Articolo di Gianluca “DottorKillex”Arena
Seconda puntata per la nostra rubrica, Backlog, tesa a ricordare ad ogni giocatore che, per un gioco entusiasmante in uscita, ce ne sono due (se non tre) che ci si è persi per strada, per un’accoglienza fredda da parte della critica, preconcetti personali o, semplicemente, mancanza di tempo.
Il tempo sa essere gentiluomo, però, e non è mai troppo tardi per recuperare, spesso con costi minimi, i più meritevoli tra i giochi che abbiamo lasciato indietro: una volta a settimana, allora, analizzeremo titoli dimenticati troppo in fretta, che invece meritano di intrattenerci per qualche ora.
Dopo gli zombie di Nintendo, oggi tocca ad uno dei migliori titoli strategici degli ultimi anni, il mai troppo lodato Valkyria Chronicles, esclusiva PS3 da poco disponibile anche su PC.
Il coraggio di pochi e l’indifferenza di molti
A quasi due anni esatti dal difficoltoso lancio sul mercato di Playstation 3, macchina Sony tanto potente quanto costosa e difficile da programmare, Sega proponeva anche in Europa, non senza una certa dose di follia, Valkyria Chronicles, strategico a turni ibridato con un gioco di ruolo, reduce da un successo di pubblico buono ma non esaltante nel paese del Sol Levante.
Quasi del tutto privo di concorrenti sul mercato europeo di allora, nonostante un’ottima accoglienza da parte della stampa specializzata, la nuova IP Sega, pur riuscendo a crearsi una piccola nicchia di appassionati, non sfondò il fatidico muro del milione di unità vendute, e rimase, sfortunatamente, uno dei titoli migliori in assoluto tra quelli meno apprezzati dal pubblico.
Un gameplay che miscela brillantemente la profondità del genere strategico con l’immediatezza di uno sparatutto in terza persona, una storyline appassionante seppure a tratti un po’ scontata e un comparto visivo di rara bellezza non bastarono a sfondare su un mercato che, di generazione in generazione, sembra lasciare sempre meno spazio ai generi meno “mainstream”.
Il coraggio di Sega nel localizzare (in inglese, con sottotitoli in italiano) un esponente di un genere di nicchia avrebbe meritato ben altro destino, come la stampa specializzata tentò di spiegare: Valkyria Chronicles tendeva una mano ai neofiti, proponendo una curva di difficoltà abbastanza dolce, un controllo diretto dei personaggi del party e un sistema di combattimento basato su un semplice rapporto da morra cinese (il classico sasso – carta – forbici), ideale per immergere anche i meno avvezzi nelle dinamiche di un titolo strategico.
Un altro elemento non secondario è rappresentato dalla quasi totale eliminazione del micromanagement, che, se pure è una delle feature più amate dai veterani del genere, è anche uno degli aspetti che più contribuisce a tenere lontano i giocatori che mai si sono cimentati con titoli simili: il team di sviluppo ha qui intelligentemente optato per un sistema di classi, con ognuna delle classi equipaggiata allo stesso modo, in modo da eliminare tempi morti ed evitare di perdere ore nelle schermate dei menu.
Ciononostante, di carne al fuoco ve n’è parecchia anche per i vecchi lupi di mare degli strategici a turni: la morte permanente, ad esempio, che colpisce qualunque nostra unità caduta che non venga rianimata entro un massimo di tre turni, può costringere il giocatore a ricaricare un vecchio salvataggio per ovviare alla morte di uno dei suoi combattenti preferiti.
Questo accade perché il sostrato narrativo del titolo propone personaggi a tutto tondo, cui facilmente ci si affeziona, invece che anonimi soldati senza nome: il lavoro di sceneggiatura porta il giocatore in mezzo ad una guerra insensata, ambientata in un continente immaginario che molto deve all’Europa degli anni’30.
I ragazzi di Sega non hanno avuto paura di affrontare temi maturi, dalla violenza alla sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali, passando per il razzismo, e nel farlo, hanno saputo offrirci un cast eccezionale, dove, come in tutte le guerre mai combattute dall’umanità (con la sola eccezione della Seconda Guerra Mondiale), i confini tra buoni e cattivi erano alquanto sfumati.
Una guerra a tinte pastello
Come se un gameplay granitico ed una trama ben raccontata non bastassero, Sega dotò Valkyria Chronicles di una direzione artistica incantevole, che anche oggi, a oltre sei anni di distanza dal lancio e con una nuova generazione di console che ha intanto fatto capolino sul mercato, rimane una delizia per gli occhi.
La tecnica del cel-shading, che già in sé seduce lo sguardo come poche, si accompagna qui ad una tavolozza cromatica primaverile, con tinte pastello splendidamente rese e i contorni dei personaggi distaccati dagli sfondi tramite un tratto di matita nera.
La conta poligonale, a voler essere pignoli, è più vicina a quella dei titoli del genere strategico, che raramente si sono distinti per la prestanza dei loro motori di gioco, che a quella dei titoli d’azione in terza persona, ma, francamente, anche i più integralisti faranno fatica a non apprezzare il lavoro artistico dietro Valkyria Chronicles.
Menzione d’onore anche per i meravigliosi filmati d’intermezzo, ai quali è affidato il proseguimento della storia: il tratto anime potrebbe anche non piacere ai giocatori più legati all’immaginario occidentale, ma è innegabilmente figlio di una tradizione decennale che ha fatto innamorare milioni di persone in tutto il mondo.
La buona notizia per chi si fosse perso Valkyria Chronicles è la recente, inaspettata notizia del porting per PC, disponibile su Steam dall’ 11 novembre, peraltro a meno di 20 euro e comprensiva di tutti i DLC originariamente pubblicati: al momento di redigere questo articolo non sono ancora stati resi noti i requisiti di sistema minimi, ma se avete un PC capace di far girare il classico Sega, il consiglio è di non farvelo scappare, dal momento che l’accoppiata mouse e tastiera potrebbe addirittura migliorare un’esperienza di gioco già molto soddisfacente.
Prezzo e reperibilità
Per gli irriducibili del gaming da salotto, che preferiscono la versione PS3 piuttosto che quella per personal computer, non dovrebbe essere difficilissimo mettere le mani su una copia del gioco: con circa 20 euro più spese di spedizione è possibile accaparrarsi una copia tramite uno dei molti retailer online, sebbene quella di maggiore reperibilità sia la versione Uk del gioco, sprovvista dei sottotitoli nella nostra lingua.
Vista la cronica difficoltà del videogiocatore medio italiano ad adeguarsi agli standard europei, le copie PAL Ita, sottotitolate in italiano, arrivano a costare invece anche più del doppio, ed è possibile trovarle solamente da un numero ristretto di venditori, a meno di non accontentarsi di copie usate.
Qualsiasi sia la versione per la quale si decide di optare, comunque, nessun appassionato di strategia dovrebbe lasciarsi scappare il sottovalutato titolo Sega: quelli che dovessero trovarlo particolarmente interessante, invece, potrebbero poi rivolgersi al mercato PSP per mettere le mani sui due seguiti, usciti in esclusiva per la vecchia console portatile di casa Sony, uno solo dei quali (il secondo) ha però goduto di una localizzazione occidentale.
Commento finale
Le masse sanno essere implacabili nel decretare un insuccesso, meritato o meno che sia: Valkyria Chronicles non ha perso un’oncia del suo fascino a sei anni dalla pubblicazione, forte di un gameplay sfaccettato e godibile a più livelli, di un coraggioso lavoro di sceneggiatura e di un comparto artistico delizioso, eppure le vendite insufficienti hanno segnato in maniera indelebile il futuro di questa promettente IP.
Il consiglio è quello di non farvi influenzare dalla maggioranza e dedicare una quarantina di ore della vostra vita videoludica ad uno di migliori strategici della scorsa generazione di console.