Recensione di Federico ” Il Fed” Baglivo – versione testata Ps4
Recensire The Witcher 3: Wild Hunt non è un compito facile, per diverse ragioni. Non solo perché è uno dei giochi più attesi di questo periodo, e di questa generazione, su PC e console, e perché si porta dietro un carico di aspettative mostruose, ma perché è talmente pieno zeppo di cose da fare, luoghi da scoprire, mostri da abbattere, che si rischia di ritrovarsi invischiati in un vortice di gioco da cui difficilmente ci si riesce a staccare. Ed è forse questa la caratteristica più importante del titolo dei polacchi CD Projekt RED: essere capace di immergere completamente il giocatore all’interno del suo mondo virtuale, basato e ispirato all’opera letteraria di Andrzej Sapkowski, che ha partorito, dalla sua fervida fantasia, la figura dello Strigo Geralt, un mutante ammazza mostri cinico, un mercenario, antieroe per eccellenza. Ultimo capitolo di una trilogia iniziata nel lontano 2007, The Witcher 3: Wild Hunt è enorme e spettacolare, uno dei titoli che più colpiscono per la qualità e la cura maniacale con cui è stato prodotto. Bellissimo.
The Witcher 3: The Story So Far
I Regni Settentrionali sono in guerra. L’imperatore della potente e soverchiante Nilfgaard, Emhyr var Emreis, ha iniziato a invadere il Nord, dopo che lo stesso, negli avvenimenti accaduti in The Witcher 2: Assassins of Kings, aveva assoldato un vecchio witcher della scuola della vipera, Letho, per assassinare tutti i sovrani del Nord, così da gettare le nazioni nel caos prima di poterle invadere sfruttando l’incertezza, la paura e la confusione creatasi. Dopo aver ucciso Re Foltest di Temeria e Re Demavend di Aedirn, alla fine del secondo capitolo della trilogia scopriamo la verità sull’operato di Letho che, se dapprima si nascondeva dietro la Loggia delle Maghe per sviare ogni sospetto, nell’incontro finale con Geralt gli rivela di aver agito proprio per conto dell’Impero Nilfgaardiano, così da spianare definitivamente la strada a Emhyr. In questo contesto prende il via The Witcher 3: Wild Hunt, con i suoi intrighi politici, le alleanze e i tradimenti, che non sfigurerebbero sicuramente nemmeno in una puntata qualsiasi di Game of Thrones. In mezzo a questo marasma, si pongono i Witcher, mutanti mercenari in grado di ammazzare i mostri che infestano i Regni Settentrionali dall’ultima Congiunzione. Dopo aver recuperato completamente la memoria, Geralt di Rivia parte alla ricerca della sua vecchia amica e amante Yennefer di Vengerberg, fuggita verso Nilfgaard dopo aver spedito una lettera dove chiedeva un incontro al Witcher per una questione di vitale importanza. Unitamente al suo maestro Vesemir, e turbato dall’incubo della Caccia Selvaggia, Geralt raggiunge il borgo di Bianco Frutteto, dove da poco si è svolta una sanguinosa battaglia. Senza il becco di un’informazione utile sul conto di Yennefer, l’unico modo per scoprire qualcosa è quello di accettare il contratto degli Oscuri per l’uccisione del grifone reale che sta tormentando la zona, seminando il panico sia tra i residenti, che tra le guarnigioni Nilgaardiane presenti sul territorio, facendo partire, così, una delle avventure più belle e meglio realizzate degli ultimi anni di videogiochi. CD Projekt RED, infatti, ci ha sempre abituati bene, sotto questo punto di vista, e l’avere un background artistico letterario come quello del mondo creato da Sapkowski è di fondamentale importanza per evitare di rendere il mondo vuoto e fine a se stesso. A conferma di ciò, basta fermarsi a guardare il paesaggio durante una qualsiasi partita per cogliere tutti i particolari del mondo di gioco, e per capire quale sia la cura e la passione riversata su The Witcher 3: Wild Hunt da parte dei suoi sviluppatori.
Road to Vizima
Senza voler andare troppo oltre con la trama, che lasciamo scoprire direttamente ai giocatori, parliamo degli altri aspetti positivi che rendono The Witcher 3: Wild Hunt un gioco da avere a tutti i costi nella propria collezione. La prima componente che colpisce è, senza dubbio, la grafica. I boschi, le cittadine, i borghi e più in generale, l’intero mondo di gioco, restituiscono al giocatore un colpo d’occhio sbalorditivo per essere un titolo open world – open world che si presenta con delle aree enormi, interconnesse tra di loro; un po’ come già visto in Dragon Age: Inquisition – che offre al giocatore una mappa di circa 138 chilometri quadrati. E la cosa ancora più impressionante è che ogni area della mappa ha delle caratteristiche che la rendono unica come, ad esempio, Kaer Morhen, la dimora dei Witcher, incuneata in un terreno montuoso difficile da raggiungere per qualsiasi essere umano normale. E poco importa se la grafica ha dovuto subire un leggero downgrade, perché il risultato è comunque ottimo e, anzi, superiore a ogni più rosea aspettativa. L’aspetto grafico, però, non coinvolge solo le ambientazioni del mondo di gioco, ma anche – e sopratutto – i personaggi principali e secondari. Ben modellati e perfettamente inseriti nel contesto artistico del gioco, i protagonisti sono caratterizzati e particolareggiati a tal punto da risultare quasi veri. Questo stesso trattamento, inoltre, è stato applicato anche ai personaggi secondari, come i paesani ad esempio, che risultano essere credibili nel compimento delle loro azioni giornaliere. Infatti, difficilmente troverete, in The Witcher 3: Wild Hunt, un comprimario mal caratterizzato. Tutti i personaggi, dalla base ai protagonisti, hanno un comportamento peculiare, che contribuisce a rendere il mondo dello Strigo realistico e variegato. Tolta la grafica e l’impianto artistico, anche il sonoro è di assoluta qualità. Formato da una delle più belle colonne sonore degli ultimi anni, e da un doppiaggio in inglese che può contare su gente del calibro di Charles Dance – che, per inciso, darà la voce all’imperatore Emhyr – e Doug Cockle, il lavoro di CD Projekt RED non tradisce nemmeno sotto questo aspetto.
Il duro mestiere dello Strigo
Anche sul fronte gameplay non mancano le novità. The Witcher 3: Wild Hunt, infatti, potenzia e amplifica in tutto l’offerta ludica del predecessore, andando a migliorare alcune fasi che risultavano alquanto macchinose. Per esempio, la creazione delle pozioni utili per svolgere il proprio lavoro da Witcher non vengono più preparate o assunte durante la meditazione, come avveniva in precedenza, bensì possono essere preparate e assunte in qualsiasi momento nella sezione apposita del menù. Questo va a eliminare un fastidioso problema che si verificava soventemente nel secondo capitolo della serie, quando era impossibile meditare – e di conseguenza, creare la pozione e berla – se impegnati in un combattimento. Oltre a questo, anche le animazioni e il sistema di controllo sono stati migliorati: eliminando il lag che a volte colpiva il tasto della parata in The Witcher 2, risultano ora più reattivi che in precedenza. L’unico appunto che si potrebbe muovere è quello legato al sistema di combattimento che, pur presentando anch’esso delle novità, resta, probabilmente, un po’ troppo imballato. Ma non possiamo dire che questo sia un contro vero e proprio: infatti, l’utilizzo dei segni tipici dei Witcher, come Igni, Quen o Yrden, viene in soccorso del sistema di combattimento, e spezza un po’ la monotonia degli incontri con i nemici. Per quanto, invece, riguarda il cuore dell’esperienza di The Witcher 3: Wild Hunt, ovvero la strutturazione delle quest primarie e secondarie, anche qui abbiamo avuto a che fare con un netto miglioramento rispetto al passato. Peregrinando nel mondo di gioco durante la main quest, vi avvicineranno alcuni personaggi che richiederanno il vostro aiuto, dandovi così la possibilità di effettuare delle quest secondarie che vi porteranno a guadagnare esperienza e monete. Inoltre, anche le bachece cittadine sono sempre piene di missioni e contratti da accettare. Forse si sarebbe potuto fare qualcosa in più per rendere le quest secondarie più varie e diversificate, ma è solo un nostro punto di vista, più che una vera e propria critica.
Commento finale
Immenso, bellissimo, artisticamente e stilisticamente ineccepibile, The Witcher 3: Wild Hunt segna il grande ritorno – e la fine, purtroppo – di una delle saghe più importanti dei videogiochi moderni. Il lavoro svolto da CD Projekt RED è un inno alla bellezza, e un ringraziamento urlato forte e chiaro a tutti i fan dello Strigo Geralt. Ovvio, non è un titolo perfetto a causa di qualche piccolo bug grafico che ogni tanto fa capolino nelle versioni PlayStation 4, ma è un titolo che ci si avvicina molto per la mole di contenuti proposti – sia presenti che futuri, con tutti i DLC previsti che saranno rilasciati gratuitamente dagli sviluppatori – per il suo incredibile comparto tecnico e artistico. Cosa state aspettando? Il Lupo Bianco vi aspetta per un’ultima enorme, magnifica, avventura.
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