Questo primo mese del 2018 ci regala una nuova puntata della querelle legata alle loot box. Come forse molti di voi ricorderanno, il polverone sollevato dal “caso Star Wars: Battlefront II” non si è ancora placato, soprattutto negli Stati Uniti. La domanda a cui, però, non è stata ancora fornita una risposta ufficiale è sempre quella: le loot box sono gioco d’azzardo o no? Ebbene, sembra proprio che un Senatore dello Stato di Washington voglia porre fine al dilemma, stabilendo una volta per tutte la questione. Proprio per questa ragione, è stata presentata una proposta di legge per definire la natura giuridica di queste casse che tanto hanno infiammato le community di giocatori.
Lo scoppio delle polemiche legate alle microtransazioni su Star Wars: Battlefront II ha generato discussioni di ogni genere. Non solo Electronic Arts è stata costretta a disabilitare lo store in-game, ma praticamente qualsiasi studio che inserisca tali meccaniche nei propri giochi rimane coinvolto in polemiche spesso anche molto accese. Tuttavia, c’è chi si è spinto anche più in là. Chris Lee, un membro della Camera dei Rappresentanti dello Stato delle Hawaii, aveva non solo definito Battlefront II “un casinò a tema Star Wars“, ma aveva dichiarato l’intenzione di presentare una legge anti-loot box. Secondo il politico americano, infatti, tali meccanismi erano del tutto equiparabili al gioco d’azzardo, e come tali avrebbero dovuto essere vietati ai minori, o quantomeno regolamentati.
Nonostante alcune nazioni, come la Nuova Zelanda, si siano espresse negativamente sul tema, la questione rimane aperta. A prendere la parola, stavolta, è Kevin Ranker, un Senatore Democratico di Orcas Island, nello stato di Washington. Il politico statunitense avrebbe presentato una proposta di legge alla Washington Gambling Commission. Lo scopo sarebbe, appunto, quello di stabilire se le loot box siano o meno gioco d’azzardo. Proprio per questa ragione, le istituzioni statali e gli sviluppatori di videogiochi sono ora chiamati a dare una risposta. Di seguito, alleghiamo alcune dichiarazioni di Kevin Ranker sul caso.
“Quello che dice il disegno di legge è ‘Industria, Stato: sedetevi attorno a un tavolo per capire quale sia il modo migliore per regolamentare tutto ciò. È inaccettabile mirare ai nostri bambini con giochi d’azzardo predatori sotto forma di giochi con coniglietti danzanti o cose del genere.”
Lasciando perdere la fantasiosa metafora dei coniglietti danzanti, il problema posto da Ranker è molto sentito. Il disegno di legge evidenzia tre principali preoccupazioni: in primo luogo, se i giochi e le app contenenti le loot box siano da considerarsi giochi d’azzardo ai sensi della legge di Washington; in secondo luogo se questi meccanismi appartengono ai giochi e alle app; in terzo luogo, se i minori debbano avere un accesso così diretto a giochi ed app che offrono tali loot box; e infine la “mancanza di apertura e trasparenza rispetto alle probabilità di ricevere ogni tipo di oggetto virtuale”.
È necessario trarre una conclusione al massimo entro il 1 ° dicembre 2018. La Commissione per il gioco d’azzardo dello Stato di Washington dovrà fornire raccomandazioni scritte sul modo migliore di regolamentare la pratica e includere opzioni per l’attuazione di regolamenti che limitino la vendita di videogame contenenti tali meccaniche di gioco.
Per simili ragioni, Apple ha deciso di rendere pubbliche le probabilità di ottenimento degli oggetti virtuali dei vari giochi presenti nell’App Store. Kevin Ranker ritiene che tale comportamento dovrebbe essere esteso anche alle altre aziende.
“Se solo i genitori sapesse quanto sono predatori i meccanismi di questi giochi, non li metterebbero sotto l’albero di Natale. Anzi, non vorrebbero proprio che i loro figli ci giocassero!”
Queste ultime dichiarazioni ora riportate ci fanno capire quanto grande sia la distanza che separa le istituzioni dall’industria videoludica. Se, da una parte, il problema è talmente sentito da spingere stati come le Hawaii ed il Belgio a chiedersi se introdurre delle leggi per regolamentare il fenomeno, dall’altra, invece, la Entertainment Software Rating Board (ESRB) e publisher del calibro di EA negano fermamente che le loot box possano essere equiparabili al gioco d’azzardo.
Non ci resta quindi che attendere ulteriori sviluppi della vicenda che, siamo sicuri, non tarderanno ad arrivare. Restate sintonizzati per ulteriori news in merito.
This post was published on 25 Gennaio 2018 16:53
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