, e costare fino ad un milione di dollari in assicurazione.

Ovia elimina gran parte delle procedure invasive delle visite, i costi e soprattutto aiuta a monitorare abitudinariamente il proprio corpo. Ezzard ha poi continuato a dire:

“Voglio che abbiano un bambino sano perché è un toccasana per la nostra economia. Un bambino con problemi alla nascita o pre-natale, invece, oltre ad essere un duro colpo personale distrae le nostre dipendenti e incide sulla loro produttività al lavoro.” 

…ed il lato negativo.

 

Activision-Blizzard, d’altro canto, paga Ovia per monitorare ed accumulare i dati di tutte le sue dipendenti. I dati sono tutti quanti in forma anonima e raggruppati per categorie sensibili, e tra di essi ci sono parametri come il tempo che le dipendenti hanno impiegato per rimanere incinte, percentuale di gravidanze ad alto rischio, cesarei ed il tempo impiegato per uscire dalla maternità.

Tutti questi dati sensibili, secondo i detrattori e gli avvocati dei dipendenti, potrebbero finire in mani sbagliate e rovinare la vita delle donne che hanno accettato di partecipare al progetto. Inoltre, ciò potrebbe venir utilizzato come arma di discriminazione nei confronti delle donne che vogliono rimanere incinta o vogliono andare in maternità, inficiando quindi la propria produttività in azienda.

Con questa operazione di tracking, Activision-Blizzard risparmierebbe circa 1200 dollari per ogni dipendente incinta, ed attualmente segue un numero di circa cinquanta donne in piena gravidanza che fanno utilizzo di Ovia.

Oltre ai dati inerenti alla gravidanza, altre informazioni sensibili che potrebbero entrare in possesso di chiunque sono dati personali come consumo di alcol o attività sessuale dettagliata. Se poi l’app è collegata ad un indirizzo e-mail, le probabilità di questi rischi aumentano, come già accaduto in passato con le prime app dalla scarsa sicurezza informatica.

 

 

Un’altra tracking app per gravidanze, Flo, ha dichiarato dopo un’inchiesta del Wall Street Journal che stava vendendo i propri dati accumulati dalle utilizzatrici dell’app a Facebook ed altri social network.

Attualmente Ovia ha dichiarato che non condivide o vende i dati raccolti a nessun social network, ma i suoi termini di accettazione le consentono di poterli vendere a compagnie di terze parti o di usarli per progetti di marketing interno o sondaggi sociali. 

In sintesi, la privacy e la protezione dei propri dati è forse uno dei più grandi problemi del mondo moderno, soprattutto perché per ottenere molti servizi oggettivamente positivi per noi ed il nostro tenore di vita bisogna offrirli ad aziende che hanno il diritto di utilizzarli in modi a noi sconosciuti.

Voi che ne pensate? Activision-Blizzard sta effettivamente proponendo un servizio utile e positivo per le sue dipendenti, oppure chi non partecipa a quest’iniziativa ha ragione a dubitarne? Fatecelo sapere nei commenti.

 

 

 

 

 

This post was published on 11 Aprile 2019 11:40

Riccardo Liberati

Classe 1997, cresciuto immerso dai libri, cartoni e videogiochi, ho sempre desiderato e provato fin dalla tenera età a creare storie fantasiose che rendessero un po' più brillante la mia vita monotona. Ho trascorso l'infanzia in solitaria, giocando a quanti più titoli possibili, spaziando dai vecchi J-RPG di Square Enix fino ai più violenti sparatutto su PC, non disdegnando nel frattempo RTS, platform e giochi di corse automobilistiche. Alle superiori riesco finalmente ad aprirmi e a trovare dei compagni con i miei stessi gusti e sogni, e capisco che non amo tanto i videogiochi, quanto la cultura ed i messaggi dietro di essi, gli stessi che ho sempre trovato nei libri, film e qualsiasi altro tipo di medium artistico. Inizio a lottare per questo concetto scrivendo all'impazzata ed accrescendo la mia cultura ancor di più, sia attraverso la scuola che attraverso gli incontri e le persone d'ogni giorno. Questo bel sogno finisce con l'arrivo all'università, periodo peggio di qualsiasi film horror che abbia mai visto e che mi costringe a mollare tutto e rifugiarmi nella mia Fortezza della Solitudine per tre anni, perdendo interesse e linfa vitale per qualsiasi cosa. Nel frattempo ho lavorato in numerosi settori, dall'aiuto vendita al libraio al tutor privato, e nel 2018 inizio a scrivere per Player.it, il mio primo incarico ufficiale come giornalista videoludico e che mi ha formato moltissimo sia nell'ambito dei videogiochi che in quello della scrittura basilare. Oggi ho ripreso a studiare grazie alla scelta repentina ed irrazionale di iscrivermi alla Scuola Holden di Torino, luogo da cui vi scrivo, abbandonando casa per la prima volta ed il luogo natale di ogni mio piccolo successo e grande fallimento. La mia speranza? Quella di poter riuscire a trovare una strada ben delineata, facendo quello che mi piace fare senza dovermi sottomettere a nessuno

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