2K Games è un vero e proprio colosso del mondo videoludico americano, autore di alcune delle serie sportive non calcistiche di maggiore successo di tutti i tempi e di titoli di tutto rispetto come quelli legati alla saga di Borderlands. Come ogni rosa che si rispetti, anche l’azienda ha le sue spine dolenti.
Non è un bel periodo per alcuni servizi che 2K Games ha messo su nel corso della sua carriera di producer e developer di videogames; al momento in Europa le microtransazioni in molti sui titoli (come la serie NBA 2K) stanno venendo vietate dalle legislazioni dei paesi, portando a perdite monetarie e a dovuti rimaneggiamenti sul codice di gioco.
Nel corso di un’ intervista con la rivista Trusted Reviews il produttore senior che si occupa di NBA 2K, tale Rob Jones, ha parlato un po’ della questione facendo uscire fuori alcune opinioni piuttosto interessanti al riguardo.
2K e le microtransazioni, capitolo primo.
Il presupposto è il seguente: i videogiochi sportivi di 2K Games hanno una valuta per microtransazioni chiamata VC Bucks, acquistabile unicamente attraverso soldi reali in grado di facilitare alcuni momenti del gioco, di comprare giocatori e così via.
Molte sono le critiche che hanno circondato la valuta e ciò che le roteava attorno negli ultimi anni ; il problema legale legato alla legislazione belga avuto dall’azienda è stata soltanto l’ultima goccia di una pioggia che continua in modo quasi incessante da più di dodici mesi.
A rispondere di tutto questo è arrivato Rob Jones, senior producer delle serie sportiva NBA 2K.
“Purtroppo le microtrasanzioni sono una spiacevole realtà legata al mondo del gaming moderno; ogni videogioco ad un certo punto ha avuto bisogno di inserire una sua valuta per cercare di ottenere ricavi ulteriori dai giocatori che assiduamente usano il loro tempo per giocare al titolo in questione.
Noi di 2K ci chiediamo continuamente dove si trovi il confine verso cui gli acquisti in game passano da essere valutabili come interessanti e essere valutabili come acquisti completamente spilla-soldi; è importante per noi che all’interno di un qualche acquisto ci sia un valore aggiunto che altrimenti non potrebbe esserci in altro modo.
Al giorno d’oggi i giocatori non hanno abbastanza pazienza per giocare e arrivare sino al succo del videogioco, vogliono arrivare in cima alle classifiche senza aver prima lavorato come si faceva una volta per i titoli più vecchi. Noi in questo caso pensiamo che sia corretto dare la possibilità di evitare tutto questo lavoro, secondo le proprie disponibilità personali.
In ogni caso per noi le microtransazioni rimangono una scelta con cui si può avere a che fare, non una forzatura. Cerchiamo di migliorarle e dare a ogni acquisto fatto con la moneta dedicata un senso ben preciso.”
Che futuro ci aspetta quando parliamo di microtransazioni?
La sostanza è ben chiara: è ovvio che le microtransazioni siano inserite per scopi puramente commerciali all’interno di un videogioco ma è anche altrettanto plausibile che ci ci stia dietro voglia evitare in tutti i modi di far sentire ai giocatori il peso dei soldi spesi; per evitare questo 2K Games vuole applicare una strategia molto semplice: dare valore a ogni acquisto possibile.
Questo ovviamente potrà scontrarsi con le politiche di determinati stati, che nel tentativo di regolamentare i paragoni tra lootbox e gioco d’azzardo hanno finito per gettare fuori dalla barca anche le microtrasanzioni positive, a volerle chiamare in modo carino.
Purtroppo per molti le microtransazioni sono fatte per restare, almeno fino a quando non si valuteranno modelli di business differenti in grado di rendere ancora sostenibile l’industria videoludica che vede aumentare sempre di più i costi di produzione per titoli dotati di una certa qualità tecnica. Nel frattempo, possiamo pensare a cosa vedremo di nuovo del prossimo NBA 2K19, in uscita nel corso di Settembre.