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Dragon Age 4: dettagli sul vecchio progetto cancellato

La recente inchiesta di Kotaku riguardo il travagliato sviluppo di Anthem ed i problemi interni a Bioware ha gettato un fascio di riflettori gigantesco addosso ai developers canadesi di Electronic Arts.

Nella giornata di ieri sono sorte nuove indiscrezioni da parte di informatori anonimi all’interno di Bioware, che hanno discusso e confessato come tutti questi problemi abbiano influenzato, purtroppo, anche lo sviluppo di Dragon Age 4. 

 

Spie magiche nel Tevinter, libertà d’azione immensa ed un’avventura intima e personale

 

Lo sviluppo di Dragon Age 4 è iniziato immediatamente dopo il rilascio di Inquisition, il titolo più redditizio della saga. EA voleva un nuovo titolo in cantiere pronto per i prossimi tre-quattro anni, ma Bioware era riuscita ad ottenere inizialmente una maggior libertà di sviluppo dopo i successi ottenuti.

Il team dedito allo sviluppo di Dragon Age 4 aveva carta bianca, e decise che avrebbe sfruttato a dovere e con calma tutto il tempo a loro disposizione, evitando gli enormi problemi di sviluppo e lo stress generato nell’ultimo anno di sviluppo di Inquisition. 

Nacque così Project Joplin, l’embrione di Dragon Age 4. Il focus, questa volta, sarebbe stato rivolto ad una gilda di spie magiche del Tevinter, l’equivalente dell’Impero Bizantino del mondo di Dragon Age. Nonostante Joplin utilizzasse gli asset e le fondamenta poste dallo sviluppo di Inquisition, il nuovo Dragon Age avrebbe dovuto avere un respiro molto più limitato, concentrandosi non sull’open world, fetch quests e multiplayer, ma su una storia coinvolgente e profondamente modificata dalle scelte del giocatore. 

 

 

La storia si sarebbe evoluta attorno alla gilda di spie, con missioni incentrate su eventi sociali, colpi in banca, rapine ed assassini in locations strettamente collegate tra loro e mutevoli a seconda del tempo della storia. Il giocatore avrebbe avuto la possibilità di farsi largo con la forza brutta, la subdola magia o addirittura la pura arte persuasiva, come un perfetto gioco di ruolo. Il mondo e gli NPC si sarebbero adattati naturalmente alle azioni del giocatore, modificandosi di volta in volta e generando un’esperienza reale e consequenziale.

Tutti i dipendenti al lavoro sul progetto erano entusiasti del lavoro che stavano svolgendo, convinti che questa volta non avrebbero affrontato gli stessi problemi del progetto precedente poiché avevano una visione d’insieme ed un percorso coeso. Tutti quanti a Bioware avevano gigantesche aspettative per Project Joplin.

Purtroppo, però, questa non è più la storia di quel progetto.

 

Anthem, ma con i draghi

 

 

Già nel 2016 si poteva avvertire il sentore del disastro: Mass Effect Andromeda non stava procedendo affatto bene nello sviluppo, quindi la Bioware è stata costretta ri-allocare gran parte del team del Project Joplin nello sviluppo della saga fantascientifica.

Nel 2017 uscì finalmente Andromeda, ma il titolo non fu all’altezza delle aspettative. Il team poté finalmente tornare a sviluppare il nuovo Dragon Age, ma i tempi non erano più gli stessi e presto si sarebbero dovuti adattare alle imposizioni del mercato.

Il nuovo focus principale di EA e Bioware era infatti diventato Anthem, un game-as-service sul quale basare un complesso piano di continuo supporto e rivitalizzazione. Purtroppo, lo sviluppo del titolo non stava andando affatto bene e secondo le stime non sarebbe riuscito a raggiungere lo stadio sperato per la data di lancio.

 

 

Dall’altra parte Dragon Age, vista la sua natura single-player, non poteva esser supportato in un momento così delicato per il publisher e lo studio di sviluppo. Fu così che Bioware prese una decisione drastica: cancellare Project Joplin, allocare ancora una volta la maggior parte del team sullo sviluppo di Anthem e lasciare una manciata di developers allo sviluppo del nuovo “nuovo” Dragon Age.

Questo nuovo Dragon Age 4, quello che è stato rivelato ai Game Awards 2018 con un teaser e soprannominato Project Morrison, è stato pensato come un game-as-service con funzionalità online, un mondo di gioco enorme e soprattutto una storyline che possa venir continuata attraverso espansioni e DLC. Un vero e proprio reboot che ha in parte cancellato tutti quegli anni di sviluppo dell’idea originale del quarto capitolo.

Secondo le poche indiscrezioni anonime che sono iniziate a circolare in questi giorni, Project Morrison potrebbe diventare una sorta di Anthem ma con i Draghi. Nonostante ciò, altri dicono che Dragon Age 4 sarà completamente giocabile e completabile anche in singolo, mantenendo quella sorta di identità da gioco di ruolo del franchise.

 

 

Nonostante quest’idea di sviluppo, l’intero progetto può ancora venir modificato con il passare degli anni. Dragon Age 4 è lontanissimo dall’essere completo, e nel corso dei prossimi mesi lo sviluppo potrebbe cambiare direzione ancora innumerevoli volte. Ciò significa che Bioware ed EA potrebbero ritornare sui propri passi e focalizzarsi, di nuovo, su di un’esperienza limitata al single-player, specie se il nuovo titolo di Star Wars riuscirà a conquistarsi il favore del pubblico.

 

 

This post was published on 10 Aprile 2019 14:04

Riccardo Liberati

Classe 1997, cresciuto immerso dai libri, cartoni e videogiochi, ho sempre desiderato e provato fin dalla tenera età a creare storie fantasiose che rendessero un po' più brillante la mia vita monotona. Ho trascorso l'infanzia in solitaria, giocando a quanti più titoli possibili, spaziando dai vecchi J-RPG di Square Enix fino ai più violenti sparatutto su PC, non disdegnando nel frattempo RTS, platform e giochi di corse automobilistiche. Alle superiori riesco finalmente ad aprirmi e a trovare dei compagni con i miei stessi gusti e sogni, e capisco che non amo tanto i videogiochi, quanto la cultura ed i messaggi dietro di essi, gli stessi che ho sempre trovato nei libri, film e qualsiasi altro tipo di medium artistico. Inizio a lottare per questo concetto scrivendo all'impazzata ed accrescendo la mia cultura ancor di più, sia attraverso la scuola che attraverso gli incontri e le persone d'ogni giorno. Questo bel sogno finisce con l'arrivo all'università, periodo peggio di qualsiasi film horror che abbia mai visto e che mi costringe a mollare tutto e rifugiarmi nella mia Fortezza della Solitudine per tre anni, perdendo interesse e linfa vitale per qualsiasi cosa. Nel frattempo ho lavorato in numerosi settori, dall'aiuto vendita al libraio al tutor privato, e nel 2018 inizio a scrivere per Player.it, il mio primo incarico ufficiale come giornalista videoludico e che mi ha formato moltissimo sia nell'ambito dei videogiochi che in quello della scrittura basilare. Oggi ho ripreso a studiare grazie alla scelta repentina ed irrazionale di iscrivermi alla Scuola Holden di Torino, luogo da cui vi scrivo, abbandonando casa per la prima volta ed il luogo natale di ogni mio piccolo successo e grande fallimento. La mia speranza? Quella di poter riuscire a trovare una strada ben delineata, facendo quello che mi piace fare senza dovermi sottomettere a nessuno

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