Nonostante il buon riscontro di pubblico ottenuto su Steam, non tutti sembrano approvare l’approccio ironico di Fight of Gods. Trattare di temi sacri, arrivando addirittura a scomodare vere e proprie divinità, può causare “effetti collaterali”. A pochi giorni di distanza dal caso precedente, ci troviamo a dover dare la stessa notizia: Fight of Gods bandito. Dopo essere stato rimosso dalle autorità della Malesia, anche la Thailandia ha intenzione di mettere all’indice il videogame.
Inutile prenderci in giro: ci troviamo nel 2017, ma determinati argomenti continuano a rimanere tabù. Libri, film, fumetti, videogame, non importa il media: decidere di trattare determinati temi significa mettere in conto che ci saranno delle conseguenze, e che potrebbero non essere piacevoli. Certo, molto dipende anche dall’area geografica di riferimento, ma anche in epoca moderna “scomodare i santi” può causare non pochi problemi. E, in questo caso, la parola “santi” è decisamente azzeccata.
Dopo il precedente annuncio dato PQube, che dichiarava i provvedimenti presi dalla Malesia nel confronti del videogame, apprendiamo che un altro Stato si prepara a censurare il gioco. Nel corso di un’intervista concessa al sito Rice Digital, il publisher di Fight of Gods ha reso noto che anche in Thailandia sarà presto interdetta la vendita del gioco. Secondo quanto riportato, le autorità tailandesi avrebbero deciso di non seguire l’esempio di quelle malesi. Se, infatti, in Malesia era stato interdetto il gioco insieme alla piattaforma su cui era possibile acquistarlo, ovvero Steam, la Thailandia avrebbe scelto un approccio più “morbido”, ma di certo non meno censorio.
“Allo stato attuale, la Thailandia ci ha chiesto in via formale di impossibilitare la vendita del gioco dal suo territorio.”
Questo è quanto riportato dal PR di PQube. Il gioco, allo stato attuale, risulta essere ancora disponibile, ma sarà rimosso a breve dagli store online. Stando a quanto riportato dal publisher il processo di rimozione del videogame potrebbe richiedere un po’ di tempo, ma è meglio, per i gamer tailandesi, abituarsi all’idea di poterci non giocare più da un giorno all’altro.
Fortunatamente sembrano non esserci altre nazioni ad aver presentato simili richieste. Tuttavia, se uno Stato richiede ufficialmente che un videogame sia messo al bando, sia il publisher che la piattaforma di vendita non possono fare altro che adeguarsi.
Restate sintonizzati per ulteriori aggiornamenti in merito.
This post was published on 13 Settembre 2017 18:26
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