La decisione di Sony di non partecipare all’edizione corrente della più importante fiera videoludica ha fatto davvero parlare molto di se nel corso dei mesi passati. Gli analisti hanno parlato della cosa come della prima grande crepa all’interno dell’evento losangelino, altri hanno definito la mossa di Sony semplicemente avventata. Nel corso della giornata odierna una dichiarazione fatta da Shawn Layden, presidente di Sony Interactive Entertainment Worldwide Studios, ha di nuovo dato vita ad una polveriera di opinioni sull’argomento.
Secondo Shawn la fiera dell’Electronic Entertainment Expo non è semplicemente più al passo con i tempi e con le richieste del mercato, motivo per cui Sony si muoverà in modo differente rispetto agli anni passati.
Vediamo insieme cosa è successo.
La dichiarazione originaria dove Sony tirava fuori la sua idea di non voler partecipare alla fiera losangelina ha radici giovani: a metà Novembre abbiamo visto il panorama videoludico cambiare in tal senso e nel corso degli ultimi mesi abbiamo visto Microsoft, principale concorrente di Sony alle fiere (Nintendo ha una metodologia tutta sua per comunicare con il pubblico, mostrare gli artigli e prepararsi in modo consono.
L’E3, prima delle modifiche di quest’ultimo anno, è sempre stato l’evento videoludico più atteso dell’anno poiché era la piazza dove ogni grande publisher si ritrovava per annunciare i suoi nuovi progetti, mostrando trailer e consegnando demo dei vari giochi a pubblico e stampa. Tutto questo ha reso la fiera, nel giro degli anni, un vero e proprio spettacolo con orde e orde di appassionati in attesa di un grande reveal o di un grande evento.
Secondo le parole di Shawn Layden, intervistato da Cnet, la fiera losangelina ha perso da tempo il suo appeal ed è rimasta ancorata a degli standard e a dei valori produttivi che non fanno più parte di quello che oggi possiamo chiamare “il mercato videoludico”. Al giorno d’oggi, per il presidente di Sony Interactive Entertainment Worldwide Studios, il mercato si è allontanato in modo sostanziale da quello per cui l’E3 era nato. Non è più necessario un momento necessario e strategico per i retailer per mostrare i loro prodotti a tutti, ne è necessario creare una fiera di così grandi dimensioni visto che ora il giornalismo si muove su velocità e lunghezze d’onda diverse.
“Al momento abbiamo un evento durante Febbraio chiamato Destination Playstation dove illustriamo i nostri piani a retailer e partner di terze parti. Durante questo evento si faranno importanti discussioni in relazione agli acquisti a Febbraio. Il mese di Giugno, secondo noi, è un momento temporalmente troppo distante per discutere con chi fa retail dei risultati del periodo natalizio. Il giornalismo invece ha dei tempi completamente diversi in questo mondo continuamente interconnesso, dove le news grazie a twitter e ai social network scorrono rapidamente in modo quotidiano; l’E3 ha perso la sua sfida con il tempo anche qui, in modo piuttosto palese. Il mercato si è trasformato più in uno spettacolo a tutto tondo cambiando in modo radicale, l’E3 invece non l’ha fatto ed è rimasto indietro.”
Che possiamo ricavare da una serie di dichiarazioni simili?
Senza dubbio, la prima cosa che ci viene in mente è legata al tangibile cambiamento delle leggi che regolano il mercato dell’informazione nel mondo dei videogiochi.
Ci sono esperimenti come il recentissimo Apex Legends che mostrano come alle volte, per ottenere un grande successo, non è nemmeno necessario creare una campagna pubblicitaria degna di gran nome: basta essere in gioco al momento giusto, con i nomi giusti e senza i soliti problemi. Altri titoli, come il bistrattato Fallout 76, mostrano che è inutile fare marketing se poi il prodotto finale non è altro che l’ombra di quello annunciato tra le varie fiere di settore.
Eppure, nonostante tutto questo, Microsoft e Nintendo sembrano essere ancora desiderose di mostrarsi a tale evento, nonostante entrambe abbiamo una specie di Piano B come evento pubblicitario per le proprie community (Xbox Fan Fest e Nintendo Direct, ad esempio). Cambierà davvero qualcosa all’interno dell’equilibrio in questa frangia del mondo videoludico con lo spostamento di Sony? Le parole di Shawn Layden si dimostreranno veritiere?
Inoltre resta un incognita piuttosto curiosa con cui dovere fare i conti: tolto Destination Playstation non sembra ci sia un evento strettamente legato al pubblico con cui Sony finirà per annunciare i suoi titoli al pubblico. Al momento non crediamo che annunci molto importanti, tipo la data di rilascio di Death Stranding o qualche informazione in più su The Last Of Us 2 verranno lasciati a qualche comunicato stampa; è molto più probabile che Sony tirerà fuori qualcosa di completamente incentrato sull’argomento per fomentare l’hype e far partire i preordini con mesi e mesi prima
A tutto questo poi accostiamo quella che è davvero l’ultima domanda del caso: Sony dove infilerà la presentazione della console di prossima generazione?
Per questa e molte altre risposte, restate su Player.it
Il nostro caro Shawn Layden ha di nuovo rilasciato una dichiarazione riguardante il rapporto tra Sony e la fiera losangelina più famosa al mondo. Parlando ai ragazzi di Game Informer, il volto dei Sony Interactive Entertainment Studios, ha lasciato intendere che la compagnia americana potrebbe presentarsi all’eventu ale fiera del 2020.
” Viviamo in un epoca dove il digitale e l’immateriale è prediletto. In tale epoca quale dovrebbe essere il ruolo di un evento che si tiene annualmente a giugno? In tutta onestà credo che come Sony non avessimo nulla di nuovo da raccontare o presentare nel corso di questo 2019, motivo per cui era inutile salire sul palco considerando anche le aspettative e l’hype che solitamente ci sono intorno a noi. Questa nostra mossa però non è un abbandono completo poiché l’anno prossimo potremmo avere storie da raccontare e potremmo trovare nell’E3 il posto giusto per farlo.”
Cosa significa per Sony portare nuove storie all’interno del mercato?
Se guardiamo ad alcune delle dichiarazioni recenti fatte sempre da Shawn Layden è possibile intendere che l’azienda abbia una filosofia ben precisa in testa quando si tratta di creare nuovi prodotti e nuove figure di riferimento. Sony, probabilmente, prenderà diretta ispirazione da Microsoft che nel corso del passato anno si è fatta notare per le acquisizioni di qualità che ha compiuto, portando a se team di sviluppo molto talentuosi come Ninja Theory o team di sviluppo storicamente molto importanti come Obsidian, persone che potrebbero generare nugoli di fan molto accaniti.
Nel corso dell’intervista con Cnet, Shawn Layden stesso, ha anche espresso alcune parole sulla definizione dei criteri secondo cui Sony utilizza le proprie energie produttive. Secondo Layden stesso al momento la compagnia si sta focalizzando sul creare titoli di qualità, pur se pochi in numero e questo sta già mostrando risultati sia di critica che di pubblico. Al momento sembra che la compagnia sia interessata ad aggiungere qualche nuovo team alla sua schiera di Sony Entertainment Worldwide Studios, qualcosa che rispecchi la mentalità e la cultura aziendale.
Layden stesso ammette che l’azienda esplora in maniera costante il sottobosco di piccole aziende che sviluppano alla ricerca di qualcosa di interessante; al momento sembra che il focus dell’azienda siano quelle sofware house o quei prodotti che risultano particolarmente significati o interessanti in un dato settore.
La chiacchierata con Shawn Layden non è però finita qui: il chairmen di Sony ha spiegato perché la compagnia nipponica abbia modificato la posizione nei confronti della produzione di titoli. Secondo l’azienda, la posizione da loro guadagnata negli ultimi tre o quattro anni con la realizzazione di titoli di importante successo (sia di pubblico che di critica) li ha costretti a rallentare i tempi produttivi, aumentando la quantità di energie e di denaro necessari perché, come crediamo sia ovvio, la qualità ha il suo prezzo.
Sony ha quindi deciso di realizzare una quantità inferiore di giochi rispetto agli anni passati puntando sulla loro qualità intrinseca: giochi grandi, che durano e valgono molto più tempo di quello che invece potevano valere nel passato della compagnia. Questo discorso, a parer nostro, è forse la cosa che meglio descrive titoli come The Last Of Us Part II, Death Stranding o Ghost Of Tsushima: titoli che hanno date di rilascio ancora lontane ma che, presumibilmente, finiranno per essere videogiochi incredibili.
L’azienda ha anche dichiarato di non volersi inserire all’interno del mercato dei Battle Royale, recentemente assaltato dal fenomeno Apex Legends di EA e Respawn Entertainment. Shawn Layden ha ammesso che la cosa non interessa la compagnia perché il mercato mondiale dei videogiochi ha già tutti quanti i videogiochi Battle Royale di cui potrebbe mai aver bisogno; uno in più sarebbe semplicemente destinato a non cambiare nulla.
Il futuro della compagnia si baserà su tre modi di pensare intrecciati che forgeranno il futuro della compagnia:
Una specie di curioso manifesto politico che però può solo far piacere a noi giocatori, alla continua ricerca di ciò che c’è di bello e interessante sugli scaffali del nostro mercato di fiducia. Sembra insomma che Sony abbia deciso di combattere la prossima generazione videoludica a suon del pochi ma buoni di popolare conoscenza. Riuscirà questa tattica a sconfiggere la Nintendo Difference e l’approccio di Microsoft?
Per scoprirlo, beh, continuate a seguirci su Player.it per qualche annetto.
This post was published on 11 Febbraio 2019 19:36
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