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Firewatch: pioggia di recensioni negative su Steam

La querelle PewDiePie si arricchisce di un nuovo capitolo. Nonostante lo youtuber si sia già pubblicamente scusato per le volgarità a sfondo razzista pronunciate in un suo live stream, gli strascichi della vicenda, come abbiamo già sottolineato altrove, non sono destinati ad esaurirsi in breve tempo. A farne le spese è stata Campo Santo Productions che, da un giorno all’altro, ha visto il suo gioco di punta, Firewatch, funestato da diverse recensioni negative su Steam. Il motivo dietro quest’azione? Ovviamente le pesanti accuse lanciate da Sean Vanaman nei confronti della superstar di YouTube.

Colpire Firewatch per arrivare a Sean Vanaman

Il gioco ha ricevuto, dall’oggi al domani, numerose recensioni negative.

Come qualcuno ricorderà, l’imbarazzato silenzio generato dall’insulto a sfondo razzista pronunciato da PewDiePie è stato rotto dalle dichiarazioni di Sean Vanaman. Il co-fondatore di Campo Santo Productions, nonché director di Firewatch, è stato il primo, nonché l’unico, addetto ai lavori a prendere posizione sulla questione. Vanaman non si è limitato a bollare lo youtuber come un razzista e un “cattivo educatore” della sua vastissima audience, ma si è spinto oltre, affermando che il suo atteggiamento ledesse l’immagine di tutta l’industria videoludica. Proprio per questa ragione, il director ha voluto dissociare il suo studio da Felix Kjellberg, diffidandolo dal pubblicare altri video su Firewatch e gli altri giochi da lui sviluppati.

Pochi giorni dopo, Firewatch ha ricevuto diverse recensioni negative su Steam. Nonostante il titolo, neanche una settimana fa, avesse ricevuto ottimi voti da parte dell’utenza, nell’arco di poche ore sono spuntate numerose recensioni avverse all’indie game. Tutte queste critiche erano accomunate dal mettere in risalto la presa di posizione del developer nei confronti di PewDiePie. Ecco un piccolo estratto dei commenti, riportati da PC Gamer.

  • “Terrible story, too short, and social justice warrior developers. Forgettable game.”
  • “At least one of the game devs seems to be a DMCA abusing SJW crybaby who is using copyright laws to wrongfully take down videos if the reviewer uses a word he doesn’t like.”
  • “Some SJW dev. so yeah♥♥♥♥♥”
  • “The developers seem to support censorship which I will not.”
  • “The fact that the creator of this game seriously went after pewdiepie is ♥♥♥♥ing pathetic. Instead of complaining, he should ♥♥♥♥ing fix his game. Worst storyline ever”
  • “This is one of the most beautiful games. Short, but amazing. Pulls you in and keeps you intrigued from start to finish. However, negative review cause the developer is a whiny baby, filing DMCA takedowns over hurtful words.”

Come potete notare, quasi tutti commenti fanno un chiaro riferimento alla DMCA chiesta dallo sviluppatore indipendente, vista come una censura della peggior specie. L’aspetto più ironico collegato alla vicenda è che la maggior parte dei “recensori” presentava un numero di ore giocate a Firewatch pari a zero.

Quali conseguenze per Firewatch?

Chiariamo subito un punto: il numero delle recensioni negative ammonta a circa cinquanta. Stiamo parlando, fortunatamente, di una minoranza; una minoranza rumorosa, ma pur sempre una minoranza. La domanda, a questo punto, sorge spontanea: tutto questo potrà avere ripercussioni su Firewatch o sul suo studio di sviluppo? Probabilmente no. Dal momento del suo rilascio sul mercato, avvenuto lo scorso Febbraio 2016, il gioco è stato incensato sia dal pubblico che dalla critica, arrivando a vendere più di un milione di copie.

Tuttavia, bombardare un gioco con recensioni negative è una mossa che ha effetti. Basta vedere quanto accaduto in merito alle mod a pagamento che Steam aveva intenzione di introdurre. Una pioggia di commenti negativi su un gioco più datato può letteralmente distruggerlo.

Detto questo, possiamo affermare con sicurezza che, allo stato attuale, nulla di negativo potrà mai accadere a Firewatch. Resta solo il rammarico e l’amarezza per aver assistito a qualcosa di totalmente gratuito e che, occorre sottolinearlo, non ha niente a che fare col mondo dei videogiochi.

This post was published on 13 Settembre 2017 16:17

Claudio Albero

Nasce a Torre del Greco, una piccola metropoli alle falde del Vesuvio, nei favolosi anni ’80, che già però non avevano più niente di favoloso. Provano ad educarlo con Beatles e musica classica sin dalla più tenera età, ma lui, di tutta risposta, si appassiona all’ heavy metal ed ai videogame , spendendo un piccolo patrimonio in sala giochi, quando queste due parole erano ancora slegate dalle slot machine. Dopo aver mosso i primi passi su Sega Master System II con Alex Kidd, il Super Mario con le orecchie a sventola, si innamora dei platform, degli action/adventure e degli RPG, con particolare attenzione alla saga di Final Fantasy. Inguaribile sognatore con le radici saldamente ancorate nel passato, scopre la sua passione per la scrittura quasi per caso, in uno dei tanti pomeriggi passati tra i corridoi della Facoltà di Giurisprudenza di Napoli, dove si laureerà giusto qualche anno dopo, con una tesi in Diritto d’Autore basata sull’opera multimediale. Dopo aver scritto di attualità e musica su Lacooltura.it , Road TV Italia e Federico TV , approda sui lidi di Player.it , in cui comincia sin da subito ad apprendere e fare domande, guadagnandosi rapidamente il titolo di “ redattore rompiscatole del mese ”. Nonostante sia legatissimo alla grande famiglia di Player, non sono rare alcune sue incursioni su portali come Gameplay Café e Spazio Rock . Musica, videogame, concerti, boardgame, modellismo, fumetti, cinema e serie tv: tanti hobby diversi tra loro, ma collegati da un fil rouge che li unisce tutti: il divertimento . È proprio questo che cerca in un videogame, è proprio questo sentimento che muove le sue dita, ed è sempre il divertimento la sensazione che cerca di infondere nei suoi articoli. Al di fuori del mondo del gaming, indossa giacca e cravatta per mimetizzarsi nel mondo degli avvocati, esercitando la professione forense, con lo scopo di conoscere a fondo le “ regole del gioco ”, nonché di minacciare di far causa a chiunque al minimo pretesto.

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