Video recensione a cura di Giulia Ambrosini e Danilo Neve
Le carte che determinano il successo dei titoli RPG Open World consistono spesso nella capacità di fondere in maniera equilibrata un sistema di crescita del personaggio profondo e libero, e una trama che faccia da filo conduttore, capace di riportare senza troppe costrizioni la narrazione su binari. La Terra di Mezzo: L’Ombra di Mordor sembra puntare proprio su questo rapporto e lo fa con una certa naturalezza e una buona dose di innovazione.
UN RAMINGO DI NOME TALION
Se in un primo momento ciò che attira maggiormente l’attenzione sono le meccaniche di gioco che accumunano L’Ombra di Mordor a serie come Assassin’s Creed o Batman Arkham, ad una analisi più approfondita ci si rende conto che si tratta di prestiti sfruttati in maniera intelligente e che non indeboliscono l’identità del titolo. L’Ombra di Mordor si colloca, come molte altre produzioni, nell’universo Tolkeniano di Arda, ma si distingue da queste ultime proponendo una storia ricca di riferimenti all’opera originale in un contesto mai esplorato prima, situato cronologicamente tra lo Hobbit e Il Signore degli Anelli. Il protagonista dell’inedita avventura è il ranger Talion della città di Gondor, guardia del cancello nero che dopo essere stato assassinato assieme alla sua famiglia nella notte in cui Sauron fece ritorno a Mordor, viene riportato in vita e legato ad uno spirito sconosciuto per mezzo di una maledizione. Ancora prima di addentrarci nelle terre selvagge invase dagli orchi, eravamo a conoscenza dell’identità del nostro compagno per via di una discutibile dichiarazione degli sviluppatori stessi. Si tratta nientemeno che di Celebrimbor, il leggendario fabbro che forgiò sotto inganno gli anelli del potere decretando il destino della terra di Mezzo. L’Ombra di Mordor ci mette nei panni di un personaggio molto differente da quelli a cui Tolkien ci ha abituati. Talion infatti non è in cerca di giustizia, bensì di vendetta, e questa sua aspirazione si riflette nei mezzi di cui si serve per risalire le gerarchie degli orchi e colpirne i comandanti. Man mano che il suo viaggio prosegue, ed egli si addentra nei territori selvaggi saccheggiati da bestie di ogni sorta, aumenta anche la consapevolezza circa l’origine del proprio potere. Ad arricchire l’esperienza si aggiunge la possibilità di passare liberamente dal ranger allo spirito per utilizzare l’arco elfico per eliminare i nemici silenziosamente, oppure per esplorare l’ambiente con una visuale differente legata alle tenebre. Pur essendo ricchissimo di attività da svolgere per approfondire l’avventura, la narrazione riesce a mantenere viva l’attenzione proponendo situazioni al limite e con numerosi risvolti possibili; come l’accordo con un orco insignificante che aspira al comando per poter ottenere preziose informazioni sull’obiettivo. Non mancano poi personaggi classici come Gollum, riprodotto fedelissimamente sia nell’aspetto che nel suo carattere servile e meschino. In generale l’atmosfera creata da Monolith riesce ad evocare sensazioni e ricordi simili a quelli della serie cinematografica, anche se manca un po’ la percezione di una minaccia incombente che potrebbe ostacolare i piani del protagonista.
NEMICI CHE IMPARANO E RICORDANO
Come anticipato, L’Ombra di Mordor riprende meccaniche già consolidate con altre serie di successo. In particolare le animazioni sono state acquisite da Assassin’s Creed mentre il combat system, con il sistema di combo e di schivata, ricorda molto quello della serie Arkham. Le similitudini comunque si riscontrano soprattutto nella prima parte della campagna, dove per forza di cose le animazioni del protagonista sono molto limitate. Proseguendo invece nell’avventura è possibile sbloccare attraverso i punti abilità una quantità notevole di potenziamenti, legati spesso allo spirito di cui condividiamo i poteri. I potenziamenti modificano radicalmente l’approccio ai combattimenti introducendo numerose contromosse e tipi di attacco differenti. E’ presente anche un sistema di crescita del personaggio legato alle rune da applicare alle armi. Queste ultime aumentano ad esempio la capacità di recupero della salute in combattimento o la forza degli attacchi. L’uso delle abilità ha un valore fortemente strategico anche se il giocatore può sperimentare liberamente e maturare col tempo il proprio stile. La capacità di controllare alcune bestie, come i Caragor o i Graug, può rivelarsi fondamentale in presenza di gruppi troppo numerosi di orchi. Alcuni di essi infatti potrebbero temere queste creature e perdere alcuni dei potenziamenti che li rendono avversari temibili. Sta al giocatore quindi scegliere se concentrarsi sulle abilità fisiche di Talion con un attacco diretto o se effettuare strategie basate sulle informazioni conosciute e muoversi silenziosamente sfruttando le abilità particolari di Celebrimbor. A questo proposito è bene introdurre la novità più interessante del titolo, ossia il Nemesis System. Si tratta di un innovativo sistema di gestione dei nemici, i quali si comporteranno effettivamente come pedine di un esercito in continua evoluzione. Spesso assisteremo all’uccisione di un superiore per stabilire una nuova posizione di comando, soprattutto quando un orco riuscirà ad uccidere il protagonista e il suo prestigio aumenterà. Le continue lotte per il potere tra le fila degli Uruk forniscono un ottimo pretesto per eliminare un capitano affrontando una missione secondaria ad esso dedicata. Durante i combattimenti inoltre il Nemesis System raccoglierà le informazioni relative al nostro approccio e modificherà i parametri dei nemici per offrire un’esperienza di gioco estremamente personalizzata. Incontrando inoltre un Uruk precedentemente sconfitto, quest’ultimo riconoscerà Talion e potrebbe reagire cercando vendetta oppure scappando terrorizzato. Sarà inoltre possibile leggere la mente dei nemici grazie al potere di Celebrimbor, per scoprire informazioni sui membri del clan di appartenenza o sul comandante. Maggiore sarà il grado del nostro ostaggio, migliori saranno le informazioni che ricaveremo dall’interrogatorio. Infine arriva la chicca che conferisce un valore strategico al nuovo sistema, ossia la possibilità di prendere possesso della mente di alcuni orchi per servirsene come guardie del corpo, o per inviarli in missione autonomamente. Peccato però che questa feature si rende disponibile solo dopo aver compiuto numerose missioni, lasciando il giocatore in attesa. Non mancano anche scontri con creature particolarmente pericolose, considerabili delle Boss Fight inserite all’interno di un sistema di gioco che prende in considerazione le nostre scelte. La campagna, incluse le missioni secondarie e i numerosi obiettivi bonus presenti in quelle principali, dura più 30 ore e, a patto di apprezzare lunghe sessioni di combattimenti, offre una buona rigiocabilità.
MORDOR TERRA DEL MALE
Sul lato tecnico possiamo dirci soddisfatti da una costruzione degli ambienti sufficientemente ricca di elementi, soprattutto considerando le descrizioni che Tolkien ci ha fornito su Mordor e sulle terre circostanti. Le vicende sono collocate in un momento in cui le forze dell’armata oscura sono in crescita ma trascorrerà ancora del tempo prima che la Terra di mezzo venga assoggettata al potere di Sauron. Nel gioco quindi riconosceremo le tipiche roccaforti degli orchi, ma non mancheranno anche accenni di una natura che faticosamente sopravvive. Buona anche la modellazione poligonale dei personaggi, impreziositi da dettagli come le armature o il mantello del protagonista, anche se si percepiscono i limiti della natura cross-gen del titolo. La varietà è comunque assicurata dal fatto che i nemici vengono generati in modo procedurale, accostando caratteristiche estetiche e fisiche differenti, per cui può capitare di incontrare un nemico gracile ma estremamente aggressivo, o uno corpulento ma facile da combattere. Il framerate non presenta problemi e si mantiene stabile con 30 fotogrammi al secondo mentre abbiamo riscontrato alcuni fenomeni di popup delle texture in alta definizione e alcuni bug legati alla compenetrazione dei nemici con l’ambiente circostante. Il comparto sonoro del titolo invece si dimostra molto coinvolgente, proponendo numerose soundtrack che accompagnano l’immersione nell’avventura con una buona varietà.
CONCLUSIONE
La Terra di Mezzo: L’Ombra di Mordor si discosta nettamente dalle altre produzioni videoludiche legate all’universo di Tolkien. La qualità raggiunta con questo titolo infatti soddisferà i fan che troveranno numerosi riferimenti e una storia nuova da scoprire. La ripetitività è in parte arginata dall’ottimo sistema di crescita del personaggio e dal Nemesis System che si è rivelato estremamente funzionale ad un’esperienza di gioco profonda. La storia sostiene adeguatamente la campagna, senza però giungere ad un climax davvero emozionante.