Come molti avranno probabilmente intuito semplicemente leggendo più di una notizia riguardante il mondo dei videogiochi da un anno a questa parte, il concetto di Battle Royale è talmente dentro i cuori della gente che numerose software house stanno pensando a come trasformare alcune delle loro IP in giochi di tale genere. Ubisoft non sembra pensarla così per il suo Rainbow Six Siege.
Il battle royale ha origini non particolarmente distanti, noi in Player.it ne abbiamo redatto un’ interessante cronistoria divisa in due parti (uno e due) dove abbiamo ripercorso le tappe che hanno segnato in modo più o meno preciso l’evolversi del genere; l’idea dei cento giocatori all’interno del campo di battaglia ha raggiunto vette di incredibili popolarità grazie al fenomeno Fortnite, scavalcando il concetto di videogioco e approdando nel mondo dei fenomeni di massa.
Al giorno d’oggi, in questi primi vagiti di 2019 abbiamo a che fare con un outsider completo (Apex Legends) che si è rivelato una vera e propria sorpresa, nel mentre il mondo degli FPS normali vede un Rainbox Six Siege con una scena eSportiva di tutto rispetto primeggiare rispetto la concorrenza.
Vediamo insieme il perché di questa scelta da parte di Ubisoft.
Qualche mese fa l’ultimo capitolo della saga di Call Of Duty ha visto l’introduzione di una modalità completamente Battle Royale, durante il corso della scorsa settimana abbiamo visto un Battle Royale basato su Tetris, il più noto puzzle game della storia, comparire nel Nintendo eShop.
Questo non ha fatto cambiare idea al direttore creativo di Rainbow Six Siege, il signor Xavier Marquis, che ha dichiarato ai microfoni di Dualshockers come le sue intenzioni per il futuro dello sparatutto tattico di Ubisoft siano ancora estremamente lontane dal mondo dei Battle Royale, anche se Call Of Duty e Titanfall hanno già detto la loro al riguardo.
“Non sono minimamente interessato al mondo dei Battle Royale. Come praticamente tutti credo che il genere sia commercialmente una bomba ma che sia ancora estremamente lontano da quello che cerchiamo di creare nel mondo dei videogiochi con il nostro Siege. L’equazione che regola il gameplay di Rainbow Six Diege viene direttamente dalla realtà, dalle operazioni CQB (close quarter battles, ovvero battaglie con tecniche militari adattate per gli spazi ristretti); c’è un gruppo che si impegna a difendere un punto specifico della mappa di gioco minacciandolo ed un gruppo che invece è li per sovrastare e conquistare gli spazi e i territori messi in pericolo dal primo. Credo che il concetto di Battle Royale non si possa applicare in modo soddisfacente a questa nostra visione del gioco, non credo nemmeno che possa rappresentare un plus all’interno della nostra economia di gioco. Magari in futuro modificheremo le carte in tavola o creeremo particolari modalità creative ma per il momento il gioco rimarrà così.
Nel corso dell’intervista con Dualshockers, il game director Leroy Athanassof ha avuto modo di esprimere la sua opinione, rimarcando ciò che è stato detto dal direttore creativo del titolo:
“Per il momento non ci sono piani per un’ eventuale aggiunta di una modalità battle royale al titolo. Per il momento vogliamo sperimentare a mescolare il gameplay del titolo con un sacco di idee attraverso gli eventi che realizziamo con cadenza stagionale”.
Queste dichiarazioni sono state rilasciate dal team di Rainbow Six Siege in una serie di interviste con la stampa dopo le dichiarazioni di qualche giorno fa che parlavano di come il titolo fosse destinato a maturare ed evolvere nel corso del 2019. Secondo quanto dichiarato da Ubisoft Montreal e Ubisoft Toronto, gli sviluppatori dediti alla realizzazione e al supporto del titolo si divideranno in piccoli gruppi ognuno con un focus ben specifico.
Ad esempio ci sarà un gruppo che si occuperà unicamente di effettuare dei rework delle mappe, un gruppo che si occuperà unicamente di bilanciare i vari operatori presenti all’interno del titolo, un gruppo che invece si preoccuperà di arginare la tossicità della community di Rainbow Six, problema piuttosto sentito specie da chi è alle prime armi.
Oltre a ciò gli studios al lavoro su Rainbow Six Siege si impegneranno anche a creare un team unicamente per i vari eventi di gioco che abbiamo citato poco sopra, questo nelle intenzioni dei developer, permetterà a chi ci lavora di creare esperienze uniche e irripetibili, in grado di rimanere nella testa dei giocatori grazie a esperimenti ludici che potrebbero essere utilizzati anche per bilanciare l’esperienza base di gioco, in modo da crescere in modo costante nel corso degli anni.
Questa dichiarazione aveva fatto pensare ad un sacco di figure della stampa specializzata all’introduzione di una modalità battle royale, poi smentita nella giornata successiva con le dichiarazioni sopra riportate. Al momento il titolo di Ubisoft si sta preparando al Six Invitation 2019, un grande evento eSportivo dove Ubisoft annuncierà in modo approfondito molti dei dettagli che riguardano la prima stagione di questo quarto anno di gioco.
Con l’operazione Burnt Horizon, Ubisoft si sta preparando all’introduzione di un nuovo attaccante e di un nuovo difensore provenienti direttamente dal plotone di mobilità della SASR Australiana; questi due nuovi operatori, chiamati Gridlock e Mozzie, saranno una delle più importanti novità della nuova stagione di gioco.
L’Oceania farà nuovamente capolino all’interno del titolo grazie alla nuova mappa chiamata Outback, omaggio alle stazioni di servizio e ai motel posizionati lungo le autostrade polverose della soleggiata nazione. L’operazione Burnt Horizon porterà anche all’interno del titolo un nuovo set elite per tutti gli appassionati delle personalizzazioni estetiche. Tutti questi nuovi contenuti sono al momento testabili all’interno dell’apposito Test Server presente all’interno della piattaforma R6 Fix.
Il test Server di Rainbow Six Siege è disponibile unicamente sulla piattaforma PC.
This post was published on 19 Febbraio 2019 18:44
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