Recensione testuale a cura di Giulia Ambrosini
Riuscire a risollevare le sorti di un brand dopo un capitolo di particolare insuccesso non è impresa semplice. Stiamo naturalmente parlando di Call of Duty: Ghosts, che ha sancito un approdo per nulla trionfale alla nuova generazione di console proponendo una campagna al solito limitata e piena di lacune e un comparto multigiocatore che a differenza del passato non era riuscito a sostenere il titolo nemmeno per un anno. Lo spettro del fallimento aleggiava sulle teste dei ragazzi di Sledgehammer Games, che tuttavia sono riusciti a vincere la scommessa senza però rispettare tutte le promesse fatte.
IL 2055 SECONDO SLEDGEHAMMER GAMES
Call of Duty: Advanced Warfare è il primo capitolo della saga passato attraverso un percorso di sviluppo di tre anni e che quindi vede finalmente l’arrivo di un nuovo engine sviluppato per l’occasione dalla software house oltre ad una serie di novità in termini di atmosfere di gioco e meccaniche. Gli sviluppatori hanno cercato di immaginare come sarebbe potuta essere la vita militare nel 2055, e lo ha fatto equilibrando efficacemente l’avanzata tecnologia bellica con la più classica architettura civile, che invece non ha subito nessun particolare stravolgimento. Il risultato che ne deriva è sorprendentemente realistico, e mette maggiormente in risalto le novità sul fronte degli armamenti in dotazione ai soldati. Queste promettenti ispirazioni artistiche tuttavia costituiscono solo un contorno nella campagna in singolo pensata per Advanced Warfare. Il plot narrativo finisce per ricalcare alcuni dei più classici cliché ed il singolo protagonista che avrebbe dovuto garantire una migliore caratterizzazione ci sembra tutt’altro che convincente. Non poteva bastare infatti la presenza di Kevin Spacey come capo dell’organizzazione ATLAS per mantenere viva l’attenzione del giocatore, e presto anche il suo personaggio viene banalizzato buttando all’aria le ottime possibilità offerte dalla collaborazione.
UNA CAMPAGNA AL DI SOTTO DELLA ASPETTATIVE
L’esigua durata della campagna, che può essere portata a termine in 5 ore, non propone particolari sequenze memorabili anche se sicuramente cerca di distinguersi dagli altri capitoli con una buona varietà di situazioni e alcuni dialoghi azzeccati. Assistiamo tuttavia ancora una volta a scene totalmente scriptate in percorsi a corridoio, in cui dovremo stare attaccati tutto il tempo ad un maggiore e passare gran parte degli scontri in copertura. Gli esoscheletri pensati apposta per rinnovare completamente le meccaniche di gioco nel contesto della campagna risultano quindi sprecati, poiché l’azione ricalca i canoni dei precedenti capitoli ed esporsi al fuoco nemico per sfruttare le abilità degli Exo significa fallire la missione. Non mancano comunque le sequenze pensate apposta per sfruttare le novità della serie e nel complesso il ritmo degli scontri e le sequenze spettacolari rendono la campagna comunque godibile. Quest’ultima inoltre permette già di sbloccare alcuni potenziamenti ed armi che potranno poi essere utilizzati nel comparto multigiocatore. Si tratta quindi di una buona occasione per prendere confidenza con il vasto arsenale proposto e imparare a conoscerne i punti di forza.
LA GUERRA AVANZATA ARRIVA NEL COMPETITIVE
Quest’ultimo propone armi molto diversificate con un bilanciamento che finora si è rivelato decisamente buono. Armi con un maggiore danno compenseranno infatti con la precisione del mirino e via dicendo. Sono presenti 10 tipologie differenti di granate, tutte interessanti da sfruttare per creare la propria strategia di attacco, da quelle a ricerca di calore, a quelle per identificare i nemici oltre le coperture. Il sistema di lancio con il mirino tuttavia appare leggermente scomodo soprattutto se si ha necessità di usarle rapidamente. Il concetto di libertà di scelta rimane un punto chiave del comparto multigiocatore, con un sistema di creazione della classe che amplia il Pick 10 diventando Pick 13, con la possibilità quindi di selezionare armi, granate e perk dotati di un determinato valore. Sledgehammer Games ha indubbiamente puntato sul multiplayer introducendo per la prima volta l’asse verticale negli scontri grazie al sistema di boost che va compreso e padroneggiato per mettere in gioco le proprie abilità. Le nuove meccaniche si sposano perfettamente con le modalità proposte in Advanced Warfare, che si sono rivelate piuttosto varie con alcune novità interessanti come la modalità Uplink in cui l’obiettivo è segnare un punto lanciando un drone sferico (la palla) nel canestro avversario. Qui le abilità Exo risultano fondamentali per sfuggire al fuoco nemico mentre si trasporta la palla, poiché non si hanno a disposizione le armi. La costruzione delle 13 mappe presenti al lancio è estremamente funzionale alle dinamiche delle partite, e indubbiamente quelle più ampie risultano anche più adatte ad ospitare i movimenti degli esoscheletri. L’ultima novità per il multigiocatore riguarda la modalità Exo Survival, strutturata come un’orda da affrontare assieme a tre compagni respingendo le diverse ondate di nemici, sia umani che droni, che man mano diventeranno più forti ed agguerriti. Sfortunatamente non è possibile giocare alle diverse modalità offline con i bot, presenti solo in mancanza di giocatori nelle partite online. Parlando del comparto tecnico, altro importante elemento che necessitava di un rinnovo, possiamo dirci soddisfatti dalla fluidità garantita dai 60 frame per secondo stabili, che danno davvero un altro aspetto ai combattimenti. Per quanto riguarda la modellazione poligonale si nota il salto qualitativo soprattutto nei personaggi principali e in alcuni elementi come i veicoli, a cui la software house ha dedicato molto tempo. Gli ambienti invece, seppur ricchi di dettagli e abbelliti da un nuovo sistema di illuminazione che dà il meglio di sé nelle scene notturne, rimane leggermente statico e si notano alcune texture meno definite.
CONCLUSIONE
Sledgehammer Games è riuscita nella difficile impresa di rinnovare il gameplay di una delle serie più conservatrici, senza tuttavia stravolgere le regole che ne hanno determinato il successo nel corso degli anni. Il multiplayer competitivo si rivela il punto di forza dell’offerta, in cui tuttavia solo il tempo potrà confermarne la longevità. Gli sviluppatori purtroppo non hanno osato allo stesso modo nella campagna, che si mantiene fin troppo lineare con meccaniche che inevitabilmente si scontrano con quanto introdotto nel multigiocatore. L’intento di creare una storia interessante ed avvincente si percepisce chiaramente, soprattutto per la scelta di ingaggiare un attore noto come Kevin Spacey, ma la sua figura non è stata sfruttata a nostro parere nella maniera migliore, finendo quindi per banalizzare un po’ il tutto e ricalcare gli stilemi della serie.
This post was published on 6 Novembre 2014 0:40