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Ubisoft non vuole più realizzare esperienze di gioco “finite”

Il mondo del gaming, si sa, è in continua evoluzione, in tutti i suoi molteplici aspetti. Ciò che oggi è di moda, domani potrebbe già essere passato remoto. Proprio per questa ragione, ogni publisher deve sempre tenersi al passo coi tempi, anche a costo di compiere scelte impopolari. Sotto questo aspetto, sembra proprio che Ubisoft abbia iniziato, già da un po’, a modificare il suo stesso concetto di videogame: in una recente intervista, infatti, un suo dirigente ha confermato che il publisher francese ha intenzione, nel prossimo futuro, di discostarsi sempre più dal concetto di “gioco finito“. L’intenzione, di conseguenza, sarebbe quella di realizzare prodotti che possano intrattenere il pubblico per un periodo di tempo maggiore, avvicinandosi al concetto di gioco inteso come servizio.

Ubisoft: niente più esperienze di gioco “finite”

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Sembra proprio che Ubisoft sia alla ricerca di modi per coinvolgere i giocatori in un singolo gioco per un periodo di tempo più lungo. Quanto ora detto, inutile sottolinearlo, si sposa sempre più verso con il modello di gioco inteso come servizio, con tutto ciò che ne consegue. Nella giornata di ieri, il vicepresidente esecutivo di Ubisoft Canada, Lionel Raynaud, ha fornito, attraverso un’intervista, qualche delucidazione su cosa queste intenzioni del publisher francese potrebbero significare e comportare. In un post su Ubiblog, il portale ufficiale di Ubisoft, Raynaud ha sottolineato il passo che la sua azienda ha intenzione di compiere: passare da lunghe narrazioni a storie autonome, che occupano però un posto in un quadro più ampio.

“Ciò che ha guidato questa decisione è la volontà di non dare esperienze di gioco finite. Questo è il motivo per cui parlo di avere diverse idee: non solo essere l’eroe che sta per liberare una regione, ma forse anche l’idea di avere un impatto economico, di essere il migliore nel business in questo paese liberato, o anche quella di avere voce in capitolo nel modo in cui dovrebbe essere governato ora che ti sei sbarazzato del dittatore. Ed io penso che possiamo avere diverse esperienze con diversi sistemi di gioco nello stesso mondo, se il mondo è abbastanza ricco e se i sistemi sono abbastanza robusti.”

Come tenere i propri fan incollati allo schermo?

Anche il prossimo Assassin’s Creed Odyssey presenterà alcuni tratti delle nuove volontà del suo publisher.

All’E3 2018 è stato già possibile cogliere qualche accenno della volontà di Ubisoft di orientarsi verso i giochi intesi come servizio. Lo stesso Assassin’s Creed: Odyssey includerebbe contenuti settimanali destinati a far tornare i giocatori sui server di gioco e far sentire, in questo modo, il mondo di Odyssey più vivo. Nell’intervista, il direttore esecutivo dell’EMEA, Alain Corre, non ha però specificato se ciò sarebbe semplicemente consistito in una sorta di sfida settimanale o se, invece, ci fosse dell’altro. Raynaud suggerisce che si potrebbe effettivamente andare oltre.

“Creativamente, come fa Ubisoft a decidere per quanto tempo continuare a creare nuovi contenuti post-lancio per un suo gioco, invece spostare la sua attenzione su un suo eventuale sequel? Dov’è la linea di demarcazione tra queste due decisioni? Questa linea diventa più sfocata ogni anno. Assistiamo a periodi post-lancio ed a vite più lunghe per ciascuno dei nostri giochi, anche quelli orientati al single player, come titoli d’avventura o d’azione, ora hanno un post-lancio molto corposo, e le persone rimangono nei nostri mondi per molto tempo. La linea di demarcazione è, quindi, sempre più sfocata e  confusa.

Tutti vediamo un futuro in cui un gioco rimarrà molto più a lungo nella sua fase post-lancio, e nuove esperienze arriveranno sempre all’interno di questi stessi giochi, ma avremo una tecnologia che infrangerà i limiti attuali dello spazio di archiviazione in memoria, ad esempio, grazie alle nuove tecnologie che stanno arrivando. Saremmo in grado, nello stesso mondo, di avere diversi periodi storici, ad esempio in Assassin’s Creed, e utilizzare l’Animus per viaggiare da uno all’altro, oppure avere diverse aree del mondo collegate da sistemi di viaggio, in modo che giochi come Far Cry o Watch Dogs possano svolgersi in paesi diversi ma sempre nella stessa esperienza di gioco, senza soluzione di continuità.”

Raynaud ha continuato dicendo che tale tecnologia potrebbe anche comportare la realizzazione di una migliore intelligenza artificiale, che consentirebbero lo sviluppo di NPC reattivi, nonché di altri modi di cambiare il mondo di gioco in base a ciò che i giocatori o le community fanno nel tempo.

Restate sintonizzati per ulteriori news in merito.

 

This post was published on 4 Luglio 2018 11:43

Claudio Albero

Nasce a Torre del Greco, una piccola metropoli alle falde del Vesuvio, nei favolosi anni ’80, che già però non avevano più niente di favoloso. Provano ad educarlo con Beatles e musica classica sin dalla più tenera età, ma lui, di tutta risposta, si appassiona all’ heavy metal ed ai videogame , spendendo un piccolo patrimonio in sala giochi, quando queste due parole erano ancora slegate dalle slot machine. Dopo aver mosso i primi passi su Sega Master System II con Alex Kidd, il Super Mario con le orecchie a sventola, si innamora dei platform, degli action/adventure e degli RPG, con particolare attenzione alla saga di Final Fantasy. Inguaribile sognatore con le radici saldamente ancorate nel passato, scopre la sua passione per la scrittura quasi per caso, in uno dei tanti pomeriggi passati tra i corridoi della Facoltà di Giurisprudenza di Napoli, dove si laureerà giusto qualche anno dopo, con una tesi in Diritto d’Autore basata sull’opera multimediale. Dopo aver scritto di attualità e musica su Lacooltura.it , Road TV Italia e Federico TV , approda sui lidi di Player.it , in cui comincia sin da subito ad apprendere e fare domande, guadagnandosi rapidamente il titolo di “ redattore rompiscatole del mese ”. Nonostante sia legatissimo alla grande famiglia di Player, non sono rare alcune sue incursioni su portali come Gameplay Café e Spazio Rock . Musica, videogame, concerti, boardgame, modellismo, fumetti, cinema e serie tv: tanti hobby diversi tra loro, ma collegati da un fil rouge che li unisce tutti: il divertimento . È proprio questo che cerca in un videogame, è proprio questo sentimento che muove le sue dita, ed è sempre il divertimento la sensazione che cerca di infondere nei suoi articoli. Al di fuori del mondo del gaming, indossa giacca e cravatta per mimetizzarsi nel mondo degli avvocati, esercitando la professione forense, con lo scopo di conoscere a fondo le “ regole del gioco ”, nonché di minacciare di far causa a chiunque al minimo pretesto.

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