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Pubblicato in: News

Metal Gear Solid Enciclopedia – Sesta Parte

Articolo a cura di Stefania Sperandio

SOMMARIO ENCICLOPEDIA METAL GEAR SOLID

Siamo giunti all’ultimo appuntamento con la nostra enciclopedia dedicata alla serie Metal Gear, ed attraverso la quale abbiamo voluto farvi percorrere, episodio dopo episodio, il lungo viaggio che ci ha portati da Solid Snake alla caduta di Big Boss, alla quale assisteremo in Metal Gear Solid V: The Phantom Pain.
Quando rilasciò Metal Gear Solid: Peace Walker, Hideo Kojima si disse particolarmente fiero dell’opera, definendola come “il mio Metal Gear Solid 5”. Quando, durante le celebrazioni giapponesi per i 25 anni della serie, annunciò effettivamente Metal Gear Solid V: Ground Zeroes, né il pubblico né noi della stampa specializzata capimmo subito quanto davvero la sua nuova opera fosse simile, per struttura ed approccio, al tanto amato Peace Walker.

Effettivamente, Ground Zeroes è parte di Metal Gear Solid V, ma allo stesso tempo è estremamente diverso dal suo fratello maggiore. Dopo gli scherzi dove inventò la software house Moby Dick Studios e il fantomatico Joakim Mogren, nel corso della Game Developer Conference, finalmente, Kojima ufficializzò che il cuore pulsante dell’esperienza del suo nuovo episodio era Metal Gear Solid V: The Phantom Pain. Perché, quindi, annunciare in precedenza il solo Ground Zeroes? Perché, per l’amarezza dei fan della saga, non sarebbero stati rilasciati insieme. Secondo le parole dell’oramai leggendario game designer, infatti, era necessario rilasciare un prologo del gioco, che potesse introdurre i videogiocatori alle nuove meccaniche open world che avrebbero caratterizzato l’esperienza di Metal Gear Solid V nel suo complesso.
Per questo motivo, tra le polemiche generali per il suo includere una sola, brevissima, missione dedicata alla trama, Metal Gear Solid V: Ground Zeroes arrivò nei negozi nel marzo 2014, per fare da traino al futuro The Phantom Pain, e dare al pubblico un assaggio di ciò che è diventato Metal Gear Solid.

Se sei un eroe, non avrai pace
Abbiamo già parlato, nello scorso appuntamento, dell’epilogo di Peace Walker: nell’anno 1974, Pacifica Ocean – che si faceva chiamare Paz – ha tentato di rubare ai Militaires Sans Frontieres il loro Metal Gear ZEKE per consegnarlo ad un’associazione segreta per la quale lavora, nota come CIPHER. Quest’ultima è capeggiata da Major Zero, ex comandante di Big Boss ed ora suo rivale, che intendeva costringere l’eroe ad unirsi alle sue schiere e ad abbandonare la vita da leader degli MSF. Tuttavia, Big Boss rifiutò e decise di lottare contro lo ZEKE, avendo la meglio. Paz, con l’esplosione del mezzo, precipitò nell’oceano, e vennero perse le sue tracce.
È invece il 1975 quando gli MSF vengono contattati dalla IAEA, l’agenzia internazionale per l’energia atomica, che sembra aver ricevuto un’informazione: a suo dire, infatti, gli MSF hanno acquistato combustibile nucleare dall’Uzbekistan, e devono quindi essere sottoposti ai controlli che erano di routine nell’epoca della deterrenza nucleare. Tuttavia, Big Boss e Kaz sono consapevoli che la IAEA dovrebbe interessarsi esclusivamente ai Paesi (perdipiù firmatari dell’NTP), e non ai gruppi indipendenti: per questo motivo, decidono di rifiutare di ricevere nella loro Mother Base una squadra d’indagine della IAEA, temendo che possa trattarsi di una copertura orchestrata da CIPHER per attaccarli.
A loro insaputa, però, il dottor Huey Emmerich decide invece di rispondere positivamente alla IAEA, e – solo dopo averlo fatto – riferisce al comandante e al vice-comandante che questa è l’occasione, per gli MSF, di dimostrarsi puliti agli occhi di tutto il mondo. Riluttante, Big Boss può solo accettare quanto Huey ha deciso senza consultarlo, e preparare la Mother Base affinché lo ZEKE venga nascosto. Mentre la base comincia quindi a riorganizzarsi, il comandante Amanda Valenciano Libre è impegnata in una missione a Cuba. Qui, la donna viene a conoscenza di una importantissima informazione: Paz, infatti, è ancora in vita, e sembra essere tenuta prigioniera presso Camp Omega, una struttura di detenzione sita su un’isola nel mare cubano. Dal momento che essa è proprio nei confini cubani ma è data in concessione agli Stati Uniti, è al di fuori delle leggi di entrambe le nazioni, e viene utilizzata per i “lavori sporchi” dell’esercito USA. Se davvero Paz è tenuta prigioniera lì, c’è il rischio che i torturatori la costringano a parlare della Mother Base e del Metal Gear ZEKE che gli MSF tengono nel ventre della loro casa.
Per questo motivo, Big Boss e Kaz decidono che bisogna intervenire: devono trovare Paz, e riportarla indietro prima che fornisca a chi la interrogherà qualsiasi informazione utile a compromettere i Militaires Sans Frontieres.

Amore senza speranza
In attesa dell’arrivo della IAEA, Big Boss decide di inviare il tredicenne Ricardo Valenciano Libre, noto come Chico, da sua sorella, a Cuba. Quando però la sua nave arriva a destinazione, Amanda scopre che suo fratello non è a bordo. Big Boss comprende quindi che Chico l’ha abbandonata al precedente scalo, nel tentativo di raggiungere Camp Omega e salvare Paz, della quale il giovane si era innamorato già durante le vicende di Peace Walker. Senza nessuna vera esperienza di infiltrazione, quello che è poco più di un bimbo viene catturato e gettato in una gabbia, dove Paz – rasata e sfigurata dalle sevizie – lo riconosce. Chico, invece, non riesce quasi a capire chi si trova davanti. I due giovani vengono ripetutamente interrogati dallo spietato ufficiale Skull Face, che vuole conoscere informazioni su CIPHER e su Zero. Paz, tuttavia, resiste ai pestaggi e agli stupri, anche quando Chico viene coinvolto negli interrogatori. Il ragazzino, però, non ha la sua stessa tempra, e decide di arrendersi e rivelare a Skull Face tutte le informazioni che conosce sui Militaires Sans Frontieres di Big Boss, alle quali Skull Face era ugualmente interessato.
A questo punto, l’ufficiale costringe Chico ad incidere un messaggio in cui chiede al Boss di venire a salvarlo, che viene poi recapitato agli MSF. A Skull Face non resta che attendere l’arrivo di Big Boss. Nel frattempo, non manca certo il tempo per sottopporre Paz a nuove torture, nel tentativo di costringerla a raccontare tutto ciò che sa su Zero…

Cambiare per sempre
Big Boss ascolta la richiesta d’aiuto di Chico sapendo, fin dall’inizio, che si tratta di una trappola, di un’esca architettata da qualcuno che vuole portarlo a Camp Omega. Tuttavia, temendo che anche Chico possa rivelare informazioni sugli MSF – come è invece già avvenuto – il comandante decide di intervenire e recarsi sull’isola per riportare a casa sia Paz che Chico.
Nel frattempo, Paz non ha più forze di lottare contro i suoi seviziatori. La ragazza viene sedata e le viene aperto il ventre, all’interno del quale – rimuovendo anche delle interiora – gli uomini di Skull Face installano una bomba. Diabolicamente, l’ufficiale ordina di inserirne nel suo corpo anche un’altra, presumibilmente all’interno dei genitali. Al termine dell’operazione, i due ordigni vengono attivati, affinché detonino con il trascorrere delle prossime 24 ore. Ed il destino di Paz è già segnato.
È il giorno dopo, il 16 marzo 1975, quando Big Boss arriva a Camp Omega. Mentre l’uomo scala lo strapiombo dell’isola che emerge dal mare, l’elicottero di Skull Face, marchiato con il misterioso nome del gruppo XOF, è già decollato ed ha abbandonato Camp Omega. Prima di andarsene, però, l’uomo non ha potuto fare a meno di compiere un ultimo atto di sadismo sul povero Chico, consegnandogli un nastro nel quale si può udire Paz mentre viene sevizita.
Big Boss si infiltra nel campo di prigionia e riesce a localizzare Chico. Con orrore, scopre che gli XOF hanno inserito dei bulloni nei due tendini di Achille del ragazzino, in maniera da impedirgli di reggersi in piedi. In stato confusionale, Chico blatera che Paz oramai è stata uccisa e, prima di essere tratto in salvo da un elicottero degli MSF, consegna a Big Boss il nastro che Skull Face gli aveva lasciato.


Grazie a quest’ultimo, Big Boss riesce a rintracciare Paz. Il suo viso è segnato dalle percosse e la sua voce, oramai debolissima, implora Big Boss di non salvarla. In tutti i modi, con le sue ultime forze, la ragazza chiede all’uomo che ha tradito di non portarla via con sé.
Il comandante degli MSF non può ovviamente darle retta, e la carica con sé in elicottero per fare ritorno alla Mother Base.
Durante il viaggio, però, il medico di bordo si accorge che Paz ha una bomba all’interno del ventre, e deve agire insieme al comandante e a Chico per rimuoverla. Senza anestesia, la ragazza si vede aprire nuovamente il ventre e comprimere le viscere, quando finalmente il pacco bomba viene estratto e gettato in mare, scongiurando la trappola esplosiva.
A poche centinaia di metri da casa, Big Boss comprende finalmente per quale motivo qualcuno insisteva affinché si recasse a Camp Omega, lasciando di fatto la Mother Base priva della sua supervisione: l’ispezione della IAEA, prevista per quel giorno, era in realtà una farsa, ed è servita a far entrare nella base proprio gli uomini di XOF, la squadra di Skull Face, che stanno sterminando gli MSF. Quando Big Boss interviene, nel tentativo di aiutare le sue truppe ed un ferito Kaz, la Mother Base – riempita di esplosivo nelle sue fondamenta – si accascia su se stessa. Tutto ciò che Big Boss può fare è prendere con sé Kaz e tornare sull’elicottero, abbandonando la Mother Base – la sua casa, il suo rifugio, il suo angolo di mondo – mentre questa si accascia impotentemente su se stessa, ingoiando decine di persone. Tutti quei soldati che avevano trovato in Big Boss una vocazione ed un motivo di vita. Tutti quelli che si erano fidati di lui. E tutti gli sforzi che voi, il giocatore, aveva fatto per costruirla durante Peace Walker.

A bordo dell’elicottero, mentre Big Boss è paralizzato, in stato confusionale, Kaz si scaglia sull’esanime Paz, ritenendo che abbia rivelato agli XOF le informazioni utili ad attaccare Mother Base. La ragazza, vomitando sangue, riesce a recuperare le forze che le bastano a scattare in piedi, sotto shock, e ad avvicinarsi al portello dell’elicottero. Sotto gli sguardi attoniti dei presenti, Paz confessa con voce flebile di avere una bomba all’interno del suo corpo. Apre il portello del mezzo in volo, mentre Big Boss la rassicura facendole notare che l’esplosivo è stato già estratto. Paz scuote la testa. “Ce n’è un’altra nella mia…” sussurra. Sa che le ventiquattro ore sono passate, così come sa di non avere scampo.
Nel momento in cui Big Boss trova il coraggio di fare un passo avanti nel tentativo di trarla in salvo, lei trova quello di fare un passo indietro e lasciarsi cadere nel vuoto, salvando tutti gli altri.
La bomba esplode con un tuono di fuoco e fumo. La deflagrazione, violentissima, spinge indietro Big Boss, le fiamme che gli accarezzano la barba, quando il pilota perde inevitabilmente il controllo dell’elicottero. Tutto ciò che il Boss può ancora vedere è il loro mezzo, fuori controllo, roteare pericolosamente verso un altro.
Poi, il boato.


Il futuro di Metal Gear Solid
C’è una cosa che Hideo Kojima non ha mai nascosto di Metal Gear Solid V, ed è la sua crudezza: il prologo rappresentato da Ground Zeroes, oltre a mostrare agli utenti le dinamiche open world che saranno alla base di The Phantom Pain, li ha introdotti ad una narrazione nuova, diretta, che abbandona i riferimenti in favore del fatto compiuto, che si allontana dalle testimonianze di violenze e crudeltà subite per consentire al giocatore di essere presente quando succedono.
Le violenze subite da Paz, raccontate dai suoi gemiti disperati e dalle grida di dolore, a Camp Omega prima e sull’elicottero poi, sono raccontate con una crudezza che non ha precedenti nella saga.
Per questo, e per numerosi altri motivi legati ad aspetti più meramente ludici, come la pianificazione della missione e l’utilizzo dei viecoli, oltre a FOX Engine, Metal Gear Solid V è una pagina nuova nella serie. Ground Zeroes ci lascia con un Big Boss gravemente ferito, che riprenderà conoscenza solo nove anni dopo quell’incidente, in un mondo che si è evoluto senza di lui, che in qualche modo ha fatto a meno di lui. Un pianeta dove, da qualche parte, chi ha ucciso i suoi uomini e distrutto la sua casa, esiste ancora.
E si erige così, la storia di un uomo che diventerà un demone, di una brava persona che ha raggiunto il limite della sopportazione, moralmente violentata così tante volte, dalla sua nazione e dalle altre, da essere arrivata al punto di rottura. Quello di non ritorno.

Quando, nel 1987, venne pubblicato Metal Gear – quel gioco che raccontava di un certo Solid Snake che sconfiggeva un certo terrorista chiamato Big Boss – nessuno avrebbe mai potuto prevedere quale evoluzione avrebbe vissuto questa straordinaria serie. Di sicuro, nessuno avrebbe immaginato che sarebbe divenuta parte integrante della Storia del medium videoludico, uno dei più fulgidi esempi di rimediazione tra intrattenimento interattivo e narrazione cinematografica. Dal 1987 ad oggi, Metal Gear Solid è cresciuto e cambiato con l’industria, è maturato con il suo pubblico ed il suo autore, è divenuto sempre più imponente ed articolato, ma non meno accattivante. La capacità di Hideo Kojima di attrarre il grande pubblico, anzi, è andata sempre più affinandosi, e le sue strategie comunicative, estremamente originali (come nel caso di Joakim Mogren o in quello recentissimo di P.T.) sono diventate parte integrante del brand.

Nel 1987, i videogiocatori si ritrovavano per aiutare Solid Snake a sventare la minaccia di Big Boss. Nel 2015 (o, chissà, forse già nel 2014) stringeranno in mano il controller per seguire proprio Big Boss nel suo viaggio verso l’inferno. E saranno con Metal Gear, ancora una volta, quando l’anello si chiuderà proprio laddove era iniziato. Quando Metal Gear Solid V: The Phantom Pain ci racconterà del canto del cigno di Big Boss. E proverà, per l’ennesima volta, a scrivere una delle più efficaci apologie che si possano redigere in favore del medium videoludico, che alcuni ancora ritengono effimero, superficiale, riservato ad un pubblico di minorenni – ma che in realtà sa essere arte, sa coinvolgere, emozionare, insegnare. Proprio come ha fatto Metal Gear. Dal 1987 ad oggi.
Buon Metal Gear Solid V: The Phantom Pain a tutti.

SOMMARIO ENCICLOPEDIA METAL GEAR SOLID

This post was published on 8 Settembre 2014 15:35

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