Red Dead Redemption 2 arriverà sui nostri scaffali tra meno di dieci giorni. Come abbiamo raccontato di recente, però, la puntualità dell’uscita del gioco è costata ai dipendenti di Rockstar Games un 2018 da inferno, portandoli ad arrivare addirittura a turni di lavoro da 100 ore a settimana. Facendo chiarezza sulla questione, si è scoperto che questa stressante routine lavorativa non riguardava tutti i dipendenti, ma solamente un gruppo ristretto.
Le testimonianze di un ex impiegato
Dopo questa news sono uscite fuori alcuni interessanti testimonianze. Ad esempio quella di Job J Stauffer, che è stato in Rockstar Games per quattro anni. In particolare l’impiegato ha lavorato allo sviluppo di Grand Theft Auto 4 e afferma in un tweet che nelle ultime fasi di sviluppo del gioco l’atmosfera nello studio era “come se ti puntassero una pistola alla testa sette giorni a settimana”.
It's been nearly a decade since I parted from Rockstar, but I can assure you that during the GTA IV era, it was like working with a gun to your head 7 days a week. "Be here Saturday & Sunday too, just in case Sam or Dan come in, they want to see everyone working as hard as them." https://t.co/TaQS5LnaAa
— Job Stauffer is ON A VOYAGE to Immersive Wellbeing (@jobjstauffer) October 16, 2018
Influenza si, ma senza Twitter
In un altro tweet parla di come sia stato trattato durante un giorno di malattia concessogli dal datore di lavoro per l’influenza. Avendo, Stauffer postato una foto su Twitter, durante la convalescenza, la compagnia lo avrebbe ammonito per “aver perso tempo su Twitter”.
There was an instance in 08 or 09 when I legitimately had THE FLU. Needed a day off. Went to Drx, got an Rx for Tamiflu, had an allergic reaction, tweeted a photo, then got put on notice for not coming in to work and 'fooling around on twitter' instead. True story. Fucking crazy. https://t.co/TaQS5LnaAa
— Job Stauffer is ON A VOYAGE to Immersive Wellbeing (@jobjstauffer) October 16, 2018
Cambia il gioco, ma non il vizio
Non finisce quì. In un altro tweet il nostro amico manda un’altra frecciatina a Rockstar Games. Anche se da il beneficio del dubbio, immagina che, anche dieci anni dal suo abbandono, la software house continui a comportarsi allo stesso modo.
I gave them the benefit of the doubt having left nearly ten years ago that they’ve maybe changed. Yet I’ve heard this from dozens of R* folks in recent years that it continues, and I’m not surprised. It was the most ruthlessly competitive and intense work environment imaginable. https://t.co/NzjwQPBZja
— Job Stauffer is ON A VOYAGE to Immersive Wellbeing (@jobjstauffer) October 17, 2018
Rockstar, dargli il beneficio del dubbio?
Insomma, questo ex impiegato ha alzato un bel polverone di flame nei confronti della compagnia. Tuttavia questo è un granello di sabbia nel deserto se consideriamo che da sempre Rockstar Games è stata oggetto di attacchi per la sua cultura stressante e sempre esigente in ambito del lavoro. Ricordiamo che accadde la stessa cosa otto anni fa, con il primo Red Dead Redemption.
Insomma, anche se con Red Dead Redemption 2 hanno gestito il lavoro in modo migliore, inizia ad essere evidente il fatto che nelle fasi finali di sviluppo dei loro giochi, quelli di Rockstar Games siano un tantino pressanti. Gli diamo il beneficio del dubbio?
[Aggiornamento] Rockstar Games da il permesso allo staff di esprimersi sulla questione 100 ore
La questione delle 100 ore di lavoro a settimana da parte del team di Rockstar Games sta facendo parecchio scalpore. La software house, d’altra parte, da il permesso ai membri dello staff di esprimersi sulla vicenda dando un punto di vista personale.
In particolare l’ex programmatrice di Rockstar Games Vivianne Langdon è stata una delle prime a tweetare a riguardo.
I'm a Tools Programmer at Rockstar Games in San Diego and I've been working at R* for 3.5 years. I don't generally talk about work but I wanted to provide a brief personal perspective on the recent articles which have presumed that R* forces its employees to work 100-hour weeks.
— Vivi Langdon 🏳️🌈 (@viiviicat) October 18, 2018
Ha lavorato in Rockstar per tre anni e mezzo. Di solito non parla di lavoro ma è stata colpita dalla storia delle 100 ore. Specifica, prima di tutto, che la sua è un’opinione personale e che non è stata compensata in alcun modo per fare quel post. Poi afferma che non ha mai lavorato per più di 50 ore a settimana.
I'm "non exempt" so my overtime pay starts at 1.5x salary and scales to 2x after 8 hours of OT in a week or 12 hours in a single day, in accordance with California law. Also, I have only been asked to work on weekends once or twice in my entire time at R* on the Tools team.
— Vivi Langdon 🏳️🌈 (@viiviicat) October 18, 2018
Ha effettivamente fatto degli straordinari di 2-6 ore a settimana, ma tutti regolarmente pagati, al punto che il salario gli è stato aumentato di metà o addirittura raddoppiato. Le ore di straordinario rientravano comunque nelle norme della legge californiana.
The few instances when I work late overtime hours are generally because I'm in the "zone" and don't want to stop until I finish some tricky problem. It is not the result of anyone forcing me to stay late or giving me impossible deadlines, but rather my own drive as a programmer.
— Vivi Langdon 🏳️🌈 (@viiviicat) October 18, 2018
Ad ogni modo il lavorare fin tardi è stata una sua scelta perchè, a suo dire, risiede nella stessa zona degli studi di Rockstar e non voleva fermarsi con il lavoro fin quando non avrebbe risolto alcuni difficili problemi di programmazione. Nessuno l’ha forzata a stare fin tardi, o le avrebbe dato timeline impossibili. Era solo lei che si imponeva questa responsabilità come programmatrice.
(as an aside, everyone at R* has been incredibly kind and supportive of me as I continue on my own personal journey. I have always felt listened to, valued and respected by the team and this was not changed by my transition.)
— Vivi Langdon 🏳️🌈 (@viiviicat) October 18, 2018
Rockstar Games l’ha sempre ascoltata, valorizzata e rispettata. Anche dopo il suo abbandono dello studio.
I do not feel personally that I am overworked or being mistreated. That said, I do not want this to diminish any others' stories should they arise, and I don't wish to imply that this industry is perfect. My goal is only to share my personal experience at R*.
— Vivi Langdon 🏳️🌈 (@viiviicat) October 18, 2018
Insomma, nella sua esperienza personale non è stata mai sovraccaricata di lavoro o maltrattata. Ovviamente non vuole sminuire nessun altra storia e non vuol dire che l’industria videoludica sia perfetta. Si tratta solo della sua esperienza personale.
Un’altra esperienza, completamente all’opposto di quella di cui abbiamo letto in precedenza. Quale delle due sia più veritiera è davvero difficile dirlo. Vi aggiorneremo costantemente su questa storia delle 100 ore a settimana di Rockstar.