Recensione e videorecensione a cura di Claudio Consoli
Siamo nel 1946, ma la seconda guerra mondiale non è finita. I nazisti sono entrati in possesso di tecnologie futuristiche, create da popoli scientificamente avanzati, e le hanno usate per estendere il proprio dominio resistendo agli attacchi americani, dotati invece solo delle armi convenzionali dell’epoca. Mostri robotici e creature biomeccaniche affiancano i terribili soldati, in un conflitto che vede insieme crudeltà storicamente credibili e scienza anacronistica.
Una scelta, due percorsi…
Non vogliamo rovinarvi la sorpresa di scoprire una trama inaspettatamente interessante da soli, quindi senza approfondire, diciamo solo che dopo un prologo che chiede di fare una scelta determinante per tutta l’avventura principale (e che quindi da modo all’intero gioco di essere svolto nuovamente scegliendo l’allternativa scartata,) gli eventi subiscono un forte twist, dal quale si riparte quattordici anni dopo, negli anni ’60 quindi, con l’esercito di Hitler ancora più forte ed avanzato. Con la resistenza completamente schiacciata, sarà ancora William Joseph “B.J.” Blazkowicz a contrastare il dominio, ormai mondiale, del nazismo. La storia alla base si rivela piuttosto solida, e anche se mancano virtuosismi nella narrazione, siamo ad un livello inaspettato per un gioco dal quale ci si attenderebbe di premere sui grilletti senza troppa attenzione. Questo avviene anche grazie all’inserimento di fasi nelle quali spendere del tempo a seguire i dialoghi tra personaggi, risolvere quest secondarie, e ai tanti articoli attaccati un po’ ovunque, che spiegano come questa linea temporale fantascientifica abbia alterato il corso degli eventi rispetto al mondo reale in cui viviamo. Alcune di queste attività opzionali si dimostrano utili ad ottenere oggetti, alcuni collezionabili, che premiano con bonus importanti quali il miglioramento della salute massima. Anche nelle fasi più aperte e quindi meno lineari, abbiamo apprezzato il buon bilanciamento tra chiarezza nelle indicazioni su cosa fare, e mancanza di un’eccessiva guida sul dove trovare ciò che si stia cercando, lasciando un minimo di necessità d’esplorazione.
Vecchia scuola, spettacolarizzazione e qualche novità
Wolfestein: The New Order è uno sparatutto in soggettiva sviluppato da MachineGames, il cui gameplay si rifà ai classici del genere, con alcune particolarità. Ogni scenario di gioco vede una fitta presenza di nemici tra soldati, droni, mezzi meccanici, cani da guardia e non solo, che è possibile affrontare usando la tattica preferita. Volete fare irruzione in una stanza e sparare a qualsiasi cosa si muova? Preferite concentrarvi su esplosivi e detonazioni? Scegliere tatticamente chi eliminare e in che ordine, oppure ancora agire silenziosamente, colpendo i nemici alle spalle? La scelta è sempre libera, e viene in ogni caso supportata dal gioco. Il titolo non spinge, infatti, ad uno specifico atteggiamento da tenere, ma premia indifferentemente qualsiasi stile si adotti, sbloccando obiettivi che regalano al protagonista specifiche abilità. Bonus che è possibile mescolare tra i diversi stili, a patto di rispettare le specifiche richieste di unlock per ciascuno dei quattro rami, ovvero Assalto, Demolizione, Tattica e Furtività. Si incastra perfettamente con questa scelta l’inserimento dei Generali, ovvero unità speciali in grado di chiamare truppe a supporto quando allarmate, la cui uccisione -senza farsi scoprire- consente di tutelarsi da ulteriori rinforzi da affrontare. Questo spingerebbe ad eliminarli silenziosamente, ma il buon bilanciamento consente comunque di svolgere nei tre modi differenti ogni area, eventualmente mescolando gli stili in corso d’opera, per adattarsi alla situazione. Si aggiungono a questa meccanica principale alcune finezze: qualsiasi arma può essere usata a coppie, da pistole e coltelli a fucili a pompa o di precisione, ed è possibile lanciarsi in scivolata abbassandosi mentre si corre, contemporaneamente sparando.
Grafica non male, IA altalenante, ma in ogni caso un prodotto divertente
The New Order si presenta, su console di nuova generazione, con un comparto tecnico valido anche se non sorprendente. Buoni i modelli poligonali dei personaggi, la cui varietà è garantita da diversi cambi d’ambientazione, e quindi di vestiario e tipologie di nemici. Il level design è apprezzabile, si passa da prigioni a manicomi con buona rapidità nel corso dei livelli di gioco, tutti caratterizzati da una apprezzabile interattività con l’ambiente distruttibile, ma non si va oltre a colonne che si sgretolano, casse, barriere e ponti di legno frantumabili, o muri di cemento in alcuni casi sfondabili. Abbastanza per togliere le coperture ai nemici, e magari farli precipitare da grandi altezze. La resa visiva generale è apprezzabile, ma è la dinamicità di alcune opzioni a dimostrarsi particolarmente interessante: sfruttare la possibilità di tagliare liberamente la gran parte di barriere metalliche, con estremo dinamismo, si rivela divertente, apprezzabile esteticamente e persino utile per creare coperture sicure dalle quali sparare.
Conclusioni
Abbiamo apprezzato molto Wolfenstein: The New Order. L’ormai scontato accostare il realissimo terrore nazista a minacce fantascientifiche, funziona ancora grazie ad una trama semplice ma abbastanza interessante. Gameplay solido e ritmo personalizzabile, sono tra i pregi di questa buona produzione.