Backlog – Rage

Prima puntata del nuovo anno per Backlog, rubrica tesa a ricordare ad ogni giocatore che, per un gioco entusiasmante in uscita, ce ne sono due (se non tre) che ci si è persi per strada, per un’accoglienza fredda da parte della critica, preconcetti personali o, semplicemente, mancanza di tempo.
Il tempo sa essere gentiluomo, però, e non è mai troppo tardi per recuperare, spesso con costi minimi, i più meritevoli tra i giochi che abbiamo lasciato indietro: una volta a settimana, allora, analizzeremo titoli dimenticati troppo in fretta, che invece meritano di intrattenerci per qualche ora.
Oggi parleremo di un titolo apprezzato dalla critica ma meno dai giocatori, uscito di scena troppo presto dopo pochi mesi dal lancio: parlo di Rage, fps dei padri di Doom, pubblicato da Bethesda.

Minimalismo narrativo

rage_coverDato alle stampe dopo oltre cinque anni di lavoro, e preceduto da annunci roboanti che, alla fin dei conti, hanno finito con il danneggiare il titolo, Rage uscì su Ps3, Xbox 360 e PC ad inizio ottobre 2011, in una fase di piena maturità delle macchine ospiti, quando già le voci sulle nuove macchine iniziavano a susseguirsi di settimana in settimana.
Il pedigree del team di sviluppo, quella ID Software che aveva consegnato alla storia titoli come Doom e Quake, e i lunghi tempi di gestazione contribuirono a creare un hype pazzesco attorno al titolo, complici una serie di interviste di John Carmack e del team di sviluppo tutto, che giustificavano la lentezza dello sviluppo con un’attenzione al dettaglio maniacale e con il raggiungimento di un livello qualitativo all’altezza del curriculum della software house texana.
La promessa di un mondo aperto in cui darsi alle sparatorie più selvagge, il mantenimento costante dei 60 fps (cosa rara sulle console ormai di vecchia generazione) e lo strabiliante livello di dettaglio permesso dalla quinta versione dell’ ID Tech, motore proprietario della software house, facevano presagire ad un titolo imperdibile, che, nei fatti, mantenne solo alcune delle promesse fatte ai fan.
La più grande delusione venne sicuramente dal comparto narrativo, che, come da tradizione ID software, si attenne al minimalismo più spinto. Nei panni di un sopravvissuto (l’unico, apparentemente) di un progetto per salvare la razza umana dall’ennesimo disastro globale, causato stavolta dall’impatto con un meteorite, il giocatore si sveglia dopo un lungo sonno criogenico, solo per essere salvato proprio all’ultimo istante dall’attacco di un mutante dei tanti che infestano le desolate lande di Rage.
Nonostante l’ambientazione ricordi molto da vicino la saga di Borderlands, la scrittura, i dialoghi e i personaggi non hanno nulla a che vedere con la ricchezza e la brillantezza del titolo Gearbox, che sopperisce alla ripetitività di fondo con una serie di personalità assolutamente fuori dagli schemi, inducendo il giocatore a farsi carico dell’ennesima missione secondaria anche solo per godersi  uno scambio di battute al fulmicotone.
Anche per questo motivo, durante la seconda metà dell’avventura, completabile in meno di 15 ore, le situazioni tendono a ripetersi con eccessiva frequenza, e la bontà del gunplay non basta, da sola, a tenere in piedi la baracca, complice un finale deludente, che non riscatta la pochezza del sostrato narrativo.

Satisfaction

Il cuore di Rage, però, risiede nella frenesia e nella fisicità che caratterizzano ogni scontro a fuoco, nella differente risposta di ognuna delle innumerevoli armi che si possono imbracciare, nella fisica convincente e nell’intelligenza artificiale dei nemici, capaci di dare filo da torcere anche al veterano degli sparatutto in prima persona.
Un po’ come avvenuto recentemente per Destiny, altro prodotto che ha infatti diviso le masse e la critica specializzata, attorno a meccaniche ludiche inattaccabili e soddisfacenti, sulle quali il consenso era pressoché unanime, nel titolo pubblicato da Bethesda aleggia lo spettro della ripetitività e della mancanza della conclamata libertà di scelta per il giocatore, sì libero di scorrazzare per il mondo di gioco ma impossibilitato a viverlo nella sua interezza a causa di una serie di barriere imposte dagli sviluppatori.
Nello sviluppare Rage, ID Software si è concentrata su quello che sa fare meglio, ovvero dare vita a dinamiche da FPS di grande attrattiva, che ogni appassionato del genere non potrà non apprezzare: le sparatorie sono sempre velocissime e violente, quasi viscerali, e tendono a premiare il giocatore svelto tanto con il grilletto quanto con il pensiero, viste le tattiche di aggiramento e il lavoro di squadra attuati da alcune tipologie di nemici.
Come per le avventure del marine spaziale senza nome più famoso di tutti i tempi, ogni uccisione porta con sé un senso di soddisfazione incommensurabile, figlio di hitbox assai precise e di un arsenale mai banale, peraltro in parte personalizzabile dal giocatore.
A vivacizzare il prosieguo della campagna principale ci pensano poi fasi di cecchinaggio, gli incarichi legati alla Mutant Bash TV, che mettono il giocatore di fronte ad orde senza fine di mutanti in arene delimitate, e le corse in auto, che rendono il titolo un bizzarro incrocio tra Doom e Twisted Metal.
Nonostante la scelta di limitare le sessioni multigiocatore alla fasi di guida abbia destato  grande irritazione nel pubblico e le fasi di guida non si amalgamassero sempre alla perfezione nei ritmi dell’avventura, esse donavano indiscutibilmente varietà alla formula base, smorzando la linearità della main quest.
Il sistema di guida, spiccatamente arcade, non godeva della stessa, convincente fisica che caratterizzava invece le fasi di shooting puro, e, dopo l’entusiasmo delle prime missioni ad esso legate, finiva con il rappresentare piuttosto un insipido intermezzo tra un massacro e quello successivo: in combinazione con la bontà del lato FPS del titolo, rappresentava così più un imbastardimento di un grande sparatutto in prima persona che un riuscito tentativo di proporre qualcosa di nuovo.
Cionondimeno, anche rigiocato a tre anni e mezzo di distanza, Rage può ancora fregiarsi di alcune delle più solide e divertenti meccaniche fps di tutta la scorsa generazione di console, e rappresenta, complice anche una strabiliante realizzazione tecnica, una scelta ancora validissima per quanti amino gli sparatutto in prima persona: non a caso, periodicamente, tornano in auge le voci di una rimasterizzazione in HD per le attuali console, che includerebbe anche il DLC rilasciato di lì a poco, intitolato “The Scorchers”.

Prezzo e reperibilità

Non ci sono davvero scuse per non concedere una possibilità al lavoro dei ragazzi di ID Software: tutti i principali retailer fisici e online hanno ancora a catalogo sia le versioni console sia quella pc di Rage, con prezzi che oscillano tra poco meno di 10 e poco meno di 15 euro, a seconda che preferiate una copia usata o nuova.
A turno, poi, gli store virtuali di Sony e Microsoft e l’onnipresente Steam scontano il gioco consistentemente, permettendo di metterci le mani sopra a prezzi anche dimezzati rispetto a quanto riportato sopra: insomma, se amate gli FPS, stiamo davvero parlando di un affare.
In quanto a performance, per una volta, la versione PC non si fa preferire in maniera netta rispetto a quelle per console, anch’esse graziate da un framerate ancorato ai 60 fps e da una cosmesi che, ancora oggi, sa stupire.

Commento finale

Solo in parte annacquato dalla mancanza di una componente narrativa degna di tal nome e da sessioni di guida non particolarmente riuscite, Rage ha rappresentato a lungo il pinnacolo per gli amanti degli fps puri, veloci, viscerali, che richiamano quelli che tanto successo ebbero una ventina di anni fa.
Anche giocato oggi, nonostante l’agguerritissima concorrenza, il lavoro di ID Software sa offrire un gunplay soddisfacente ed adrenalinico, che è poi il sacro Graal di quanti vadano oltre gli eventi scriptati e il multiplayer competitivo.
Lasciatelo sullo scaffale solo se la spettacolarità e l’online sono le prime cose che cercate in uno sparatutto in prima persona.