Commissione Europea: “la pirateria non danneggia i videogiochi”
La pirateria è, senza ombra di dubbio, uno degli problemi di cui il l’industria del gaming non riuscirà mai a liberarsi del tutto. Nonostante il trascorrere degli anni e delle generazioni di console, ciclicamente ci ritroviamo a parlare della pirateria e di quanto essa danneggi il mercato dei videogiochi, diminuendone le vendite. Ebbene, oggi la discussione si arricchisce di un nuovo capitolo. Secondo un corposo rapporto, pubblicato dalla Commissione Europea, non ci sarebbe alcun legame dannoso tra la pirateria e le vendite di videogiochi. Stando a quanto diramato dall’organo UE, tutto ciò che ci siamo sempre ripetuti, ovvero che i giochi piratati sono un danno di dimensioni inestimabili per l’industria di settore, non avrebbe alcuna base statistica su cui poggiarsi.
Commissione Europea: un’analisi condotta su sei Paesi
Nel lontano 1936, John Maynard Keynes, nella sua celebre Teoria Generale, parlò del concetto di “disoccupazione strutturale“. Il celebre economista dimostrò che, secondo le sue teorie, anche se il mercato del lavoro dovesse trovarsi in equilibrio, sarebbe sempre stata presente una certa percentuale di lavoratori disoccupati. Non importava quanto florida fosse l’economia, quella percentuale sarebbe potuta al massimo diminuire, ma mai scomparire del tutto. Con le dovute proporzioni, possiamo paragonare la disoccupazione strutturale alla pirateria. Nonostante il boom registrato negli anni ’90, con il passare degli anni, il fenomeno si è via via ridimensionato, ma è non mai stato debellato del tutto.
Se la pirateria su console può essere considerata, allo stato attuale, un vago ricordo, lo stesso non può dirsi per il PC Gaming. Nonostante il costo dei giochi su PC, soprattutto grazie alla presenza di siti come Steam, G2A e GOG, siano di gran lunga inferiori rispetto alle altre piattaforme, una fetta consistente di giocatori decide ancora di crackare i videogame. Tuttavia, stando alle 307 pagine del rapporto pubblicato dalla Commissione Europea, tutto ciò non sarebbe un danno per l’industria, ma potrebbe addirittura costituire un vantaggio.
L’analisi svolta dall’organo UE ha riguardato pirateria sul consumo di videogame, libri, film, serie tv e musica. Sono stati sei i paesi posti sotto la lente d’ingrandimento: Regno Unito, Germania, Spagna, Polonia, Francia e Svezia. Il rapporto scoprì che, nel 2014, il 52% dei cittadini adulti ed il 72% dei cittadini minorenni, residenti nel territorio dell’Unione Europea, scaricava o guardava in streaming contenuti protetti dal diritto d’autore, ovviamente in vial del tutto illegale. Tra tutte le nazioni analizzate, la Spagna e la Polonia sono state quelle con il maggior tasso di pirateria riscontrato.
Pirateria nei videogiochi: un bene o un male?
Parlando più specificamente dei videogiochi, il rapporto della Commissione Europea afferma che solo il 18% degli intervistati ha ammesso di aver scaricato illegalmente videogame, mentre solo il 16% ha ammesso di giocare su un hardware modificato.
In ogni caso, nonostante il rapporto confermi l’esistenza della pirateria, contesta l’oramai diffusa idea che essa distolga i gamer dall’acquistare legalmente i videogiochi.
“In generale, i risultati ottenuti non mostrano una grande evidenza statistica in merito alla variazione delle vendite a causa della violazione del copyright. Tutto questo non significa che la pirateria non abbia alcun effetto sulle vendite dei videogame, semplicemente l’analisi non ha evidenziato una correlazione tra i due fenomeni.”
L’unica eccezione a quanto riscontrato dalla Commissione Europea riguarda i film. Il rapporto ha evidenziato una variazione del 40% sui film recentemente usciti in sala. Questo significa che, su 10 spettatori, 4 stanno guardando il film illegalmente.
Inoltre, una sezione del rapporto mostrava una tabella che mostrava gli effetti benefici della pirateria sulle vendite legali dell’industria. Il grafico in questione mostrava che la percentuale di sbilanciamento è di circa il 24%, implicando che il fatto che le vendite illegali incrementerebbero il consumo legale di questi beni. Stando a quanto la Commissione Europea ha diramato, questa percentuale potrebbe trovare spiegazione in una “conversione” dei vari cracker in nuovi acquirenti.
“Questo effetto positivo generato dalla pirateria potrebbe trovare spiegazione nella capacità dell’industria di settore nel convertire i pirati in compratori. Alcune tattiche di successo potrebbero comprendere, ad esempio, l’inserire dei bonus in game, o dei livelli extra, per tutti coloro che decidessero di acquistare legalmente il gioco.”
Diminuire il prezzo non è la soluzione
Un altro dei punti toccato dall’organo UE riguarda la variazione del prezzo sulla percentuale di prodotti piratati. Secondo la Commissione, diminuire il prezzo dei beni non farà diminuire la pirateria. Il rapporto ha infatti indagato sulla disponibilità dei consumatori a pagare, e ha scoperto che, per quanto riguarda i videogiochi, i prezzi sono ad un livello più o meno corrispondente a quello che i soggetti in questione sarebbe stati disposti a pagare per i titoli da loro piratati. A sostegno di ciò, più della metà degli intervistati (circa il 55%) ha affermato di essere disposta a pagare il prezzo di mercato, o addirittura di più, per i giochi da loro crackati più recentemente.
Quanto ora detto per i videogiochi trova conferme anche nel campo dei libri e della musica. Per quanto riguarda i film e le serie tv, invece, la variazione del prezzo di mercato avrebbe un notevole effetto sulla percentuale di pirateria riscontrata.
Il rapporto chiudeva la sua analisi affermando quanto segue.
“Per quanto riguarda libri, musica e videogiochi, la semplice impostazione del prezzo di mercato non può bastare, da sola, a spiegare i livelli di pirateria riscontrati, perché la gran parte dei “pirati” di questi media è disposta a pagare prezzi simili o più alti, piuttosto che pagare prezzi estremamente minori.”
In conclusione, non possiamo negare che i dati esposti ci abbiano colto di sorpresa. I risultati di questa analisi possono essere condivisibili o meno, ma di certo non giustificano il ricorso alla pirateria. La redazione condanna fermamente il ricorso alla pirateria, in qualsiasi sua forma e su qualsiasi contenuto.