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Videogiochi troppo costosi? Secondo un analista di Wall Street no!

Si sa che mettere mano al portafogli è sempre, o quasi sempre, un atto difficile. Nonostante il fatto che i videogame siano il passatempo che amiamo, non possiamo negare che il loro costo sia in costante aumento, soprattutto in questi ultimi anni. Senza dubbio i costi di sviluppo crescono, senza dubbio le tasse hanno il loro peso nella questione, ma non è un caso che siano in molti ad attendere questo prossimo Black Friday per fare i propri acquisti, approfittando dei forti sconti sui titoli che più gli interessano. Ebbene, secondo un analista di Wall Street, i giocatori non pagherebbero cifre spropositate per il loro hobby, ma anzi, pagherebbero troppo poco per i servizi di cui usufruiscono.

Secondo l’analista, i giocatori pagherebbero troppo poco

Un’opinione destinata a far discutere.

Dopo la bufera che ha investito EA, una cosa è diventata chiarissima: i giocatori hanno un enorme potere, soprattutto nell’epoca di internet e dei socia network. È bastato vedere quanto il polverone alzato su Metacritic, su cui Star Wars: Battlefront II ha ricevuto tantissime recensioni negative, sia riuscito a convincere il publisher americano a rivedere le proprie strategie di mercato. Electronic Arts è stata infatti spinta, per non dire costretta, a rimuovere lo shop in game, onde evitare di compromettere le vendite di un gioco appena lanciato sul mercato. Tra i tanti detrattori delle microtransazioni, c’è una persona che ha assunto, sul tema, una posizione tanto singolare quanto controversa.

Il soggetto in questione è Evan Wingren, un analista finanziario di KeyBanc Capital Markets. Lo studioso dei mercati finanziari, in una nota agli investitori, avrebbe detto che inserire microtransazioni, anche in un gioco da 60 dollari, è una “nuova possibilità da aggiungere” per i publisher, nonostante il “rischio temporaneo” assunto da EA con la decisione di rimuoverle temporaneamente. Ecco quanto dichiarato da Wingren a CNBC.

“I giocatori non sono sovraccaricati, anzi, pagano poco (e siamo giocatori)… Questa saga è stata la tempesta perfetta per le reazioni eccessive, in quanto coinvolge EA, Star Wars, Reddit e alcuni giornalisti / distributori di giochi puristi che non amano le microtransazioni.”

Ecco il costo “orario” di un videogioco

Secondo lo studioso, il costo orario di un videogame sarebbe troppo basso.

Secondo quanto esposto dall’analista, i videogame avrebbe un “costo orario” molto basso. Tale costo sarebbe addirittura inferiore a quello di film o di una serie tv. Tutto questo addirittura considerando di spendere 20 dollari al mese in loot box, in aggiunta al costo di listino del gioco. Assumiamo che una persona giochi al titolo in questione per almeno due ore e mezza al giorno per un anno. Ebbene, quella persona pagherebbe un costo di 40 centesimi all’ora. Un costo di gran lunga inferiore ai 60 centesimi per ora della televisione e degli 80 centesimi orari spesi per l’affitto di un film.

“Analisi quantitative mostrano che i publisher di videogiochi stanno effettivamente facendo pagare ai giocatori un prezzo relativamente economico, e probabilmente farebbero bene ad aumentarlo.”

Tornando a Star Wars: Battlefront II, è probabile che il titolo, soprattutto in seguito alle polemiche emerse, non raggiunga i 13 milioni di copie che EA aveva previsto si potessero vendere.

“Nonostante il disagio per quanto detto dalla stampa mondiale, se ti piace Star Wars e giochi ai videogiochi piuttosto di frequente, farai molto meglio a saltare il film e a giocare per ottenere il massimo risultato.”

Inutile dire che le parole dell’analista sono destinate a far discutere. Credete sul serio che il prezzo da noi pagato per un gioco sia troppo basso? Oppure credete che sia in linea o troppo alto? Rispondeteci nei commenti.

Restate sintonizzati per ulteriori news in merito.

This post was published on 21 Novembre 2017 15:38

Claudio Albero

Nasce a Torre del Greco, una piccola metropoli alle falde del Vesuvio, nei favolosi anni ’80, che già però non avevano più niente di favoloso. Provano ad educarlo con Beatles e musica classica sin dalla più tenera età, ma lui, di tutta risposta, si appassiona all’ heavy metal ed ai videogame , spendendo un piccolo patrimonio in sala giochi, quando queste due parole erano ancora slegate dalle slot machine. Dopo aver mosso i primi passi su Sega Master System II con Alex Kidd, il Super Mario con le orecchie a sventola, si innamora dei platform, degli action/adventure e degli RPG, con particolare attenzione alla saga di Final Fantasy. Inguaribile sognatore con le radici saldamente ancorate nel passato, scopre la sua passione per la scrittura quasi per caso, in uno dei tanti pomeriggi passati tra i corridoi della Facoltà di Giurisprudenza di Napoli, dove si laureerà giusto qualche anno dopo, con una tesi in Diritto d’Autore basata sull’opera multimediale. Dopo aver scritto di attualità e musica su Lacooltura.it , Road TV Italia e Federico TV , approda sui lidi di Player.it , in cui comincia sin da subito ad apprendere e fare domande, guadagnandosi rapidamente il titolo di “ redattore rompiscatole del mese ”. Nonostante sia legatissimo alla grande famiglia di Player, non sono rare alcune sue incursioni su portali come Gameplay Café e Spazio Rock . Musica, videogame, concerti, boardgame, modellismo, fumetti, cinema e serie tv: tanti hobby diversi tra loro, ma collegati da un fil rouge che li unisce tutti: il divertimento . È proprio questo che cerca in un videogame, è proprio questo sentimento che muove le sue dita, ed è sempre il divertimento la sensazione che cerca di infondere nei suoi articoli. Al di fuori del mondo del gaming, indossa giacca e cravatta per mimetizzarsi nel mondo degli avvocati, esercitando la professione forense, con lo scopo di conoscere a fondo le “ regole del gioco ”, nonché di minacciare di far causa a chiunque al minimo pretesto.

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