Editoriale di Gianluca “DottorKillex” Arena
Dopo aver fatto aumentare la salivazione dei suoi fan per settimane, dando loro in pasto solamente un video da tre minuti scarsi, Nintendo ha finalmente alzato il sipario sulla sua Switch, console destinata a raccogliere la sfortunata eredità di Wii U e a riportare la casa di Kyoto nell’olimpo dei produttori di console da gioco.
Nonostante l’ora e mezza di presentazione, comunque, i punti oscuri sono ancora molti, e le informazioni (come nella tradizione della grande N) non sono complete e precise: mancano delle specifiche tecniche qua, una data là, una lista onnicomprensiva di tutto ciò che sarà disponibile al lancio.
Ci sono, tuttavia, elementi sufficienti per sbilanciarsi sulle possibilità di successo e sulla qualità del progetto Nintendo: sul palco sono saliti il presidente Kimishima e diverse personalità di spicco dell’industria videoludica giapponese, e, se alcuni degli annunci fatti hanno strappato applausi, altri avrebbero meritato, probabilmente, qualche fischio.
Lo show ha confermato la linea tracciata dal trailer di qualche settimana fa, presentando una console ibrida, capace di assolvere egregiamente tanto alla funzione di macchina da gioco casalinga quanto alla necessità di poter contare su un hardware portatile: connettendo i due Joy Con al corpo centrale della macchina, infatti, ciò che si ottiene è un tablet da gioco con controlli fisici, qualcosa che prende le mosse tanto da Playstation Vita quanto dal pad di Wii U, dalla cui esperienza la grande N sembra aver fatto tesoro.
Mentre la risoluzione si adatterà allo schermo su cui saranno riprodotti i contenuti (1080p nel caso della tv di casa e 720 in modalità portatile), le performance dei giochi, a detta di Nintendo, saranno le medesime tanto in salotto quanto in mobilità, garantendo un’esperienza di gioco continuativa e consentendo, così, di vivere le proprie avventure videoludiche senza vincoli spaziotemporali.
Come sempre quando si parla di Nintendo, il concept è affascinante ed assolutamente fuori dal comune, lontano anni luce dalla strada intrapresa da Microsoft e Sony, ma questa affermazione si poteva dire valida anche per la precedente console casalinga, che, nonostante la freschezza dell’idea alla base, non ha collezionato che poco più di dodici milioni di unità vendute, risultando, ad oggi, la peggiore tra le console casalinghe della grande N in termini di vendite.
Cos’è, allora, che dovrebbe diversificare Switch da Wii U?
Innanzitutto il supporto delle terze parti, che da Bethesda (Skyrim Special Edition) ad EA (Fifa ’18) dovrebbero assicurare che anche i multipiattaforma più in voga arrivino sulle sponde Nintendo, ma anche il focus di tutti i team di sviluppo che fanno capo a Nintendo su quest’unica macchina da gioco: l’unificazione dei team che si occupano di giochi home e di giochi portatili è vecchia di diversi mesi, e dovrebbe assicurare alla nuova nata in casa Nintendo una quantità di uscite first party di gran lunga superiore alle ultime due macchine da gioco da salotto della casa di Mario.
Vista la qualità delle esclusive first party di cui anche Wii U ha potuto godere, questo potrebbe rappresentare un punto di forza non da poco.
Tra giochi, periferiche, prezzo e line up di lancio, non tutto, però, ci ha colpito in positivo: idealmente, gli applausi sarebbero stati molti più dei fischi, se fossimo stati presenti, ma, nondimeno, i punti oscuri rimangono diversi, e crediamo che nelle settimane che ancora ci separano dal lancio della console (che avverrà il prossimo tre marzo) Nintendo dovrà fare chiarezza su certi aspetti.
I motivi per ben sperare in una riscossa della casa di Kyoto sono numerosi, e vanno dalla versatilità della macchina, capace di offrire come mai prima un’esperienza di gioco senza compromessi anche fuori dalle mura domestiche, alla ritrovata verve delle terze parti, soprattutto nipponiche, che sembrano davvero propense a tornare in massa sui lidi Nintendo.
Oltre all’idea di poter giocare a quello che vogliamo dove vogliamo, ci è piaciuto il taglio sbarazzino della macchina, che però non sembra volersi alienare i giocatori più tradizionali, nel contempo: accanto a prodotti sperimentali e più adatti ad un pubblico di neofiti, come 1-2 Switch, ce ne sono altri, come lo splendido The Legend of Zelda Breath of the Wild, espressamente dedicati ai fan più oltranzisti della grande N.
La filosofia dietro Switch, insomma, sembra essere molto poliedrica, e voler provare ad abbracciare pubblici potenzialmente molto diversi tra loro, così da assicurarsi una base installata molto ampia e, con essa, i favori delle terze parti, la cui assenza è stata tra le cause dell’insuccesso di Wii U.
Ci piace molto il fatto che, tra i giochi mostrati (tra quelli in arrivo nei mesi successivi al lancio e quelli della line up iniziale) siano rappresentati dei generi che, altrove, non stanno avendo vita facile, quasi come se Nintendo volesse accogliere giocatori insoddisfatti dalla marea di sparatutto in prima persona e titoli dall’ambientazione post apocalittica che affollano le line up della concorrenza.
Giochi di ruolo giapponesi, platform in due e tre dimensioni, puzzle game, raccolte di minigiochi, persino l’inatteso ritorno di un classico senza tempo come Bomberman: ci sono gli ingredienti per mettere su una libreria molto differente da quelle disponibili altrove, con tutti i vantaggi di offrire esperienze uniche.
Ci piacciono molto i Joy Con, rivelatisi ben più di due pezzi di plastica da attaccare allo schermo portatile: in essi è compreso un lettore NFC per gli amiibo, nell’altro l’equivalente del tasto Share di PS4 per condividere sui social scatti in-game, ed in entrambi una innovativa funziona di vibrazione, chiamata da Nintendo HD Rumble, che simula la tridimensionalità, consentendo applicazioni uniche all’interno dei software per Switch (pensiamo anche solo al minigioco dello scasso, tanto in voga in molti action adventure negli ultimi anni).
In ultimo, ci piacciono (e tanto) i filmati mostrati delle due esclusive di maggiore peso, ovvero il già citato nuovo capitolo di Zelda e Super Mario Odyssey, che pure si farà attendere fino al prossimo Natale: fin quando sarà possibile giocare a titoli di questa qualità solamente sulle piattaforme proprietarie della casa di Kyoto, crediamo che queste avranno sempre il loro perché.
La rosa, comunque ha anche il suo bel quantitativo di spine: dal prezzo di lancio alla pochezza (quantomeno in termini quantitativi) della line up iniziale, non mancano le criticità.
Partiamo proprio dal prezzo, che molti speravano fosse più contenuto: a noi sembra un po’ più alto del dovuto nell’ordine della cinquantina di euro: considerate anche le aggiunte ai Joy Con, che inizialmente pensavamo essere semplici pezzi di plastica e che invece contengono tecnologia di vario tipo, siamo comunque dinanzi ad un’offerta abbastanza onesta.
Preoccupa, piuttosto, il fatto che, ad oggi, siano solamente cinque i titoli disponibili al lancio, a meno di clamorose sorprese da parte delle terze parti: sebbene Breath of the Wild sembri essere in grado di portare un tale peso da solo, la scelta è assai limitata e di certo una maggiore offerta avrebbe potuto garantire un lancio di maggiore impatto.
Speravamo, poi, nell’inclusione di una batteria più potente di quella in dotazione: sebbene non sia stato fornito l’amperaggio di quest’ultima, la stima che Nintendo stessa ha fatto varia dalle due ore e mezza alle sei nella migliore delle ipotesi, valori leggermente inferiori persino se comparati con quelli del New Nintendo 3DS XL.
Appare poi inconcepibile la scelta di dotare di soli trentadue giga di memoria interna la console: se già su Wii U, cinque anni fa, questo spazio si era dimostrato ampiamente insufficiente, come sperano, ai quartieri alti di Tokyo, di poter affrontare una intera generazione con così poco spazio a disposizione?
Alla fine dei conti, probabilmente, i giocatori che preferiscono il digital delivery saranno costretti a mettere mano al portafogli una volta ancora, finendo con il far lievitare, quindi, il costo complessivo della console; almeno, come magra consolazione, la macchina supporterà semplici schede SD con capienza fino a due tera, e non costose memory card proprietarie come nel caso di Playstation Vita.
A chiudere le note un po’ stonate c’è anche la nebbia attorno al comparto online della console. Nintendo ha reso noto che, a partire dall’autunno, sarà necessario sottoscrivere un abbonamento a pagamento per usufruire della modalità multigiocatore dei titoli di Switch, ma non ha fornito ulteriori dettagli.
Non si conosce, quindi, l’entità dell’obolo mensile, la possibilità che siano elargiti dei giochi gratuiti agli abbonati (voci parlano di titoli Virtual Console “in prestito” per un mese), ma, soprattutto, non è chiaro come intende muoversi Nintendo in un campo che la vede esordiente quasi totale, visto che la compagnia di Kyoto si è aperta all’online molto tardi rispetto alla concorrenza, e con risultati non sempre incoraggianti.
Gli interrogativi non mancano, e gli elementi su cui non è ancora stata fatta chiarezza non sono affatto secondari, eppure Nintendo Switch ha il fascino di una console diversa, unica, capace di offrire un tipo di intrattenimento completamente differente da quello della concorrenza per tipologie di giochi e modalità di fruizione.
L’impressione è che il potenziale non manchi, e che il supporto delle terze parti potrebbe essere finalmente di livello adeguato, ma basteranno queste premesse a farne un successo commerciale?
Molto dipenderà anche dai giochi, ovviamente, ma, al di là degli esiti futuri, alla compagnia di Kyoto non si può non riconoscere una buona dose di coraggio, qualità che, nel mercato videoludico attuale, è diventata estremamente rara.
Appuntamento al primi giorni di marzo per ulteriori articoli ed approfondimenti sulla console.
This post was published on 16 Gennaio 2017 10:55
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